18 Settembre 2020 - 16:29

“Shoemaker of Dreams”: Il sogno di Salvatore Ferragamo narrato da Guadagnino

salvatore ferragamo

Presentato fuori concorso al Festival di Venezia, Shoemaker of Dreams racconta il talento creativo di Salvatore Ferragamo. Un’icona che ha associato indissolubilmente il suo nome al mondo della moda, e che per tutta la vita ha inseguito il sogno della calzatura perfetta

Quando Luca Guadagnino nel lontano 2017 lesse per la prima volta l’autobiografia di Salvatore Ferragamo, decise che doveva subito approfondire la sua storia e ricavarne un documentario. Per realizzare il progetto che aveva in mente, Guadagnino ha consultato diversi reperti tra interviste, video e fotografie provenienti dall’archivio della prestigiosa maison. Da questo è nato Salvatore – Shoemaker of Dreams, un ritratto dedicato al”calzolaio delle stelle”; presentato fuori concorso al Festival di Venezia.

Il docu-film altro non è che la personale ricerca del regista nel tentativo di ricostruire la vita di un’artista che è stata un confluire di passione, dedizione, genio e ambizione. La storia di Ferragamo vede protagonista un bambino di un piccolo paesino in provincia di Avellino che una volta scoperto il proprio talento, decide di partire alla volta della “Città degli Angeli” per farsi amare dalle più grandi dive del cinema e infine costruire un’impero che segnerà la storia della monda.

Trama

La storia narra che Salvatore Ferragamo si appassionò al mondo delle calzature, costruendo delle scarpe per le sorelle. Sin da ragazzino inizia a lavorare in una bottega di Torre del Greco, fino a quando non decide di aprire un negozio di calzature femminili proprio a Bonito, la sua città natale. Da li in poi la strada è tutta in salita. Dopo che l’Italia è stato il suo porto sicuro per tanti anni, nel 1914 Ferragamo decide di partire alla volta di Boston. L’America lo accoglie a braccia aperte, e qui la sua arte si perfeziona sempre di più. Il suo obiettivo è la creazione delle calzature perfette. Riversa tutta la passione nel preparare ogni volta delle scarpe su misura che si adattino perfettamente al suo proprietario. 

Dopo non molto tempo tempo, nel 1919, arriva a Santa Barbara, in California. Era da poco nato il mito di Hollywood. La “City Of Angels” si preparava ad accogliere tutti i giovani visionari in cerca di fama e fortuna, che speravano di poter realizzare i propri sogni. Salvatore Ferragamo era uno di essi. Da lì a poco, sarebbe entrato nella leggenda con il soprannome del “Il Calzolaio delle Stelle” creando le calzature per i più importanti divi del cinema. Greta Garbo, Rodolfo Valentino, Gloria Swanson, Mary Pickford, Ingrid Bergman; e poi ancora Lauren Bacall, Sofia Loren fino ad arrivare a  Audrey Hepburn e Marilyn Monroe. Proprio quest’ultima, l’attrice più famosa di tutti i tempi, rese iconiche in tutto il mondo le décolleté rigorosamente a tacco 11 cm che davano al collo del piede una caatteristica  forma arcuata.

Portano la firma di Ferragamo le immortali décolleté bianche indossate dalla Monroe in “Quando la moglie è in vacanza” o quelle tempestate di Swarovski arancioni appartenenti a Lorelei Lee, la protagonista di “Gli uomini preferiscono le bionde”.

Salvatore e Marilyn non si incontreranno mai, ma è famosa la citazione del calzolaio italiano che rimanda alla tragica figura della star americana. Nella sua autobiografia Ferragamo scrisse:

“La misura del piede mi rivela il carattere di chi li possiede. Ho suddiviso le donne che sono venute da me in tre categorie: le Cenerentole, le Veneri e le Aristocratiche. La Venere, come Marilyn, è generalmente molto bella, affascinante e sofisticata; eppure dietro il luccichio esterno si cela spesso una donna di casa amante delle cose semplici. Dato che queste due caratteristiche sono contraddittorie, la Venere è spesso incompresa: la si accusa di amare troppo il lusso e le frivolezze”.

Ma le scarpe dell’artista originario dell’Avellino non diventano solo il simbolo di femminilità e eleganza; ma sono anche estremamente comode. Nel corso di questi anni Ferragamo non smise mai di apprendere migliorarsi sempre di più. Studia nozioni di ingegneria e frequenta le lezioni di anatomia alla University of Southern California. Il suo obiettivo è quello di capire alla perfezione il funzionamento del corpo umano in modo da poter creare calzature che non siano solo artisticamente impeccabili; ma che risultano confortevoli al contatto con la pianta plantare del piede. 

Sono 350 i brevetti messi a punto dallo stilista. Tutti accomunati dalla volontà di conciliare l’arte del designer con quella dell’industria più raffinata e artigianale. Ferragamo è  profondamente influenzato dall’ambiente culturale del periodo, e ogni suo progetto riflette le tendenze dell’epoca provenienti dal mondo dell’arte, del designer e dell’architettura.

