Austria contro UE sulla questione immigrazione
L’Austria adotta decisioni in completa autonomia e contro l’Unione Europea sulla questione immigrazione.
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Non è un caso che l’Austria, Paese fra i propugnatori della sospensione del Trattato di Schengen sulla libera circolazione degli individui, abbia deciso di prendere libera iniziativa per far fronte al problema, contrariamente ai dettami dell’Unione Europea. La stessa Germania, in via ipotetica la “madre solidale” e più convintamente europeista fra le nazioni del continente, ha tradito il proprio spirito, barricandosi in un atteggiamento difensivo e proponendo la medesima soluzione voluta dalla “sorella” Austria: lo standby dell’afflusso di profughi. Si tratta di una strategia volta a favorire l’area continentale centro-settentrionale e ad addossare buona parte della gestione dei flussi migratori ai Paesi del sud Europa e del Mediterraneo, le regioni più esposte agli sbarchi clandestini.
L’Austria ha già preso delle misure sui tetti giornalieri di accoglienza e, nonostante le critiche mosse dal Consiglio Europeo, il cancelliere Faymann ha affermato che il governo austriaco continuerà nella propria politica di contenimento. La Germania, invece, in preda a una non dissimile sindrome paranoica, ha dichiarato che non accetterà alcun sovraccarico di responsabilità nell’operazione di accoglienza degli stranieri.
Sebbene i paesi del versante “nordico” assumano un comportamento vittimista, resta tuttavia da evidenziare che i centri nevralgici degli afflussi si condensano nell’italiana Sicilia, in Spagna e nel territorio greco del Mare Egeo.
In una maniera del tutto personale, già nel mese di Settembre del 2015, l’Ungheria di Orban aveva deciso di porre un freno ai flussi di profughi mediorientali provenienti dai territori del Sud Est, accusando l’Unione Europa di politiche poco efficaci nella gestione della crisi umanitaria siriana.
La questione immigrazione, la quale attraversa gli stati del vecchio continente, riesce a smascherare la fragilità consensuale ed etica che caratterizza le istituzioni politiche e finanziarie europee. Fratellanza e solidarietà, parole le quali sembravano in qualche modo regnare sovrane nell’ establishment della stellata bandiera blu, vengono ora messe in discussione da un atteggiamento pilatesco.
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