Volevo fare la rockstar: intervista esclusiva a Fabrizio Costella
A poche ore dalla messa in onda della terza puntata di “Volevo fare la rockstar” su Raidue, Zon.it ha raggiunto l’attore Fabrizio Costella
In “Volevo fare la rockstar”, fiction di Raidue con protagonista Valentina Bellè, Fabrizio Costella interpreta il giovane brigadiere Antonio Morganti che con il fratello della protagonista, Eros (interpretato da Riccardo Maria Manera), intrattiene una relazione clandestina.
A poche ore dalla messa in onda della terza puntata della fiction (l’appuntamento è per questa sera alle 21.10) abbiamo raggiunto il giovanissimo attore torinese, per farci raccontare qualcosa in più su di lui e su come sta vivendo questo momento di grande popolarità.
Fabrizio Costella: “Elettrizzato da Bellocchio”
Domanda: Ciao Fabrizio e innanzitutto grazie per aver accettato il mio invito. Lo
spunto per la prima domanda mi viene proprio dal titolo della fiction di
cui sei tra i protagonisti, “Volevo fare la rockstar”. Tu hai sempre voluto
fare l’attore? Da cosa nasce la passione per la recitazione?
Risposta: Ciao Riccardo, grazie a te per l’intervista. Ho iniziato ad avvicinarmi al mondo
della recitazione quando ero piccolo, avevo 6 anni, è incominciato tutto per
gioco, venni accolto da una compagnia di teatro di strada e da lì per fortuna o
purtroppo tutto ebbe inizio. Mi convinsi di voler fare questo mestiere a tutti i
costi all’età di 12 anni dove ebbi l’onore di recitare nel film “Vincere”, un’ opera
di Marco Bellocchio, in quel momento, il primo sentore di ciò che avrebbe potuto
significare essere professionista mi elettrizzò conquistandomi pienamente.
Domanda: Nella serie, diretta da Matteo Oleotto, tu interpreti Antonio. Un
personaggio che è la dimostrazione di quanto certi tabù siano duri a
morire. E’un personaggio estremamente conflittuale (di quei conflitti
degni di un palcoscenico teatrale) diviso tra quello che “deve essere” e
quello che invece il suo cuore e la sua pancia forse sentono…
Risposta: Antonio porta in sé contraddizioni e conflitti che tutti ci troviamo ad affrontare
nella vita: la contrapposizione tra il desiderio di dare voce alle nostre emozioni
più profonde e la paura di essere accettati o peggio di essere giudicati. Non c’è
niente di più umano di questa fragilità.
D’altra parte la contraddizione è un elemento ricorrente, lo è anche per il nostro
contesto sociale ricco di belle parole ma ancora povero nei fatti.
Parlare in prima serata su Rai 2 di omosessualità è un passo verso una
riflessione necessaria a scardinare questo tabù.
Domanda: In “Volevo fare la rockstar” (già disponibile per intero su Rai Play) ti
vediamo spesso in scena con Riccardo Maria Manera, ma il cast è
prevalentemente composto da giovani. Un bel salto di qualità per la tv
generalista, non trovi? Come descriveresti, cosa ti porterai dietro
dall’esperienza su questo set?
Risposta: Assolutamente sì, un grande salto qualitativo, è stata una scelta molto positiva
presa da Pepito produzioni e Rai fiction. Farò tesoro di questa esperienza, è stato
un viaggio che tutti insieme, attori, regista e troupe abbiamo intrapreso mano
per mano in una realtà, Gorizia, che ci ha ospitato a braccia aperte, facendoci
sentire a casa. Oltre ad aver trovato degli ottimi colleghi di lavoro posso dire con
fierezza di essermi portato a casa anche delle bellissime amicizie.
Domanda: La tua carriera è ancora agli inizi. C’è qualche regista o attore con cui ti
piacerebbe lavorare o un ruolo che ti piacerebbe interpretare? E soprattutto,
dopo “Volevo fare la rockstar”, ti vedremo altrove?
Risposta: Ci sono molti attori e registi con cui mi piacerebbe lavorare, così come molti
ruoli che mi piacerebbe interpretare. Credo che qualsiasi tipo di ruolo sia una
sfida, ogni personaggio ha una propria unicità ed è per questo che sono aperto a
vivere ogni occasione artistica come la migliore possibile in quel momento.
Da Gennaio sarò in tournée con una produzione del Teatro nazionale di Genova
“Tango del calcio di rigore” con la regia di Giorgio Gallione ed una compagnia
di cinque attori tra cui Neri Marcorè.
Domanda: Per chiudere, a proposito di rock, musica e mondi affini. Che rapporto hai con il mondo delle sette note? Ti è mai capitato, per esempio, di farti aiutare dalla musica per costruire un tuo personaggio?
Risposta: La musica è sempre stata una mia compagna di vita, in particolar modo
attraverso questa do adito all’ispirazione, mentre ti scrivo per esempio ascolto
Baba Sissoko, un artista del Mali che in questo momento è in perfetta sintonia
col mio stato. Sto imparando ad accogliere, senza pregiudicarmi niente, le
varietà di “genere” per sentire come posso reagire a queste, la musica sollecita le
emozioni, amo le scoperte soprattutto quando queste diventano sorprese. Quindi
sì! è parte del processo creativo.
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