Umberto Eco, addio al papà dei media e della comunicazione
È morto Umberto Eco, cardine saldo della vita intellettuale degli anni 90’ e pioniere di intuizioni brillanti, che hanno mutato per sempre l’assetto della storia culturale del nostro paese.
[ads1] Umberto Eco si è spento ieri sera, intorno alle 22:30, all’interno della sua abitazione, aveva compiuto 85 anni lo scorso 5 gennaio.
Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, ha così espresso il cordoglio dell’Italia intera, ai familiari dello scomparso:
“Esempio straordinario di intellettuale europeo, univa una intelligenza unica del passato a una inesauribile capacità di anticipare il futuro. Una perdita enorme per la cultura, cui mancherà la sua scrittura e voce, il suo pensiero acuto e vivo, la sua umanità”.
Umberto Eco, nasce ad Alessandria il 5 gennaio del 1932, appassionato di lettere classiche e di filologia, consegue la laurea in filosofia nel 1954, presso l’Università di Torino, discutendo una tesi sull’estetica di San Tommaso d’Aquino, due anni più tardi pubblica il suo 1° libro, “Il problema estetico in San Tommaso”.
Lo stesso anno della pubblicazione del suo 1° libro, grazie ad un concorso viene assunto in Rai, esperienza che gli regala importanti spunti per la stesura del saggio “Fenomenologia di Mike Buongiorno”, edito nel 1961, testo che sarà raccolto nel 1963 in un sapiente classico “Diario minimo” che tra altre perle di saggistica, include anche “Elogio di Franti”.
Agli anni successivi, risalgono: “Apocalittici e integrati” del 1964, e il criptico “La struttura assente” (1968).
Il periodo di permanenza in Rai, insinua in lui uno spassionato amore per i media e per la cultura di massa, infatti è stato proprio Umberto Eco il primo a dare statuto epistemologico agli studi di comunicazione, è stato l’iniziatore dell’attuale Corso di Laurea in Scienze della comunicazione, con l’idea rivoluzionare di mettere su nel 1988, il Dipartimento della comunicazione, dell’Università degli studi di San Marino.
Ma la celebrità a livello mondiale arriva solo nel 1980 grazie al best seller “Il nome della rosa” che gli vale il Premio Strega nel 1981 e numerosi riconoscimenti a livello internazionale.
“Il nome della rosa” è un romanzo squisitamente moderno che intreccia tutti gli elementi tipici della narrazione contemporanea, attraverso la mescolanza di formule vincenti quali il giallo, l’intrigo, il mistero, intessuti su di un meraviglioso sfondo medievale.
Sempre attiva e costante è stata la collaborazione con l’editore Bompiani, infatti dopo “Il nome della rosa” sono arrivati “Il pendolo di Foucault” (1981), “L’isola del giorno prima” (1994), “Baudolino” (2000), fino al più recente “Numero zero”; tutti incredibili successi letterari, editi da Bompiani.
Scrittore, saggista, filosofo, giornalista, semiologo, comunicatore, mediatore culturale, sarebbe effimero e riduttivo, trovare il giusto appellativo per definire una personalità tanto variegata e multiforme, poiché Umberto Eco ha saputo riassumere in sé l’asset portante, di tutte quelle linee che muovono il concetto moderno di comunicazione.
Addio al “papà della Comunicazione” che ci piace ricordare con questa citazione che sa esemplificare le sagge doti previdive e innovative di Umberto Eco, ma soprattutto lascia trasparire il suo fortissimo amore per la cultura:
“Di qualsiasi cosa i mass media si stanno occupando oggi, l’università se ne è occupata venti anni fa e quello di cui si occupa oggi l’università sarà riportato dai mass media tra vent’anni. Frequentare bene l’università vuol dire avere vent’anni di vantaggio”
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