Vietato morire: l’ambiguità della violenza e la poesia della disobbedienza
Ermal Meta grazie alla sua Vietato morire si è classificato 3° a Sanremo e si è aggiudicato anche il premio della critica. Ecco la recensione di Zon.it
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Vietato morire è un brano onesto, diretto, che fa coincidere autore e interprete. Non è un pezzo sulla violenza, ma ne è una declinazione ed è in stretta connessione con il verbo disobbedire.
Complimenti Ermal
Senza troppi indugi è bene inquadrare subito Ermal Meta come la “vera” rivelazione di questo Festival e non soltanto per una mera questione di inclusione conquistata all’interno della rosa dei big, ma per l’effettivo e tanto agognato riconoscimento artistico che da tempo spettava ad una personalità tanto articolata e valevole.
Messa in ordine la giusta collocazione e la conseguente categorizzazione già a lungo discussa da parterre giornalistico e critico, resta la canzone.
Che poi in fondo a Sanremo, finito il clamore delle polemiche, dei vestiti azzeccati o mancati e dei cachet esagerati, restano le canzoni e per fortuna aggiungerei.
Secondo tanta analisi stampa, a fenomeno Gabbani concluso, la canzone che è destinata a fare la differenza è appunto Vietato Morire.
Paolo Giordano in un intervento televisivo a Mattino Cinque ha definito il brano del cantante albanese come un prodotto fruibile nel lungo termine perché “dalla melodia inconsueta e dal testo impegnato”.
L’armonia azzeccata e che risuona all’orecchio c’è tutta e la storia pure, ma vero è che le osservazioni a posteriori che derivano dalla lettura di un testo, sia esso musicale o meno, incontrano sempre il limite dell’intenzione.
L’intenzione e la recensione
Ci siamo chiesti quale fosse l’originaria intenzione comunicativa del cantante.
Vietato morire è una denuncia? È un racconto di vissuto? O è una parentesi di vita?
Ricordo quegli occhi pieni di vita /
E il tuo sorriso ferito dai pugni in faccia /
L’atmosfera d’apertura è di reminiscenza e i ricordi prendono il sopravvento. Sono così vivi e nitidi da dare la parvenza di uscire dal testo stesso.
Ricordo la notte con poche luci/ Ma almeno là fuori non c’erano i lupi/
Il buio non solo locazionale, ma interno, è l’oscurità di un animo minato e costretto a retrocedere per la paura e per lo sgomento di incontrare “il lupo”.
Ricordo il primo giorno di scuola/
29 bambini e la maestra/
Margherita
Tutti mi chiedevano in coro/
Come mai avessi un occhio nero
Ed ecco riemergere in superficie quelle che in una fase iniziale sono soltanto ferite esterne. I segni della violenza si palesano al mondo e negare l’evidenza è come mentire.
La tua collana con la pietra magica/
Io la stringevo per portarti via di là/
Un oggetto per imprimere il dolore e attendere che si trasformi in cicatrice. Un amuleto-pegno è l’unico strumento che il bambino (Ermal) può utilizzare per salvare almeno idealmente la sua mamma.
E la paura frantumava i pensieri/
Che alle ossa ci pensavano gli altri/
Ma i buoni propositi non si tramutano immediatamente in fatti e così neppure la “pietra magica” riesce ad impedire che “Il lupo” continui a far male.
E la fatica che hai dovuto fare/
Da un libro di odio ad insegnarmi l’amore/
Hai smesso di sognare per farmi/ sognare
Le tue parole sono adesso una canzone/
È questo il momento rivelatorio della canzone, quello in cui i ruoli sono chiari, così come si antropomorfizzano le sensazioni che divengono protagoniste del narrato.
Vietato morire è il prodotto diretto dell’amore
È la prova di come possa maturare e crescere in un figlio se è la madre ad insegnarglielo nonostante tutto.
Cambia le tue stelle, se ci provi riuscirai/
E ricorda che l’amore non colpisce in faccia mai/
Ed è possibile cambiare il proprio destino e ripartire da zero. È possibile cogliere un fiore in un terreno arido e sterile, tenendo bene a mente e vivo il seme della re-azione.
Figlio mio ricorda
L’uomo che tu diventerai/
Non sarà mai più grande dell’amore che dai/Lo sai che una ferita si chiude e dentro non si vede/
Che cosa ti aspettavi da grande/ non è tardi per ricominciare
“Non voglio essere retorico, ma racconto storie solo quando le ho già digerite. E quindi le condivido” così ha spiegato il cantante a 361 magazine.it ed è sicuramente la riprova che Vietato morire assimila la paura ed insegna il coraggio.
Un trascorso personale difficile, uno spigoloso scoglio da superare e da smaltire. Ermal Meta qui dimostra di aver assimilato il passato, lo stesso che lo ha reso il cantautore delicato e al tempo stesso cazzuto che è oggi.
E scegli una strada diversa e ricorda che l’amore non è violenza/
Ricorda di disobbedire e ricorda/ che è vietato morire/ vietato morire
Il passaggio più accennato, eppure l’essenziale del testo sta tutto qui, in questo verbo che fa assaporare la libertà e non si limita a sfiorarla come forse solo l’obbedienza sa fare.
Lecito è disobbedire, dire no alla violenza, sia essa fisica o psicologica. Lecito è disobbedire ai luoghi comuni, alle apparenze, perché è Vietato morire, soprattutto dentro.
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