12 Settembre 2018 - 13:21

Unione Europea: è in costruzione l’offensiva anti-sovranista

Europee 2019

Sarà battaglia vera tra l’Unione Europea e i leader sovranisti di tutta Europa. Nel frattempo, l’UE prepara un’offensiva anti-sovranista

Dopo un’estate a dir poco turbolenta, la rentrée dell’Unione Europea è ricca di incognite. Il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker terrà mercoledì mattina a Strasburgo l’annuale discorso sullo stato dell’Unione. E si prepara ad affrontare quello che è il pericolo più grande: l’offensiva degli stati sovranisti dell’Est.

L’ex premier lussemburghese resta “combattivo e propositivo” e non abbandonerà la nave. L’obiettivo è quello di rispondere, dinanzi al Parlamento Europeo, all’offensiva proveniente dai partiti più radicali. Il discorso avrà come leit-motiv “L’Europa che protegge“. E, proprio per questo, la Commissione confermerà l’idea contenuta nella proposta di bilancio comunitario 2021-2028 di dotare l’agenzia Frontex di 10mila uomini per rafforzare il controllo delle frontiere dell’Unione.

Sempre su questo versante, l’ex premier intende annunciare un rafforzamento delle politiche di ritorno dei migranti che non hanno diritto a rimanere sul territorio comunitario, nuove forme di cooperazione con i paesi terzi e un potenziamento dell’Ufficio europeo per di sostegno per l’asilo (EASO).

Ma non è tutto. Perché, proprio domani, l’Unione Europea voterà per l’attivazione dell’articolo 7 dei Trattati ai danni di Budapest. E il PPE è combattuto. Da un lato, la presenza di Fidesz è controversa e complica il tentativo stesso dei partiti più tradizionali di contrastare i movimenti più nazionalisti. Dall’altro, l’eventuale espulsione del partito di Orbàn potrebbe indebolire ulteriormente il PPE e rafforzare di converso i partiti più radicali.

Intanto, ad otto mesi dalle Elezioni Europee, si scopre già qualche carta in tavola. Oltre alla candidatura di Manfred Weber è da registrare la scelta del capogruppo liberale Guy Verhofstadt di fare campagna insieme al presidente francese Emmanuel Macron.
Una scelta che non sorprende affatto, e che potrebbe regalare un po’ d’animo al premier, in rotta di collisione con il proprio Paese.

 

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