15 Febbraio 2016 - 18:28

Sherlock: dallo scritto allo schermo

Sherlock Holmes, dallo scritto allo schermo: la nascita di un mito letterario e non solo

[ads1]Sherlock Holmes è un personaggio inventato da Arthur Conan Doyle alla fine del XIX secolo; icona del romanzo giallo, Sherlock Holmes è un investigatore privato fuori dalle righe, famoso per la capacità di risolvere i più assurdi casi nei modi più stravaganti. Presentato al pubblico tramite “Uno studio in  rosso” (1887), compare in quattro romanzi e cinquantasei racconti. Ben poco si sa della sua vita, persino la sua data di nascita non è palesata; quasi tutto ciò che lo riguarda da vicino è stato intuito e ipotizzato.

Le sue avventure vengono raccontare da Watson, un ex medico di guerra, che diventa il suo braccio

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I due protagonisti: Sherlock Holmes e John Watson

destro nella risoluzione dei casi e suo coinquilino nell’appartamento 221B di Baker Street.  Doyle delinea le caratteristiche del suo personaggio a partire da una sua conoscenza reale: si tratta del medico Joseph Bell, che colpì lo scrittore per le sue grandi capacità deduttive, le stesse che hanno fatto di Sherlock Holmes un personaggio così amato e lo hanno reso fuori dal comune. Nel corso degli anni a questo personaggio e alle sue avventure sono state ispirate numerose trasposizioni cinematografiche. Nel 2010 Steven Moffat e Mark Gatiss decidono di dar vita ad una serie Tv – prodotta dalla BBC, e fino ad ora andata in onda con tre stagioni da tre puntate di 90’ ciascuna e uno speciale – che permettesse a Sherlock Holmes di affacciarsi al mondo moderno. Ecco, allora, che l’investigatore più famoso degli ultimi tempi si ritrova ad avere a disposizione non solo il suo ingegno, ma anche una serie di dispositivi tecnologici. Questo particolare ha fatto lungamente dibattere gli affezionati al personaggio di carta, che ritengono questo particolare poco pertinente alle sue peculiarità; ma, a pensarci bene, sarebbe stato assurdo e piuttosto surreale calarlo nel nuovo millennio distaccandolo da tutte le novità che lo riguardano. E, in ogni caso, gli autori sono riusciti a delineare una figura che non ha nulla di meno rispetto al suo antenato, casomai qualcosa in più: a pensarci bene, le tecnologie a sua disposizione sarebbero inutili, se non fosse intuitivo e brillante com’è.

RACCONTI ED EPISODI: ANALOGIE E DIFFERENZE

Nonostante le svariate trasposizioni del romanzo e la differenza “temporale” tra la versione cartacea e quella della serie targata BBC, “Sherlock” risulta sicuramente l’adattamento più fedele degli ultimi anni. Gatiss e Moffat, infatti, incentrano ogni episodio su un caso affrontato anche dallo Sherlock vittoriano, ispirandosi sia per quanto concerne la trama che per i titoli. Il primo episodio della serie, infatti, denominato “Uno Studio in Rosa” (A Study in Pink), non è nient’altro che un libero adattamento del primo romanzo di Doyle.

“L’avventura degli omini danzanti”, racconto contenuto all’interno della raccolta Il ritorno di Shelock

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La prima edizione del romanzo

Holmes, è invece la risorsa fondamentale che gli sceneggiatori hanno utilizzato per delineare la trama de “Il Banchiere Cieco” (The Blind Banker), riprendendo, in alcuni casi, altri elementi del racconto “Il Segno dei Quattro”, su sui verterà il plot del secondo episodio della stagione 3, chiamato per l’appunto “Il Segno dei Tre”. Da ricordare, inoltre, vi è sicuramente “Le cascate di Reichenbach” (The Reichenbach Fall), episodio che segna il finale della seconda stagione e della “caduta” di Sherlock. Esso è un libero adattamento de “L’ultima avventura”, che sarebbe dovuto essere il racconto finale delle avventure dell’investigatore più famoso del mondo (fino a quando l’autore fu costretto a continuare dopo le ripetute richieste dei fan), concludendo la vicenda con la morte dello stesso assieme al suo nemico Moriarty, precipitando dalle omonime cascate. Quale miglior modo di omaggiare tale racconto, se non con la presunta morte di Sherlock, precipitatosi da un palazzo?

Ultimo esempio fondamentale è ovviamente l’episodio successivo, “La Casa Vuota” (The Empy Hearse), attesissimo dai fan che hanno atteso circa due anni per scoprire la risoluzione del mistero che avvolgeva la caduta di Sherlock. Così come i fan dello scrittore divorarono ansiosi “L’avventura della Casa Vuota”, il primo racconto non “voluto” dal grande Arthur Conan Doyle.

TRA VIZI E FALSE CREDENZE

A proposito del suo ingegno, l’altro elemento che ha fatto discutere è quello della droga: sia nei racconti che nella serie tv, Sherlock Holmes viene guardato con diffidenza da tutti coloro che entrano in contatto con lui; taciturno, schivo e sempre un po’ fra le nuvole, pare essere sempre sotto effetto di qualche droga.  Ma, se nella serie Tv, è palesato il fatto che si tratti di semplice nicotina, nei libri si lascia intendere che si tratti realmente di qualcosa di più.

