10 Settembre 2021 - 10:43

Crocifisso in aula, la Cassazione pronuncia il verdetto

2 luglio Crocifisso

La Cassazione ha emanato la sentenza sul crocifisso. Le scuole saranno autonome e non escluderanno simboli di altre religioni

Il crocifisso in aula non è un atto di discriminazione. Soprattutto se questo è affisso sul muro della classe durante le lezioni di un docente che non lo vuole. Ma sulla sua presenza la scuola deve trovare una soluzione condivisa che rispetti anche il suo punto di vista. Finisce così, con una sentenza della Cassazione, una storia cominciata nel 2009, a colpi di carta bollata. Storia portata avanti da un docente di Italiano e Storia di un istituto professionale di Terni, Franco Coppoli.

Sentenza interpretata in modo radicalmente opposto da CEI e UAAR. Infatti, Stefano Russo, segretario generale della prima, ha dichiarato: “I giudici della Suprema Corte confermano che il crocifisso nelle aule scolastiche non crea divisioni o contrapposizioni, ma è espressione di un sentire comune radicato nel nostro Paese e simbolo di una tradizione culturale millenaria. È innegabile che quell’uomo sofferente sulla croce non possa che essere simbolo di dialogo.

Allo stesso modo, Adele Orioli, responsabile delle iniziative giuridiche della UAAR, dice la sua. “È stata finalmente sancita nero su bianco la non compatibilità del crocifisso con lo stato laico.
La Suprema Corte si è appellata ai principi della Costituzione e ha risposto così: “Il docente dissenziente non ha un potere di veto di interdizione assoluta rispetto all’affissione del crocifisso. L’aula può accogliere la presenza del crocifisso quando la comunità scolastica interessata valuti e decida in autonomia di esporlo.

Alla fine la Cassazione ha deciso di fare decadere la sanzione disciplinare inflitta al docente.