Alessandro D’Avenia e la sua «arte di essere fragile»
Naufragate nel mare di Alessandro D’Avenia: ecco perchè leggere “L’arte di essere fragile. Come Leopardi può salvarti la vita”
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Ti entra nell’anima. Si insinua nel tuo mondo e lì resta, adattandosi e modellandosi perfettamente alla tua vita, alla tua storia. Parla in prima persona, parla di sé, della sua avventura di Professore prima e narratore poi.
È così che mi sento di definire l’ultimo libro di Alessandro D’Avenia “L’arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita”, uscito nelle librerie lo scorso 31 ottobre.
È un romanzo epistolare, uno scambio di lettere fittizie tra l’autore e Giacomo Leopardi, poeta che incarna perfettamente l’essenza della fragilità, alla base delle considerazioni di D’Avenia. È diviso, più che in capitoli, in età della vita: adolescenza, maturità e riparazione.
Il riconoscersi piccoli, avere paura di non essere all’altezza, ci permette di meravigliarci, di riconoscere un infinito, un ostacolo dal quale ripartire e spiccare il volo.
Ed è così che Alessandro D’Avenia ci insegna a leggere questo autore, volgarmente definito pessimista, che dietro quella siepe e quell’immagine da “sfigato” nasconde la profondità di un uomo che aveva individuato la sua strada, la sua vocazione, il suo “rapimento”.
Emerge l’indole del docente di lettere, che attraverso etimologie greche e latine, riesce a sviscerare significati nascosti e mondi sconosciuti, soprattutto all’odierna società del tutto e subito, riscontrando però in essa la stessa fragilità di Giacomo, il quale grazie allo studium, e quindi alla passione, forse non l’ha superata ma sopportata.
Ma non è questo ciò che arriva di più agli altri? Non è questo che ci rende simpatici e permette quindi l’empatia tra le persone? (Il termine simpatia deriva dal greco συμπάθεια (sympatheia), parola composta da συν + πάσχω = συμπάσχω, letteralmente “patire insieme”, “provare emozioni con…”).
Ci dipinge Leopardi: sì, perchè quando spiega la biografia di un autore preferisce partire dal suo ritratto e creare una sorta di geografia del volto, individuando nello sguardo o in una ruga un avvenimento della sua vita.
La carta prende vita in Teatro
Tutte queste splendide considerazioni non sono rimaste su carta, ma D’Avenia ha organizzato un tour teatrale, ad ingresso completamente gratuito, trasformando ogni platea in una classe.
Vale la pena leggerlo anche solo per la prosa scorrevole, per il tono colloquiale, per il modo con cui riesce a spiegare un autore sempre sottovalutato dagli alunni.
Vale la pena leggerlo perchè dice la verità, perchè rompe il mito della perfezione e invita tutti ad accettare le proprie imperfezioni e fragilità.
Vale la pena leggerlo anche solo per aspirare a diventare un docente come lui, pieno di rapimento.
Vale la pena leggerlo anche solo per sperare di trovare un docente come lui e lasciarsi rapire. [ads2]
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