Zucchero Fornaciari: “da piccolo sono stato vittima di bullismo”
Bullismo, nervi, solitudine: la vita non è tutto Zucchero. Il documentario sull’artista, presentato alla Festa di Roma
Bullismo, nervi, solitudine: la vita non è tutto Zucchero: un film-documentario per raccontarsi e svelarsi. Si intitola semplicemente “Zucchero – Sugar Fornaciari”. Con la regia di Valentina Zanella & Giangiacomo De Stefano, il film documentario racconta lo straordinario artista attraverso le sue parole e quelle di colleghi e amici come Bono, Sting, Brian May, Paul Young, Andrea Bocelli, Salmo, Francesco Guccini, Francesco De Gregori, Roberto Baggio, Jack Savoretti, Don Was, Randy Jackson e Corrado Rustici. “Zucchero – Sugar Fornaciari”, grazie a immagini provenienti dagli archivi privati di Zucchero e dal “World Wild Tour”, il suo ultimo e trionfale tour mondiale, è un racconto completo e poliedrico.
“Mi sentivo così fuori contesto che, a scuola, mi portavo un vasetto con dentro la terra di Roncocesi. Aprivo il vasetto e la annusavo. Un professore mi vide e mi sospese, perché diceva che non stavo attento alle lezioni. Non l’ho mai raccontato, ma sono stato vittima di bullismi. Avevo un accento molto emiliano, il viso effeminato e i capelli lunghi. Era il periodo dell’omicidio del povero Ermanno Lavorini (1969), un bimbo di 12 anni ammazzato da un’associazione eversiva di monarchici che – per depistare le indagini – ipotizzò una falsa pista di pedofilia.
Alle festine mi mettevano a mettere i dischi e i coetanei limonavano, così finirono col credere che io fossi “il gay, l’effeminato”. Una volta mi legarono in un letto mani e piedi e qualcuno cercò – diciamo così – di “passare al peggio”. Ho urlato e si sono fermati. Sono scappato in bici. Non volevo dirlo ai miei, così mi inventai una lettera di mio padre. Imitai la sua firma e la mandai al capobranco, scrivendo – come fossi mio padre – che avevo saputo tutto e che, se lo avessero rifatto, lo avrei detto ai carabinieri. Così, per fortuna, smisero di rompermi i coglioni”.
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