3 Aprile 2017 - 18:51

Il sessantaquattresimo anno dell’indagatore dell’incubo, Tiziano Sclavi

Il compleanno di Tiziano Sclavi, l'indagatore dell'incubo

Oggi il creatore di Dylan Dog, Tiziano Sclavi, che come il suo anti-eroe ha affrontato diversi demoni e fantasmi, compie 64 anni. #AccadeOggi

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Tiziano Sclavi (Broni, 3 aprile 1953) è noto per lo più per essere il fumettista di Dylan DogIl compleanno di Tiziano Sclavi, l'indagatore dell'incubononostante si sia cimentato in numerose e diverse forme di narrativa, anche quella per bambini.

Nella serie a fumetti. che risale all’ottobre 1986, Dylan Dog è l’indagatore dell’incubo creato dal Tiziano Sclavi, un personaggio controverso e dubbioso, continuamente alle prese con situazioni al limite e con demoni reali ed interiori.

Dylan Dog ha molte fobie ed ipocondrie. Non è sicuramente il ritratto di un eroe da fumetto, di un superuomo, di un vincente. In sostanza è l’alter-ego che Sclavi ha finito con il crearsi.

“In fondo, non sembra neppure un eroe del fumetto. Le mie storie non sono mai consolatorie perché l’orrore non finisce. Si ricomincia sempre da capo”.

Il compleanno di Tiziano Sclavi, l'indagatore dell'incuboIl fumettista pavese, al pari del suo anti-eroe, ha affrontato diversi demoni e fantasmi nella sua vita, dall’infanzia difficile all’alcolismo, dalla psicanalisi al blocco dello scrittore, scaturito dal rifiuto della stessa scrittura, in quanto magmatica forma d’espressione di un memoriale autobiografico.

Un travaglio esistenziale che, per circa un decennio, lo ha allontanato dal fumetto, a partire dall’albo 250, “Ascensore per l’inferno”, del giugno 2007.  Poi il ritorno alla scrittura solo lo scorso anno dopo un lungo silenzio (che poi è diventato il titolo del nuovo albo), colmato da un ritiro spirituale e reale a vita privata, nella più assoluta riservatezza, con accanto la moglie Cristina (forse la sua forza salvifica) e i loro bassotti.

Nessuno siamo perfetti - Tiziano SclaviQuello che sembrava un addio, ha avuto un nuovo epilogo. Con il suo alter-ego di successo, nel bene e nel male, c’è un legame indissolubile, anche se all’originaria conformazione “gestaltica” nel tempo si è sovrapposta la fatica di farlo continuare ad esistere.

Una scelta che si fa mistero, svelata poi nel racconto e nella grafica di “Nessuno siamo perfetti”, documentario del 2014 di Giancarlo Soldi, presentato al Torino Film Fest. Il compleanno di Tiziano Sclavi, l'indagatore dell'incuboQuasi fossero proiezioni del suo inconscio, questo lavoro è un modo per conoscere e comprendere Tiziano Sclavi, attraverso il suo intricato mondo interiore e le esperienze che ne hanno condizionato l’esistenza.

Dopo un lungo silenzio è una storia diversa dalle solite: qui il fantasma non è una presenza inquietante, ma un’assenza, una di quelle che si sviluppano con l’incedere dell’età: “… di assenze ne ho tante. E tutte le sere parlo con i miei fantasmi, esseri umani o animali che siano, gli chiedo perdono e molto spesso piango” (Intervista di Luca Valtorta, La Repubblica).

Qui si affronta il tema della dipendenza dall’alcol, un demone interiore Il compleanno di Tiziano Sclavi, l'indagatore dell'incuboche Sclavi ha combattuto con grandi sofferenze, tra la depressione e il percorso negli Alcolisti Anonimi iniziato nel 1987, con una sola ricaduta nel 2000.

“Soffro di depressione da sempre. Poi sono un alcolista, un alcolista che non beve, però uno rimane alcolista per tutta la vita. È stato difficile vivere per me”. (Articolo di Antonio D’Orrico, Corriere)

” Io sono uno che diventa dipendente da tutto. Adesso sono dipendente dalla Coca Cola, per non parlare delle sigarette…” (Intervista di Luca Valtorta, La Repubblica).

Il compleanno di Tiziano Sclavi, l'indagatore dell'incuboDopo un lungo silenzio è quindi un approdo, ma sostanzialmente anche un nuovo inizio, una sorta di catarsi esistenziale: Dylan Dog non è più un riflesso del suo autore, ma solo del suo passato che continua a vivere di vita propria, un personaggio altro. Oggi Tiziano Sclavi è un astemio, un sopravvissuto.

“Mia moglie dice che ora non corteggio più la morte, come ho fatto per quasi tutta la mia vita, ma ho imparato a temerla” (Articolo di Antonio D’Orrico, Corriere).

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