13 Marzo 2015 - 11:00

Pietrasanta a San Giovanni a Piro, la tensione verso l’infinito

pietrasanta

Il santuario Maria SS. di Pietrasanta a San Giovanni a Piro con A ZONzo, all’interno del Cilento, territorio scolpito dalle tradizioni religiose e dalla fede, in sintonia con la natura e panorami mozzafiato 

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Pietrasanta è un simbolo nel Cilento, in particolare nei paesi che si sono sviluppati tra Scario e Camerota. San Giovanni a Piro, infatti, pur essendo abbastanza distante, si affaccia a mo’ di terrazza sul mare di Scario godendo di un’atmosfera solenne. Il Santuario di Pietrasanta rappresenta un luogo di culto, una tradizione, un pezzo di storia significativa all’interno del tessuto sociale e per la storia di questo paese.

A ZONzo vuole raccontare proprio Pietrasanta per avvertire da vicino l’essenza della comunità di San Giovanni a Piro.

Il santuario Maria SS. di Pietrasanta ha una storia che riecheggia le culture di paesi come Licusati e Camerota, profondamente legato alla ricerca di ascesi e redenzione da parte degli antenati; i basiliani e gli eremiti cercavano sempre luoghi isolati, immersi nella natura, con aperture improvvise verso paesaggi meravigliosi. Punti strategici ma che garantivano la serenità, dove poter coltivare la fede e sopravvivere attraverso l’uso intelligente del territorio.

Umiltà e silenzio erano alla base della vita religiosa e sociale degli antenati, identificando in Pietrasanta un momento più che un luogo fisico, perché il percorso verso il santuario testimonia/va un cammino esistenziale e a tratti metafisico.

Le origini del santuario sono molto antiche. Risalgono a circa otto secoli fa, quando c’era un piccolo tempio sorto intorno al 1200, costruito su una roccia, da cui emerge l’immagine della Vergine Maria con in braccio Gesù; Maria e Gesù sono un solo corpo e l’effetto d’insieme è appunto molto forte per i fedeli. Un’immagine sacra, ma anche rassicurante e materna, che sprigiona un’energia positiva e confortante.

‘Questa’ Maria ha un ruolo fondamentale nella vita dei sangiovannesi, i quali confidano in lei; si aggrappano al suo sorriso celestiale, sopportano le sofferenze e le delusioni della vita consapevoli di essere vicini, fisicamente e interiormente, ad un luogo che tramanda un senso di beatitudine. La comunità è solita ringraziare Maria, recandosi a Pietrasanta, quando crede di aver ricevuto una Sua Grazia, e non solo, perché ha instaurato un tale rapporto arcaico con Lei da chiederne altre.

Sembra di toccare con mano “l’età degli dei” di cui parlava il filosofo napoletano Giambattista Vico, quando gli uomini credevano di vivere sotto governi divini, agendo e pensando come se tutto fosse loro comandato da oracoli e auspici; con questa, forse, forzata associazione filosofica, a San Giovanni a Piro si ritrova una sorta di legame culturale e politico (inteso come poleis) con la componente divina, che diventa concreta attraverso un luogo architettonico condiviso e tramandato dalla storia.

Pietrasanta, dunque, è il nome che racchiude il senso del luogo: dalla pietra si può far nascere un’iconografia carica di significati, simbolo del legame profondo tra la vita del passato e la continuità della comunità di oggi.

L’antico tempio fu poi restaurato nel 1600, quando era legato all’Abbazia Basiliana di San Giovanni a Piro, completato portando al miglioramento dell’edificio nel 1700, come testimoniano le iscrizioni sulla maiolica che raffigura la Vergine seduta su una collina che sorregge Gesù bambino sul ginocchio destro circondato dagli angeli.

Particolarmente significativa è anche la strada che porta al santuario, perché conduce il fedele man mano richiedendo un certo sacrificio per arrivare fino alla meta. Durante il cammino però si dispiegano diverse tappe, simulando l’attitudine alla dimensione ultraterrena ricercata dal fedele.

La strada della Manna“, formata da scalini in pietra e selciato, crea una prima tappa presso la Manna, sorgente dal potere miracoloso; poco prima del santuario, poi, ci si trova di fronte ad una lapide di pietra grigia che evoca Carità, glorificazione e adorazione verso la Casa del Signore. Si narra infatti che, durante l’assedio dei francesi nel 1806, fu proprio un miracolo della Madonna a garantirne la difesa. Un ulteriore valore religioso trasmesso ai posteri che conferisce un ruolo sempre più determinate al santuario e alla SS. Maria di Pietrasanta.

Il santuario di Pietrasanta presenta una sola navata con quattro altari laterali: S. Antonio da Padova, S. Gaetano da Thiene, S. Francesco di Paola e S. Giuseppe. Sin dall’ingresso si percepisce un’atmosfera che porta alla conciliazione del fedele con Maria; la penombra e la semplicità, i colori chiari e in sintonia con il colore naturale della pietra e della natura.

L’altare maggiore, dove si trova la Madonna che sorregge Gesù sul ginocchio, rappresenta il nucleo dell’edificio, da dove è stato eretto il tempio originario. Lo sguardo di Maria è rivolto verso l’alto, verso l’altra dimensione. 

Pietrasanta è un complesso di forme e valori che insieme recano lo sguardo verso l’infinito. Dalla struttura architettonica alla posizione in cui si manifesta, dal percorso a tappe all’interno del santuario, dallo sguardo di Maria alla tensione dell’uomo nella ricerca dell’eternità.

La festa (1-16 maggio) dedicata alla Maria SS. di Pietrasanta, rappresenta la buona occasione per raggiungere il Cilento, e in particolare San Giovanni a Piro, per fare esperienza diretta della profonda devozione della comunità; magari lasciarsi trasportare dal bisogno inconscio di immaginare l’infinito. A Pietrasanta tutto questo diventa dato concreto, un valore condiviso.

Fonti a cura di Emanuele Sorrentino

Servizio fotografico a cura di Andrea Sorrentino 

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