Ma alla base del successo, vi è soprattutto una sete di creatività  che lo porta a una continua ricerca e sperimentazione, permettendogli di realizzare modelli che sono entrati dritto nella storia della moda. Al 1947 risale il famoso “Sandalo Invisibile”, che gli fece vincere il prestigioso Premio Neiman Marcus, l’Oscar della moda. Si trattava di un sandalo particolare caratterizzato dalla tomaia in filo di nylon trasparente, e da una particolare forma del tacco che andava a formare la lettera F, come l’iniziale del suo artista. Un leitmotiv che sarebbe diventato un’emblema del marchio Ferragamo.

Nel 1952 arriva il “Gloved arch”, la cui novità sta nel fatto che l’arco del piede è rivestito dallo stesso materiale di pelle della tomaia, limitando la suola solo al tacco della scarpa. E poi è la volta del “Kimo”, datate 1951 e ispirate al tabi giapponese; fino ad arrivare alla “Suola a conchiglia” del 1958 e ai “Sandali di Carta”, creati con un inedito materiale dell’epoca, il cellophane. Ma tra le diverse innovazioni, Ferragamo ha legato per sempre il suo nome alla creazione della zeppa in sughero; divenendo uno dei simboli distintivi del brand italiano.

Dopo tredici anni trascorsi in America, egli decide di ritornare in Italia nel 1927. A Firenze apre il primo laboratorio e fonda la casa di moda “Salvatore Ferragamo”. Erano gli anni del regime fascista, e la politica autarchica del Duce, influisce notevolmente sulla sua produzione. L’impossibilità di far arrivare l’acciaio dalla Germania, lo costrinse a cercare dei nuovi materiali tipicamente italiani. La scelta ricadde sul sughero sardo.

“Cominciai a lavorare con pezzi di sughero sardo –disse Ferragamo – pressando, incollando, fissando e rifinendo finché lo spazio tra la suola e il tacco non fu riempito”. Era nata una delle più celebri invenzioni della moda anni Quaranta: la zeppa. Ancora oggi si parla del modello “Rainbow”, leggendari sandali in camoscio creati per Judy Garland. Tra le diverse innovazioni, oltre alle zeppa, vi fu la scelta di colorarle con i sette colori dell’arcobaleno e di rialzare la suola, creando così le prime scarpe con plateau del Novecento.

Agli inizi degli anni Trenta, l’azienda fu costretta a dichiarare bancarotta a causa della grave crisi economica; ma l’ascesa nell’Olimpo della Moda era appena iniziata. Il brand risorge negli anni 50′ e ne consegue lo spostamento della sede della maison a Palazzo Spini Ferroni. Il palazzo storico diventa la meta di tutti i divi e reali internazionali, divenuti ormai clienti abituali. Tutto il mondo accorre a comprare le sue calzature. Salvatore Ferragamo era divenuta un brand globale prima ancora che fosse stato concepito il concetto di globalizzazione.

Nel 1960 l’icona se ne va per sempre, ma nonostante ciò il suo mito continuerà a persistere nel tempo. Ma come Guadagnino ha voluto sottolineare nel suo documentario, quella della maison fiorentina, oltre a portare sulle sue spalle la vicenda umana e lavorativa di uno stilista che ampliato e rivoluzionato il concetto di moda; è  prima di tutto una saga familiare che trascende diverse generazioni.

Alla morte del marito, è proprio la moglie ( e con lei anche tutti e sei i figli della coppia, una volta cresciuta) a prendere in mano le reti degli affari. Dopo anni di incondizionato e profondo amore, è proprio Wanda, la vedova che si ritrova a crescere da sola sei figli, a far diventare Ferragamo il colosso che è oggi. Il marchio non si limita più a produrre calzature ma espande la sua produzione in abbigliamento e accessori. Le sue idee hanno plasmato il marchio che è diventato oggi, continuando a onorare la memoria del suo ideatore. Wanda Ferragamo è morta nel 2018. Ma Guadagnino non la dimentica e a lei dedica la sua nuova opera.

Il documentario vede la partecipazione di diversi ospiti; pochi quelli che si possano definire intenditori di moda. Sorprendentemente, massiccio è l’intervento di personaggi appartenenti al mondo del cinema; tra cui spicca la presenza del celebre regista Martin Scorsese.  Un segno di come Ferragamo riuscì a creare un ponte comunicativo tra le due diverse arti, entrambe capaci di trasformare in realtà, rendere tangibili e reali un’ispirazione o  un’idea. E forse proprio al cinema, spettava il compito di raccontare la sua storia. La storia di un’adolescente proveniente da un piccolo paese dell’Italia rurale che raggiunge che rivoluziona la storia della moda, inseguendo da sempre lo stesso sogno: la creazione delle scarpe perfette.