19 Maggio 2022 - 17:52

Tammurrianti World Project, “Mani sicure” è l’album di debutto

"Mani Sicure" è l'album di debutto dei Tammurrianti World Project: "La musica etnica nasce dall'esigenza che hanno i popoli di esprimersi"

Tammurrianti

Tra le tracce più dense ed emozionanti del loro debut album c’è senz’altro “Nanna Nanna Piccinu Miu”, il loro personale, e quantomai attuale, monito contro la follia degli uomini: a nessun bambino dovrebbe essere arbitrariamente tolto il diritto a sogni bellissimi. Con il “contrappunto” dei colleghi Andrea Esposito e Enzo “Tammurriello”, Michele Maione presenta su Zon.it “Mani Sicure”, la prima fatica discografica dei Tammurrianti World Project, progetto di musica etnica a cui ha dato vita nel 2006 insieme al collega Emidio Ausiello.

Il primo album è un grande traguardo. Si presta facilmente ad un bilancio della vostra storia musicale fino a qui.

(M.M.) In effetti anche se questo è il nostro primo album può essere considerato un piccolo traguardo. Io ed Emidio, dal momento in cui ci siamo conosciuti, ci siamo sempre confrontati molto sulla musica che ci capitava di suonare collaborando con tanti artisti. Questo confronto ha dato vita man mano allo sviluppo di idee musicali nostre, composizioni che ci venivano naturalmente fra una chiacchiera e l’altra. E’ partito tutto da lì, un tamburellare continuo fino ad oggi, mapensando sempre alla musica e mai alle percussioni fini a se stesse.

Esposito, Tammurriello: com’è stato innestarsi in un duo già così affiatato?

(A.E.) Il processo si è delineato in maniera molto naturale in quanto i momenti di condivisione sono sempre avvenuti in un contesto molto professionale ma allo stesso momento sereno e cordiale.
(E.T.) Una forte e costruttiva esperienza artistica e umana. Personalmente credo che questo progetto equivalga ad un percorso di crescita condiviso.

Negli anni vi siete avvicinati a mondi anche apparentemente lontani dal vostro. Mi raccontate com’è stato collaborare con Gigi D’Alessio?

(M.M) Una cosa che accomuna me e Emidio è la curiosità e il divertimento di spaziare nella musica, senza preconcetti. Crediamo che qualsiasi collaborazione possa darci un’occasione di crescita musicale e umana. Negli anni ci è capitato un po’ di tutto, dal neomelodico al teatro sperimentale, passando per festival jazz o della world music, e molti cantautori. Con D’Alessio abbiamo sia lavorato insieme a (io e Emidio) per il lancio di un singolo e sia io personalmente in una trasmissione televisiva. Posso dire che è
stata un’esperienza molto formativa, non mi era mai capitato di gestire una diretta in prima serata su Raidue. C’erano inoltre dei musicisti pazzeschi tra cui il batterista Alfredo Golino.

L’album “Mani sicure” è pieno di riferimenti letterari e teatrali: da Eduardo a Salvatore di Giacomo, fino a Cecco Angiolieri (la cui vis poetica riecheggia in Facesse Luce).

Dal punto di vista linguistico abbiamo fatto sempre in modo da far convivere la poesia dei grandi autori con la poesia popolare, creando spesso un gioco di contrasti, come nel caso di Luna Nova. Qui i versi aulici di Di Giacomo si alternano a quelli decisamente più terreni della Virrinedda, brano anonimo
siciliano, trattando entrambi il medesimo tema. Per quanto riguarda i testi originali la storia non cambia, come nel caso di Sole a luntano, in cui al testo scritto da F. Maione abbiamo aggiunto una coda
tratta dall’Adelchi di Manzoni che evidenziasse da un’altra prospettiva i concetti espressi nella canzone.

E si avvertono forti anche echi del teatro di Raffaele Viviani.

Si, amiamo molto il teatro. E’ tra le attività del progetto. Insieme all’ Arca’s Teatro di Napoli abbiamo in piedi uno spettacolo, una rilettura della Canzone Di Zeza. Si tratta di un canovaccio tradizionale che nasce per le strade di alcune zone della Campania, rappresentato durante il periodo del Carnevale.
Noi ci siamo divertiti a reinterpretarlo inserendo anche sonorità elettroniche e tante citazioni, tra cui Si Vide all’animale di Raffaele Viviani.

Per completarsi, il vostro lavoro ha estremo bisogno della dimensione live. Ci sono già appuntamenti confermati per l’estate?

Il live è decisamente la nostra dimensione ideale. Abbiamo presentato il disco in anteprima con un concerto meraviglioso all’Auditorium Novecento. Adesso stiamo delineando le date del tour che via via sveleremo sui nostri canali social.

La musica etnica unisce generazioni, “chi criatur e chi cient anni”, cantate in “Tammurrianti”, pezzo manifesto di “Mani sicure”. Come e quando vi siete avvicinati a questo genere?

Siamo cresciuti stando a contatto con alcuni maestri della tradizione popolare. Questa musica ci ha rapiti fin da piccoli, ha una forza diversa, probabilmente perchè nasce da un’urgenza di un popolo o una piccola comunità di esprimersi attraverso i propri suoni e i propri gesti, lontano da meccanismi spettacolari.

La canzone più densa ed emozionante del disco per me è tuttavia “Nanna Nanna, Piccinu mio”. Una preghiera, un auspicio a che tutti i bambini siano protetti dalle brutture del mondo e sia data loro la possibilità di sognare.

La ninna nanna è una forma musicale che ci ha sempre attratto. Ha tantissimi significati. In questo caso abbiamo sottolineato il carattere drammatico che si nasconde sotto la apparente rassicurazione della madre. Tradizionalmente le mamme spesso utilizzavano le ninne nanne per esorcizzare i pericoli legati alla crescita del proprio figlio. Noi la ninna nanna la utilizziamo come monito alla follia degli uomini.

Oltre che di grande valore simbolico, la vittoria dei Kalush Orchestra all’Eurovision Song Contest 2022 è anche una “rivincita” per la musica popolare.

Riteniamo che i Festival della world music in generale abbiamo un grande valore sociale oltre a quello musicale. Ce ne sono tanti per il mondo, anche in Italia. Spesso però il grande pubblico non lo sa, si conosce solo l’Eurovision. Spero che questo enorme successo di quest’anno accenda la curiosità nelle persone di scoprire nuove realtà musicali provenienti dai posti più disparati, e non solo sorbirci quello che arriva dal mondo anglosassone