2 Gennaio 2015 - 12:08

Si accettano miracoli, di Alessandro Siani

Si accettano miracoli, la nuova commedia di Siani, ovatta il paesino in cui si svolge la storia pensata per coinvolgere, ma non sorprende

[ads2] In Si accettano miracoli, Alessandro Siani è Fulvio Canfora, fratello di don Germano (Fabio De Luigi) e di Adele (Serena Autieri). Dopo diversi anni si ritrovano, quando Fulvio viene sbattuto fuori dall’azienda in cui lavora. Don Germano e Adele vivono in un piccolo borgo meridionale, ognuno con qualche tristezza da raccontare: don Germano ha realizzato il suo sogno, dando un luogo d’amore ai bambini orfani, ma rimane abbandonato e indifeso; mentre Adele è bloccata in un matrimonio paradossale con un uomo, Vittorio, goffo e spento.

L’arrivo di Fulvio nel paese in cui don Germano a fatica riesce a celebrare una messa, diventa, in maniera veloce e prevedibile, un posto fiabesco e miracolato. È proprio il miracolo che mette in moto l’azione del film, finora sospesa tra battute da sketch, che presentano il personaggio, più che l’atmosfera e la condizione iniziale.

Si accettano miracoli

Si accettano miracoli

Don Germano è disperato, pieno di debiti e abbattuto. Piove in chiesa, intorno e sulla statua di don Tommaso: agli occhi di Fulvio questo disagio diventa un riscatto. Costruisce alla perfezione il miracolo di don Tommaso che piange, trasformando il paese in un luogo di culto spettacolare e commercializzato. In concomitanza incontra la donna della sua vita, insegna ai bambini a giocare e a divertirsi. Il regista Siani coccola lo spettatore con un pathos che cerca nei sorrisi, nei gesti e nella recitazione pura dei più piccoli, cattura e costruisce l’emozione attraverso il suo rapporto con Chiara (Anna Caterina Morariu), la ragazza cieca che gli insegna gli odori e lo commuove più volte.

Si accettano miracoli è una carrellata di scenette divertenti, molte già viste, o almeno altamente intuibili, che poi s’incontrano con il sentimentalismo, a tratti troppo facile.

Nel pensare un film per il grande pubblico, sforzandosi di conquistare un po’ tutti, e magari anche la critica più severa, Siani cita Charlie Chaplin e la commedia all’italiana di Pietro Germi. La ragazza cieca che ha la passione dei fiori è un chiaro riferimento all’intramontabile Le luci della città di Charlie Chaplin, e la citazione diventa ancora più forte quando i due si conoscono intimamente attraverso il tatto, la mano, rievocando la scena di Charlot. Pietro Germi compare brevemente in una scena in spiaggia, dove Vittorio viene sommerso nella sabbia dai bambini, ma riesce a far tornare in mente la famosa scena di Divorzio all’italiana, quando Marcello Mastroianni immagina di torturare la moglie collocata in una posizione simile a quella del marito di Adele, anche lui cornuto e peso da cui liberarsi.

Questi riferimenti rimangono momenti isolati che mostrano un legame di Siani con il mondo della commedia, che appagano forse un pubblico più attento, ma sono sterili, perché non hanno un contenuto alto: né la visione esasperata dell’uomo che non si riconosce nel suo ruolo sociale e familiare, né il percorso tragico e comico di Charlot per ridare la vista alla fioraia. Sono forse un omaggio ai maestri, ma appaiono un meccanismo artificioso, inserito per riempire una sceneggiatura che non avrebbe molto da raccontare, ma che per differenziarsi, riutilizza.

Si accettano miracoli scorre come un treno tra battute sempre giocate sulla musicalità e comicità della lingua napoletana, mostrando spesso anche l’incapacità di creare un plausibile movimento cinematografico, ritmato dai tempi della commedia, ma lasciando come immagine dominante un Siani che fa la battuta su tutto, che “argomenta” ogni situazione e dialogo con una libertà espressiva che richiede un televisore, dei telespettatori e la voglia di ridere un venti minuti davanti a un comico che sa costruire discorsi divertenti.

Si accettano miracoli si fa sempre più surreale e pittoresco, e si chiude con un finale fiabesco; ma per fortuna, le favole del cinema sono tutt’altro.