3 Marzo 2017 - 12:45

Jackie, il film biografico su Jaqueline Kennedy

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La recensione di Jackie, il film di Pablo Larraín ed interpretato da Natalie Portman dedicato a Jacqueline Kennedy

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Jackie, uscito nelle sale italiane il 23 febbraio, racconta la vicende di Jacqueline Kennedy a seguito dell’assassinio del 35° presidente degli Stati Uniti, John Fitzgerald Kennedy, avvenuto a Dallas in Texas nel  1963. È il settimo film per il regista cileno Pablo Larraín, con tre nomination agli Oscar per la categoria: “Miglior attrice protagonista” a Natalie Portman, “Miglior colonna sonora” a Mica Levi e “Migliori costumi” a Madeline Fontain.

Il film è etichettato come genere biografico e drammatico, ma forse non sarebbe sbagliato definirlo anche come un dramma psicologico, giacché ruota esclusivamente attorno al personaggio della – presto ex – First Lady, scavando nei più profondi meandri della sua psiche negli istanti appena successivi al momento più drammatico della sua vita, l’uccisione di suo marito J.F. Kennedy.

La trama

A pochi giorni dall’attentato al presidente, Jackie, come lei stessa si fa chiamare (-Non sono più la First lady ora, chiamami Jackie-), viene intervistata dal giornalista Theodore H. White per la rivista ‘Life’ e ripercorre l’avvenimento che ha sconvolto l’intera nazione e soprattutto la sua vita. L’obiettivo del giornalista è quello di scrivere un pezzo che lo porterà alla ribalta, mettendo in scena il dolore sotto forma di cronaca, stando sulla notizia minuto per minuto, dal momento dell’atterraggio a Dallas, dove i Kennedy erano in visita ufficiale, fino a quello della sepoltura.

Ma White si sbaglia quando crede di avere tra le sue mani l’articolo vincente, quello che tutti gli americani vorrebbero leggere. –Non creda che le lascerò pubblicare quanto le ho appena detto– afferma Jackie con una durezza spiazzante, mentre si asciuga le lacrime e si accende compulsivamente una sigaretta dopo l’altra. Rilegge e rettifica l’elaborato del giornalista, manipolando a suo piacimento il racconto che verrà presentato agli occhi del mainstream statunitense, divenendo così l’autrice del mito di perfezione e di potere dei Kennedy e – indirettamente ma consapevolmente-  anche di se stessa, che si perpetra sino ai nostri giorni.

La convincente interpetazione della Portman

Il ruolo di Jackie è stato interpretato da Natalie Portman in maniera intensa  e convincente, tanto da valerle numerose candidature come miglior attrice protagonista, tra cui quella agli Oscar e ai Golden Globe 2017. Un continuo altalenarsi tra crolli emotivi, fermezza di decisioni, attimi di puro egocentrismo e parole spezzate dalla commozione, ponendosi sempre al centro assoluto della scena, come se fosse l’unica ed autentica vittima dell’omicidio di Kennedy. Atteggiamenti apparentemente contrastanti che, in realtà, possono coesistere all’interno dell’animo di una donna della portata di Jacqueline Bouvier Kennedy.

Costretta ad abbandonare la Casa Bianca, dove andrà a vivere ora? Cosa farà adesso che non è più la First Lady? Finirà nell’indigenza come la moglie di Lincoln? Queste sono le preoccupazioni che assillano il personaggio di  Jackie durante i 95 minuti del film.

Lo scorrimento temporale della pellicola è lento e, nonostante tratti di un evento celeberrimo quale l’attentato a Kennedy, si concede moltissimo spazio all’introspezione psicologica della protagonista (a cui Natalie Portman ha prestato una convincente interpretazione), in cui si sviluppano le confessioni, i ricordi e gli sfoghi della First Lady più iconica di sempre. Ed è anche per questo motivo che, forse, Jackie non è un film adatto a tutti.

Articolo a cura di Ludovica Marino

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