Sull’Olimpo del Tre Calli
Sull’alta via dei Monti Lattari esiste la cima dell’Olimpo. A ZONzo tra i profumi della primavera, cammina sul sentiero del Tre Calli per scoprire il Paradiso
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Tutti a bordo dei pulmini Out e Door, iniziamo oggi a far baldoria con il solito brio e l’oro in bocca di sempre. Tra dissertazioni filosofiche sul “cacio e pepe” e l’epistemologia dell’amatriciana, giungiamo alla piazzetta di Bomerano di Agerola, punto di partenza della nostra “scalata”. Riempiamo le bottiglie e mangiamo potassio.
Ci aspetta l’ardua salita sull’Alta via degli Dei.
La scalata di oggi, lontano dalle temerarie arrampicate del Falerio e del Cerreto, assume il volto dei gradoni che ci tocca fare per portarci ai piedi dell’Olimpo. Cento, cinquecento, o per qualcuno la sensazione che siano più di mille, l’ascesa graduale verso l’alto passa in mezzo a case, orti e terrazzamenti coltivati a vigna, nel nascosto entroterra agerolino.
Mucche nei cortili, cani appollaiati, fave in mezzo ai campi e già l’odore del ragù. Ci salutano le vecchine con le loro lunghe gonne di lana nel cuore della dolce stagione. Guardano attonite i nostri bastoncini da trekking. Si saranno chieste se la natura non ci avesse già dato abbastanza bastoni.
Rotatoria d’asfalto, tornanti in salita, blasfeme foto al crocifisso e poi su per la mulattiera. In men che non si dica siamo in quota. Lasciamo le ultime tracce di ruderi abbandonati e c’inerpichiamo nella vegetazione dei Lattari in primavera.
La macchia mediterranea è in fiore. Camminiamo in mezzo alla selvatica rosa canina, l’allegra sanguinella dai mille fiorellini, il delicato cisto rosa che qualcuno chiama anche “rosa di maggio”.
Respiriamo il profumo intenso del lillatro dai fiori piccoli e tondeggianti simili alle nostre olive, quello familiare del rosmarino con i suoi fiori azzurro pallido, e delle margherite – fiori “dai giochi d’amore” – disseminate libere sulle piazzole erbose.
Mettiamo tra i capelli il papavero rosso dai “petali di carta velina”, insieme al grano caro a Demetra, dea dei campi e dei raccolti, e dolce fiore dell’oblio, della lentezza e dell’immaginazione.
Ma più di tutti, c’innamoriamo della regina dei Lattari, la solare ginestra, quella dei carbonai, calda, briosa e d’oro cangiante vestita. E se è vero che qui siamo alle pendici dell’Olimpo, l’amore per la ginestra nasce al tempo degli antichi greci che usavano coltivarle per attirare le api ed ottenere un ottimo miele, così da ingraziarsi gli dei.
Se gli stilisti potessero imitare le sfumature dei fiori sulle loro stoffe sarebbero veri alchimisti della bellezza. Ma un abito non renderà mai l’idea di questa bellezza. Perché la natura è viva, multiforme e in continua trasformazione. E i suoi fiori hanno il fascino della caducità e la forza della rinascita.
Ci abbracciano oggi i profumi degli “Dei” Lattari, ci vestono come abiti, ci avvolgono, ci seducono con le loro fragranze, ci accolgono man mano che c’imboschiamo.
È il richiamo della montagna che – come il canto delle sirene che hanno popolato nel mito la vicina Li Galli – ci spinge fascinoso verso la cresta.
Bypassiamo la sella di Capo Muro e poi pieghiamo verso sud lungo il crinale del Monte Calabrice. Siamo quasi sulla cima del Tre Calli. L’ultimo muro di roccia da superare, gli ultimi passi con il fiatone. L’ultimo salto e poi.
E poi “Wooow!” si sente da chi sta avanti. Siamo in vetta. Dopo lo sforzo la ricompensa. È il paradiso all’improvviso. Siamo solo a 1122 m di altezza, ma con 360 gradi di bellezza.
Ci giriamo su noi stessi: dominiamo con lo sguardo l’intera conca agerolese, il golfo di Salerno e le cime assolate dei Lattari; la costiera sorrentina e il suo mare increspato. Di fronte Capri in mezzo al blu e le sagome dei Faraglioni, l’Epomeo sullo sfondo e i lineamenti di Procida nascosta. I Monti Picentini, dell’Alburno e del Cilento al di là del mare. Positano sotto di noi come un’alcova per gli amanti. E laggiù in fondo il Vesuvio, con sotto Napoli coperta dalla mole del Tre Pizzi.
E se nel Sentiero degli Dei “basso”, che pure ogni volta ci sorprende, troviamo tutto sopra e sotto di noi, qui abbiamo tutto attorno al nostro sguardo e siamo sul confine labile tra la roccia ed il cielo.
È la magia della natura che ad ogni escursione ci fa sentire vivi e ci trasforma.
Siamo oggi gli Dei dell’Outdoor sull’Olimpo dei Lattari.
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