7 Gennaio 2016 - 17:31

Addio a Silvana Pampanini, la musa del cinema italiano

Silvana Pampanini

Silvana Pampanini – La diva più corteggiata del cinema italiano, la musa che stregò decine di suoi colleghi per la sua avvenente bellezza, si è spenta ieri a 90 anni a Roma, al Policlinico Gemelli. Lucida fino all’ultimo, ebbe una sola altra passione oltre al cinema: il canto

[ads1]Non ce l’ha fatta a tornare a casa Silvana Pampanini, una delle attrici-simbolo del cinema italiano degli anni Cinquanta, insieme a Sophia Loren, Gina Lollobrigida, Silvana Mangano e Claudia Cardinale.

La diva, infatti, si è spenta ieri al Policlinico Gemelli di Roma dopo che le sue condizioni di salute erano improvvisamente peggiorate, nonostante l’intervento che l’attrice aveva affrontato due mesi fa per un problema addominale, fosse perfettamente riuscito.

Silvana Pampanini

Una foto autografata del 1955 di Silvana Pampanini

I medici volevano dimetterla, e invece Ninì Pampan, come la chiamavano i francesi che, a suo tempo, l’adorarono, alla fine ci ha lasciati.

Era veneziana, Silvana Pampanini, ed oltre ad essere una grande attrice, aveva anche una voce che stregava, tant’é che la sua prima, grande, passione era stata il canto.

Ma la Pampanini era innanzitutto terribilmente avvenente, ed la sua bellezza non passava mai sotto traccia: iscritta all’edizione di Miss Italia del 1946, giunse seconda alle spalle di Rossana Martini, ma il pubbico rumoreggiò per quella decisione della giuria, al punto da riuscire ad imporsi e a trasformare quel secondo posto di Silvana in un primo ex-aequo.

Fu qui che cominciò la carriera di Ninì, prima interprete di video musicali e poi volto-copertina di tutti i fotoromanzi e rotocalchi rosa che invadevano le edicole di tutto il Bel Paese a cavallo fra gli anni Quaranta e Cinquanta.

Ma quella sua bellezza era tale che la Pampanini non poteva non finire dietro una macchina da presa ed iniziare una importante carriera nel mondo della celluloide, ed infatti, molto presto, la diva divenne tra le figure più richieste, debuttando ne Il Segreto di Don Giovanni del 1947 e affiancando Lucia Bosé e Sophia Loren nell’olimpo delle “divine”.

Dopo il segreto di Don Giovanni, finì al cinema sul set di 47 morto che parla, in Processo alla Città e Bellezze in bicicletta, recitando non solo da grande attrice, ma seducendo pure tutti i suoi colleghi e attori.

Eppure Silvana, alla fine, preferì tenere per sé la sua ricercata bellezza, al punto da non sposarsi mai e di non legarsi neanche a nessun uomo, pur avendo avuto più corteggiatori di ogni altra donna del pianeta.

Di lei, per esempio, si innamorò il principe della risata, Antonio De Curtis, del quale a lungo si disse che Malafemmena, scritta proprio da Totò, fosse dedicata a lei, che lo aveva rifiutato, sostenendo di amarlo, ma solo come un padre.

Ci provò allora Tyrone Power, il padre di Romina ed uno tra gli attori più affascinanti e richiesti in America negli anni Cinquanta, ma con scarso successo. Anni dopo, persino l’imperatore del Giappone Hirohito, pur di vederla, venne meno all’etichetta severissima imposta ai sacri imperatori del trono del Crisantemo.

La Pampanini ebbe però dei flirt con il principe d’Egitto Farouq I e con l’erede al trono dell’Afghanistan Ahmed Shah Khan, stregando contemporaneamente Omar Sharif, Orson Welles e persino Dino Risi, che la volle assolutamente per uno dei suoi film.

Silvana Pampanini

La Pampanini con Totò negli anni Cinquanta

Ma lei, tremendamente indipendente, scelse di rimanere senza un uomo che la completasse, forse anche perché il suo gelosissimo papà, divenuto nel frattempo suo manager, la seguì ovunque andasse. E da indipendente e ribelle quale era, litigò persino con la collega Gina Lollobrigida per un matrimonio che quest’ultima aveva contratto con un uomo troppo più giovane di lei.

Ora Silvana non c’è più e senz’altro ci mancherà, anche a noi giovani che non conosciamo tutto di quel cinema del quale Ninì era la diva del momento.

La salutiamo però con lo stesso affetto che ci metterebbe un fan, con lo stesso orgoglio di cittadini italiani che l’hanno avuta come modello di bellezza nel periodo della Dolce Vita, come donna coraggiosa e di classe, peraltro consapevole fino all’ultimo della sua ormai imminente dipartita.

Dunque, ciao Ninì, che la terra ti sia lieve! [ads2]