Caso Savoini, ora la Lega prova a scaricarlo
Dopo il trambusto causato da Savoini, Matteo Salvini ne prende le distanze. Il vicepremier, con il suo partito, ha provato a ribadire la sua innocenza
Alla fine, come già ampiamente pronosticato, prevale l’immagine “pura” del partito. La Lega ha ufficialmente scaricato Gianluca Savoini, dopo lo scandalo provocato con i fondi ricevuti dalla Russia. Colui che per anni ha curato personalmente le relazioni tra il partito e il mondo russo è stato ufficialmente disconosciuto, derubricato a “uomo qualunque”. E tutti quanti nel partito, a partire dal leader Matteo Salvini, ne minimizzano il ruolo e le relazioni. Anche Claudio Borghi prova ad eliminare i sospetti.
“Savoini ha questa associazione di interscambio Lombardia-Russia, non è una persona della Lega, non è un parlamentare, non ha nessun ruolo ufficiale nella Lega. Sinceramente, il partito ha frequentato tante persone in passato, ora che è al 40 per cento viene utile spendersi per affari personali ma al momento quel personaggio non ha alcun ruolo.” ha dichiarato Borghi.
Ma il ragionamento non fila. Non quando l’uomo è stato messo lì da Roberto Maroni e Attilio Fontana, uomini di prima punta della Lega. E non quando in tutti i viaggi ufficiali del vicepresidente del Consiglio lui è sempre stato presente. L’associazione del guru, inoltre, ha sede in via Colombi 18: non è altro che l’ingresso secondario di via Bellerio, il quartiere generale della Lega.
Lo stesso Salvini prova a scaricarlo: “Io vado in giro con centinaia di persone. Cosa facciano e cosa chiedano a nome loro e di altri la sera non mi è dato saperlo. Io sono responsabile di quello che entra ed esce dalle casse della Lega e stanotte stavo cercando 65 milioni di € e c****io, mi sono distratto e non li ho trovati.”
Insomma, ancora una volta il partito leghista si dimostra di malaffare. Una vera e propria piaga per il sistema politico italiano.
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