28 Novembre 2014 - 13:27

Tragedia Unisa, parla l’autista – VIDEO

Nell’intervista, realizzata da LiraTV, l’autista dell’autobus che ha investito e ucciso Francesca Bilotti, chiede perdono in lacrime

 

[ads2] Sono trascorsi solamente due giorni dalla morte di Francesca Bilotti, 23enne studentessa di Lingue e Letterature Straniere all’Università degli Studi di Salerno investita da un autobus della Sita nel campus di Fisciano. Tante cose sono state dette e scritte in merito ad una tragedia che ha spezzato non solo la vita di Francesca, ma segnato inevitabilmente anche quella dell’autista alla guida di quel maledetto autobus. L’uomo, che a giugno sarebbe andato in pensione, non si dà pace per l’accaduto e, ai microfoni di LiraTv racconta: “Lunedì era meglio restavo a dormire senza svegliarmi. Sono arrivato al terminal con metà bus che ha varcato il cancello e l’altra metà fuori; non sono potuto entrare subito perché c’erano altri pullman avanti al mio. Quando la corsia si è liberata ho fatto questa maledetta manovra. Avendo il pullman pieno, avevo poca visibilità; inoltre le persone erano già in piedi per scendere, il lato destro era oscuro. Nel fare questa manovra ho urtato la ragazza che, involontariamente, è caduta a terra e…non è stata colpa mia, l’ho investita”, dice con la voce rotta dal pianto l’autista. “Mi dispiace per la famiglia” – prosegue l’uomo – “Anch’io ho i figli, non sto dormendo e piango solo. Non ce la faccio, spero che il Signore dia la forza anche a me. Chiedo perdono ai genitori, se vogliono possono anche uccidermi; glielo porgo io il coltello. Ammazzatemi, più di questo non posso dire”.autista - francesca bilotti

Il racconto dell’autista prosegue raccontando cos’è accaduto dopo aver investito Francesca: “Sono sceso di corsa dal pullman e la ragazza respirava ancora, si agitava, poi ha emesso l’ultimo respiro e il Signore se l’è chiamata. Intanto erano stati allertati i soccorsi e, dopo neanche cinque minuti, è arrivata l’ambulanza; io intanto mi sono allontanato nella biglietteria su consiglio di qualche collega. Una volta arrivata l’ambulanzaho visto il telo bianco e ho capito tutto, poi sono arrivati i carabinieri e mi sono costituito. Sono quarant’anni che faccio questo lavoro, quarant’anni, è andato sempre tutto bene ed ora questa disgrazia. Mi dispiace per la famiglia, chiedo perdono. E’ successo quello che non doveva succedere”.