14 Novembre 2015 - 11:27

Attentati a Parigi. Il day after tra considerazioni e riflessioni

Attentati a Parigi. Il day after tra considerazioni e riflessioni

Gli attentati di Parigi della scorsa notte hanno allarmato il mondo intero che ora alza il livello d’allerta. Nel panico generale, però, il mondo occidentale deve considerare anche le proprie responsabilità sul caso

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I terribili attentati di Parigi della scorsa notte (clicca QUI per il resoconto) hanno messo in allarme tutto il mondo su ciò che l’Europa, e l’intero occidente, potrebbe apprestarsi ad affrontare d’ora in poi.

Le tecniche utilizzate per gli attentati, anche in questo caso, si caratterizzano per due elementi che riconducono alla “guerriglia urbana”, che mira a colpire diverse parti della zona interessata, ed a luoghi molto affollati.

Attentati a Parigi

La Francia e il mondo tutto sono rimasti per una notte intera con il fiato sospeso (anche a seguito della rivendicazione da parte dell’ISIS che ha anche indicato le prossime “vittime”), ma la questione necessita diverse considerazioni che permetterebbero di chiarire la situazione.

Un dei punti principali da affrontare per comprendere l’attuale stato delle cose è l’antica, quanto antipatica, divisione del mondo in “buoni e cattivi”.

Per troppo tempo il mondo occidentale si è “auto-attribuito” il ruolo di “controllore della conformità di un determinato popolo”.

In pratica, qualora il popolo in questione non fosse stato in “regola” con i canoni (e gli interessi) del “mondo civilizzato”, l’occidente avrebbe prontamente armato la fazione (o comunque la parte) antitetica per ristabilire la “normalità” (o la propria influenza se si preferisce).

Utilizzando questo metodo più e più volte, però, si arrivati ad armare chiunque senza alcun tipo di considerazione in prospettiva futura tanto da creare gruppi (quale l‘ISIS, che gode anche di altri finanziamenti) in grado di minare gli stessi equilibri mondiali che avevano dato loro vita.

Altro discorso è quello rigurdante le dichiarazioni del Presidente Hollande subito dopo gli attentati a Parigi; il leader socialista, dopo aver affermato che la Francia deve difendersi, ha annunciato anche provvedimenti molto duri, tra cui la chiusura delle frontiere.

Qualora la proposta fosse realmente messa in pratica si verrebbe a creare, in un periodo di confusione generale dovuta al massiccio flusso migratorio, una situazione di blocco totale dell’UE che porterebbe facilmente altre nazioni a voler imitare la Francia per il solo “gusto” di riprendere potere della dimensione nazionale tramite espedienti.

Infine, la chiusura delle frontiere, comporterebbe l’aumento, ancor di più, del sentimento razzista (e beceramente populista) che anima il vecchio continente da ormai diversi mesi.

Ciò che è successo a Parigi senza dubbio necessita di un contraccolpo significativo ma, guardando al passato, è necessario fare anche tanta autocritica, riflettendo su quanto fatto e non.

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