LA GRANDE E FURBA MARY

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Amanda Abbington è Mary Morstan

Il personaggio di Mary, introdotto nei racconti in “Il Segno dei Quattro” presenta, invece, un’affascinante ed estesa rilettura all’interno della serie televisiva. La donna di Watson, la quale partecipa attivamente solo nel racconto precedentemente citato, ruba la scena e ci avvolge nella sua complessa personalità a partire dal primo episodio della terza stagione. Non conosciamo l’origine del rapporto instaurato tra la donna e il fido aiutante di Sherlock, dato che tra il finale della seconda serie e l’inizio della terza vi è un salto temporale di circa due anni, dove John cerca disperatamente di andare avanti dopo la perdita del suo amico e dove, appunto, trova conforto in una donna scaltra, intelligente e… bugiarda.

Per quanto concerne il destino del personaggio romanzesco, Mary muore da un momento all’altro, non ci viene spiegato con particolare cura la sua sorte né tanto meno l’eventuale dolore di Watson in seguito alla sua perdita, pur venendo a conoscenza che l’uomo convoglierà nuovamente a nozze. Nella serie non sappiamo ancora quale sorprese tale personaggio ci riserverà, dato che, secondo le dichiarazioni di Moffat, la quarta serie sarà incentrata sulle donne.

MORIARTY: CONNUBIO DI FOLLIA E GENIALITÀ 

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Andrew Scott è Moriarty

Moriarty, storico ed acerrimo nemico di Sherlock, presenta caratteristiche affini sia nei racconti che nella sua trasposizione. Amico e nemico, genio e disturbato, il grande antagonista della storia, grazie alla graffiante e mordace interpretazione di Andrew Scott, riesce a donare atmosfere di puro terrore e scene talmente d’impatto da far accaparrare la pelle.

Per questa ed altre ragioni, il ruolo di Moriarty è stato legittimamente esteso nella serie Tv, con l’intento di delineare accuratamente le variegate sfumature del rapporto tra due geni incompresi.

MYCROFT, IL FRATELLO INTELLIGENTE  

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Mark Gatiss è Mycroft Holmes

La caratterizzazione di Mycroft fornita da Doyle è assai scarna: grassone e sicuro di sé, il fratello di Sherlock appare davvero di rado.

Tutto ciò si ribalta nella serie Tv: interpretato da Gatiss in persona, Mycroft rappresenta uno dei capisaldi della serie, un volto familiare e rassicurante. Geniale l’introduzione del suo personaggio nel primo episodio, giocando sulla sua apparente colpevolezza dietro i crimini commissionati da Moriarty.

Ma alla fine, quale “cattivo” più grande può esistere se non quello che ti bacchetta perché ti vuol bene?

WATSON O MOLLY?

Rapporto ambiguo è quello che si struttura tra Holmes e il suo fidato Watson, una sorta di suo alter ego al quale spesso si rivolge con la famosa espressione “Elementare, Watson!”; è lui che lo accompagna nelle sue avventure, lo supporta, lo consiglia e gli rimane accanto in tutte le circostanze. Il rapporto che si instaura tra i due è molto particolare: si tratta di un legame poco convenzionale, così poco decifrabile da essere più volte scambiato per qualcosa di più di un’amicizia. Tale ambiguità è più accentuata nel telefilm dove i dialoghi sono supportati da sguardi e gesti; e, stando alle opinioni del web, una possibile relazione amorosa tra i due non sarebbe accolta con dispiacere.

Louise Brealey è Molly

Louise Brealey è Molly

Parlando di relazioni possibili, non si può non menzionare Molly Hooper, la patologa alla quale l’investigatore si rivolge per fare chiarezza su alcuni punti dei casi in cui è coinvolto e che risulta provare interesse per lui; da parte sua, il personaggio interpretato da Benedict Cumberbatch, non sembra ricambiare (aspetto che indirizza in maniera sempre più decisa gli spettatori nella direzione dell’ipotesi che sia omosessuale e che, quindi, possa legarsi sentimentalmente al compagno di avventure). Bisogna precisare che, nella versione di Doyle, Molly non esiste; questo è comprensibile, soprattutto se si pensa che una mansione lavorativa così specifica non era ancora nata ai tempi dello scrittore inglese.

CONOSCIAMO LESTRADE

Rupert Graves è l'ispettore Lestrade

Rupert Graves è l’ispettore Lestrade

Nella risoluzione dei suoi casi, Sherlock è messo nella condizione di dover interagire, tra gli altri, con Greg Lestrade, detective della polizia britannica, che si avvale frequentemente del suo aiuto.

Questo personaggio ha un ruolo molto importante nella serie Tv, nella quale è una presenza costante. Nei libri, al contrario, compare molto di rado e, anche in quei casi, ha comunque un ruolo molto marginale.

LA SPOSA ABOMINEVOLE

Lo scorso Capodanno, la BBC, dopo due anni di pausa, ha trasmesso un nuovo episodio di Sherlock, il più speciale di tutti.

Speciale perché la serie è ambientata, per la prima volta, nella stessa Londra narrata dalla penna dello sharlockscrittore, con i personaggi che riprendono in tutto e per tutto quelli di carta.

Mycroft sarà allora grasso e pretenzioso, Sherlock indosserà il suo magnifico berretto e Molly… uomo. Il tutto è però orchestrato in maniera talmente geniale da collegare questa storia alternativa a quella della serie, in attesa dei nuovi, entusiasmanti, episodi. Lo Special è stato, inoltre, proiettato nei cinema di tutto il mondo, compresi quelli italiani.

IN CONCLUSIONE…

Giunti alla conclusione di questo primo articolo della nostra nuova rubrica, non possiamo fare altro che augurarvi buona visione perché, nonostante di Sherlock ne esista solo uno ma con diverse reincarnazioni, quella contemporanea risulta in assoluto la più vicina all’uomo col berretto ed una fumante pipa in mano.

A cura di Ilaria Orzo e Giovanni Morese.

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