19 Giugno 2017 - 10:03

Sinistra, la solita minestra senza alcun gusto

elezioni politiche

La Sinistra italiana rilancia il progetto unitario. Fra nuovi, ex e riciclati, però, emergono tutte le problematiche del progetto alternativo al Pd

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A partire dal 1994, l’ambito della sinistra è sempre stato uno dei più tormentati dell’intero apparato partitico italiano.

Fra cambi di nome e strategia, infatti, negli anni si è andata a consolidare una delle caratteristiche maggiori di questa area, riscontrabile sia in un’apparente affinità di intenti che in un debole progetto in grado di reggere l’impatto elettorale.

In questi giorni, dopo diverse esperienze fallimentari, la nuova sinistra ha compiuto un ulteriore tentativo di unione attraverso l’incontro, fra le diverse forze alternative al Pd, al Teatro Brancaccio di Roma.

L’appuntamento, oltre a destare diversi malumori – a causa del non specificato progetto che sin intende portare avanti – , è riuscito a far comprendere alcune specifiche caratteristiche della futura unione che rimarcano sostanzialmente un film già visto.

Questa concezione è balzata agli occhi dei più non solo per le rimostranze nei confronti di alcuni degli invitati, Gotor su tutti, ma anche per specifiche difformità politico-partitiche emerse prepotentemente durante l’incontro stesso.

Un primo, e scontato, elemento che conferma la tesi è determinato da una mancata effettività di ciò che si intende fare.

In pratica, l’incontro di Roma è risultato a tutti gli effetti una grande dichiarazione di intenti, fondata su classiche dichiarazioni incentrate su un programma condiviso ma non ancora concepito, in cui, pur essendo stati fino ad ora su diverse barricate, si proclama un’unità fondata, al momento, sul nulla.

Proprio l’azione parlamentare, che ancora adesso mantiene le tante anime distanti a livello istituzionale, è un altro “sintomo” di poca sintonia nel progetto.

Difatti, mentre MdP, dopo aver appoggiato – senza apporre mai una vera resistenza – in sequenza i governi Letta, Renzi e Gentiloni (fondati sullo spirito di Grande Coalizione e, soprattutto gli ultimi due, sotto l’egemonia dell’unicum politico), mira a rimanere, al momento, con due piedi in una scarpa, l’intero nuovo soggetto, presentandosi come nuovo ed alternativo, rilancia la totale opposizione a tutte quelle politiche adottate nell’ultima Legislatura.

Il dato, in cui viene evidenziata una totale differenza di azione (tanto partitica quanto politica), esalta la totale debolezza con cui parte il nuovo soggetto a sinistra del Pd data la strategia differente messa in atto fino a questo momento.

Ultimo, ma non meno importante, elemento è quello della riproposizione, ancora una volta, di un progetto già visto e già fallimentare in tempi non sospetti.

L’incontro di Roma ha, in sostanza, fatto riemergere quello che era L’Ulivo dalemiano – elemento rimarcato dalla presenza dell’ex Presidente del Consiglio fra la platea – in cui, nonostante le nette difformità fra i soggetti interessati, si cercò in ogni modo di far nascere qualcosa che, quasi sicuramente, sarebbe imploso nel giro di pochi mesi.

Questo punto, che potrebbe seriamente mettere in difficoltà ogni singola sigla in caso di flop elettorale, avrebbe l’unico merito di esaltare l’avversario, come accaduto in passato con Berlusconi, e metterlo in condizioni di schiacciare coloro che, pur vantando un programma debole e non del tutto condiviso, hanno incentrato la loro politica sull’avversione per l’uomo piuttosto che sulle proposte alternative.

 

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