Bruce Springsteen, dallo show segreto di Obama all’accoglienza per Trump
Bruce Springsteen saluta la presidenza di Obama con un concerto per pochi intimi e nel frattempo rimarca la sua avversione verso Donald Trump durante un concerto in Australia
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Uno show segreto di cui si è avuta notizia certa solo a cose ormai fatte. E’ stato questo il metodo scelto da Bruce Springsteen per salutare il presidente uscente Obama e ringraziarlo per il lavoro svolto nei suoi otto anni di legislatura in terra americana. Il luogo scelto per il concerto è stata la stanza Est della Casa Bianca, la stessa location in cui circa due mesi fa il musicista aveva ricevuto la “Medal of Freedom” presidenziale che, assieme alla ben più nota medaglia d’oro del Congresso, rappresenta una delle massime decorazioni conferite dagli Stati Uniti.
Nel corso della serata il Boss ha allietato i pochissimi invitati con un set acustico costituito da circa quindici canzoni intervallate da alcune digressioni relative all’operato ed alle scelte adottate dal primo presidente nero d’America, con particolare attenzione all’impatto che esse hanno avuto sul cambiamento e sulla vita sociale degli Stati Uniti.
Da “Working on the highway”, brano che ha aperto lo show, a “Land of hope and dreams”, che invece lo ha chiuso, passando per “Thunder road”, “The promised land”, o “Born in the U.S.A”, il rocker ha strabiliato i presenti con una scaletta fatta principalmente di pezzi a sfondo politico e completata da qualche incursione più intima come nel caso di “My hometown” e “Tougher than the rest”, suonata in coppia con la moglie Patti Scialfa e dedicata alla famiglia Obama di cui lo stesso Springsteen è sempre stato un grande sostenitore.
Proprio questa considerazione ha trovato ulteriore conferma anche nello scorso weekend, quello che ha visto Donald Trump effettuare il consueto giuramento a Washington che lo ha reso a tutti gli effetti il nuovo presidente americano. Nelle stesse ore il tour di Bruce Springsteen faceva tappa in Australia. Il Boss prima di iniziare l’ennesimo concerto della sua carriera ha proferito alcune parole relative a quanto stava accadendo sul suolo americano, schierandosi apertamente a supporto delle “Woman’s march”, i movimenti organizzati che si sono svolti in tutto il mondo contro le politiche del nuovo presidente Usa.
“La E Street Band è felice di essere qui in Australia.“– ha esordito Springsteen nel suo monologo, reso disponibile anche su Facebook- “Siamo molto lontani da casa, ma i nostri cuori e il nostro spirito sono con le centinaia di migliaia di donne e uomini che hanno sfilato in corteo ieri in ogni città. È successo in America ma c’è chi si è mobilitato anche a Melbourne contro l’odio e la divisione e a sostegno della tolleranza, dell’inclusione, del rispetto dei diritti civili, della giustizia, dei diritti della comunità, dell’ambiente, della parità salariale, della parità di genere, dell’assistenza sanitaria e dei diritti degli immigrati. Siamo con voi. Noi siamo la nuova resistenza americana.”
Come accaduto già tante altre volte, ci verrebbe da aggiungere.
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