1992 – La serie, quanto convince la nuova produzione italiana targata Sky?
È partita l’attesissima serie TV “1992” che ruota intorno al terremoto politico di Tangentopoli e all’inchiesta passata alla storia come “Mani Pulite”
[ads1]
1992 – La serie – Parte con un boom di ascolti la nuova serie TV andata in onda per la prima volta martedì 24 marzo su Sky Atlantic, che racconta l’anno che cambiò l’Italia segnando la fine della Prima Repubblica. La fiction, ideata da Stefano Accorsi, nasce dal tentativo di raccontare l’Italia degli anni ’90, mettendo in scena uno dei più grandi cambiamenti politici e sociali del nostro Paese.
L’intreccio costante di verità storica e cronaca giudiziaria può indurre lo spettatore medio, o chi come me era bambino negli anni ’90, a perdere il filo del racconto. Ambiziosa è l’impresa di contestualizzare la vicenda Mani Pulite nel periodo storico e politico che attraversò l’Italia intrecciando l’inchiesta del pool milanese, diretto da Francesco Saverio Borrelli, con le stragi di mafia che eliminarono i giudici Falcone e Borsellino, l’ascesa elettorale della Lega Nord di Umberto Bossi, l’incubazione del nuovo partito, il periodo d’incubazione che condurrà alla nascita, due anni dopo, di Forza Italia.
Per l’ideatore e attore protagonista Accorsi: “La parte più difficile non è stata tanto mettere da parte un punto di vista politico, ma guardare i fatti con un occhio scevro il più possibile da tutte le sovrastrutture createsi negli ultimi vent’anni“.
Si parte subito in quarta con lo spettacolare arresto di Mario Chiesa, dopotutto non poteva essere altrimenti poiché Tangentopoli è iniziata così. Chiesa intasca una mazzetta, gli inquirenti ascoltano tutto grazie a una microspia e irrompono nel suo ufficio. A nulla servono le scuse di Chiesa e del suo avvocato. La tangente, pagata dall’imprenditore Luca Magni (sette milioni di lire, la prima di due rate, per un appalto complessivo di 140 milioni), dà il via all’inchiesta passata alla storia come “Mani pulite”.
Emerge poco il ruolo di Antonio di Pietro (interpretato da Antonio Gerardi) che, in realtà, fu il protagonista dell’inchiesta aperta dal pool milanese; la sua figura appare quasi dipendente, almeno nella prima puntata, a quella dell’agente, in posizione dipendente, Luca Pastore (l’attore Domenico Diele) che fiuta la pista che conduce al nascondiglio dei soldi veri di cui Mario Chiesa aveva tentato di sbarazzarsi.
Pregevole la colonna sonora in grado di tracciare perfettamente il background musicale che ha segnato quegli anni: da “Non Amarmi” di Aleandro Baldi alla sigla di Casa Vianello e ai balli sfrenati di “Non è la RAI”.
La trama procede in maniera scorrevole e convincente è l’interpretazione degli attori del cast. I sei personaggi di fantasia protagonisti di 1992 sono: Leonardo Notte (Stefano Accorsi), un esperto di marketing e pubblicitario di successo che cerca di capire come evolverà il paese e i suoi consumi in seguito al terremoto di Tangentopoli. Il poliziotto Luca Pastore che entra nel pool milanese in cerca di giustizia contro uno spregiudicato industriale del quale è stato vittima, e qui incontra Rocco Venturi (Alessandro Roja) un altro agente di polizia che non è chi appare. Bibi Mainaghi (Tea Falco), è la figlia viziata di un ricco industriale, simbolo dell’imprenditoria collusa con la politica della Prima Repubblica; Veronica Castello (Miriam Leone), è una showgirl pronta a tutto pur di agguantare un ruolo da star in TV. Pietro Bosco (Guido Caprino) è un ex militare, segnato dalla Guerra in Iraq, che si trova catapultato alla Camera dei Deputati con la Lega Nord.
C’è qualcosa, tuttavia, che non convince del tutto: l’impressione è che i personaggi reali restino sullo sfondo lasciando prevalere, in un intreccio confuso tra realtà e finzione, le vicende dei personaggi di fantasia.
Una delle scene che colpisce la nostra attenzione è quella in cui Marcello Dell’Utri concede al giovane consulente di Publitalia, Leonardo Notti, massima fiducia: “Dobbiamo salvare la Repubblica delle banane”, ovvero il sistema d’intrecci fra politica e affari sul quale si è retto il Paese.
L’attuale discussione in Parlamento del ddl anti-corruzione rivela tristemente l’urgenza di realizzare la speranza di allora e alleviare la stanchezza di oggi.
Pare che in Italia gli anni passino e le cose cambino per non cambiare mai realmente.
[ads2]
ARTICOLO PRECEDENTE
ARTICOLO SUCCESSIVO
Pierino Prati, testimonial Ge.Ca., stringe il sodalizio Milan