Ermal Meta: “A Sanremo per emozionare ed emozionarmi”
Ermal Meta presenta alla stampa “Tribù Urbana”, il nuovo album di inediti. Un racconto sonoro dalle diverse anime musicali e dall’altissimo contenuto di scrittura
Venerdì 12 marzo esce “Tribù urbana”, l’attesissimo nuovo album di Ermal Meta. Il disco contiene 11 tracce, tra cui l’inedito sanremese Un milione di cose da dirti e il primo estratto No Satisfaction, divenuto in breve tempo hit radiofonica. Si tratta di un racconto a più colori musicali, dall’alto livello di scrittura. Da un punto di vista stilistico, il cantautore compie un ulteriore passo in avanti e si conferma penna di riferimento del recente panorama cantautorale.
C’è la voglia di tornare al Live nelle parole e negli occhi di Ermal Meta che alla stampa si presenta con un nostalgico sorriso. L’atmosfera è quella di un uomo innamorato che troppo a lungo è stato privato dell’abbraccio della sua amata. L’artista ha bisogno del palco, di starci sopra, di sudare e di cantare col suo pubblico. Benefici tipici della performance dal vivo e che il Covid ha reso un lontano ricordo.
“Le persone vanno ai concerti soprattutto per cantare, non solo per ascoltare” spiega Ermal, sottolineando l’importanza della partceipazione emotiva che scatta nel corso degli eventi live “La voglia di suonare dal vivo è tanta e Sanremo è l’occasione giusta“.
E a Sanremo Ermal Meta ci torna con il brano Un mlione di cose da dirti, una ballad d’amore che rappresenta nella sua personale storia sanremese, una novità. Il cantautore al Festival ha spesso fatto asso piglia tutto, grazie a canzoni impegnate, ma mai aveva messo al centro l’amore.
Non che l’amore non rappresenti terreno fertile nel repertorio dell’artista, tutt’altro, eppure all’Ariston con Vietato Morire (2017) e Non mi avete fatto niente (2018), aveva sfidato il parere di giuria e pubblico, con argomentazioni meno romantiche e sonorità non propriamente classiche. Questa volta l’intenzione è diversa: “fare ascoltare una canzone, una semplicissima canzone d’amore“.
Attenzione però a non confondere la semplicità con la banalità, perchè questo brano è ben definito, concettualmente parlando. Un milione di cose da dirti infatti, ha l’aspetto di una semiretta: “E’ una canzone che parte, ma non so dove va a finire. Parte e va verso l’alto e se finisce io non la vedo“. Quindi cosa dobbiamo aspettarci? Come nella miglior tradizione cinematografica, un capolavoro ben riuscito, dal finale aperto.
Un salto nella “Tribù Urbana”
Il brano con cui gareggerà alla 71esima edizione di Sanremo, fa parte di un più ampio progetto, ovvero “Tribù urbana”. Si tratta di un disco che nasce senza una precisa logica: “Da sempre gli essere umani tendono a stare insieme. Tribù è l’anima che unisce la persone, è il fil rouge che mette insieme tutto questo. L’insieme è la Tribù“.
Nel complesso l’album dopo un primo ascolto può apparire scollegato e in effetti è questa l’illuminante intuizione. Le 11 tracce che compongono il disco suonano con sonorità diverse, a dominare la scena è la scrittura, vera protagonista indiscussa. Una scelta che nasconde una sorta di riscatto personale che Ermal Meta racconta nel brano Gli Invisibili.
“A me è successo di sentirmi invisibile. Quando ho iniziato a fare l’autore, pativo una certa insofferenza espressiva. Sentino di non venir fuori completamente. Quando agli interpreti dei miei testi veniva chiesta la genesi di un brano, avvertivo di avere io la risposta. Così mi sono detto basta ed ho iniziato a cantare le mie canzoni” spiega così il cantautore, rivelando un pizzico di autoreferenzialità in Gli Invisibili.
“Una volta qualcuno mi ha detto di restare invisibile perchè prima o poi si impara a volare. Da qui mi è nata l’immagine di un esercito di invisibili e credo che in qualche modo saranno loro a salvare il mondo“.
Queste sensazioni forti, quasi poste ai limiti sono presenti anche in Nina e Sara, traccia numero cinque dell’album, in cui si racconta una storia d’amore: “Quando avevo 16 anni sono stato fidanzato con una piccola anima in pena, aveva la tristezza negli occhi, ma non capivo. Quando ci siamo rincontrati lei era felice, stava con una ragazza e l’amava”.
Nina e Sara è una polaroid vividissima dal finale in sospeso che brilla di luce propria. Ermal Meta non nasconde di essersi ispirato alla Dalliana Anna e Marco per scriverne la chiosa. Lucio Dalla che è per l’artista ispirazione e irragiungibile maestria. Non a caso nel corso della serata cover eseguirà Caruso con la Napoli Mandolin Orchestra.
“La collaborazione con la Napoli Mandolin Orchestra nasce da una mia personale richiesta al maestro che mi dirige a Sanremo, Diego Calvetti” spiega Ermal a questo proposito “Volevo ci fossero i violini nell’arrangiamento pensato per la serata delle cover e volevo fossero di Napoli, il resto lo ha fatto il direttore d’orchestra presentandomi questi eccezionali strumentisti“.
Ma perchè proprio una canzone napoletana? Spiega così l’attaccamento alla città: “Sento un legame molto forte con Napoli, tifo Napoli, ma non è solo questo. Forse non c’è una vera e propria ragione, ci sono stato e mi sono sentito a casa. Chi non capisce Napoli non può capire la musica“.
Da questa chiacchierata fatta a cuore aperto e forse in balia delle emozioni, a sanremo è un attimo. I motori sono accesi e l’entusiasmo pulsa persino nella voce: “Torno a Sanremo senza pretese, non mi interessa vincere, ma cantare. Non ho con me me nemmeno un messaggio preciso. Potrà sembrare egoistico? Forse, ma ho bisogno di cantare. Spero di emozionarmi e di emozionare“.
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