19 Gennaio 2016 - 02:51

Buon compleanno Paolo Borsellino

Paolo Borsellino

Oggi Paolo Borsellino avrebbe compiuto 76 anni. Una vita al servizio della legalità nella lotta alla criminalità organizzata

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La lotta alla mafia, il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”.

Non ci può essere futuro senza memoria. Il ricordo, tuttavia, senza la riflessione non avrebbe alcun senso. Oggi, 19 gennaio, ricorre il compleanno di Paolo Borsellino, il giudice assassinato dalla mafia nella strage di via D’Amelio. Una commemorazione che diviene un dovere, così come diviene un dovere comprendere quale sia “l’eredità” che Borsellino ha lasciato ventiquattro anni dopo la sua tragica scomparsa.

Una vita al servizio della legalità, investita nella lotta alla criminalità organizzata siciliana, insieme all’amico e collega Giovanni Falcone scomparso soltanto 57 giorni prima, nella strage di Capaci.

Un uomo che aveva immaginato una Sicilia dal volto diverso, ripulito dalle infiltrazioni mafiose presenti all’interno delle istituzioni. Fin da piccolo aveva scelto la strada della legalità, percorsa con tenacia e determinazione.

Nel 1963, a soli 23 anni, divenne il magistrato più giovane d’Italia. Ma la vera guerra a Cosa nostra inizierà concretamente nel 1980, con l’arresto di alcuni uomini del clan Bagarella. Ben presto si formerà il pool antimafia di Palermo.  Siamo nei primi anni Ottanta, la stagione sanguinosa delle bombe, la scalata al potere di Cosa Nostra da parte deicorleonesi, la collusione Stato- mafia. Il pool comincia ad indagare su tutti i movimenti dei grandi boss siciliani. Anni e anni di indagini senza però riuscire mai a raggiungere  la certezza che la mafia operi così come crede la Procura. La svolta giunge quando un boss, Tommasino Buscetta, decide di parlare, dopo essere stato arrestato nell’82 in Brasile. Proprio le informazioni fornite da Buscetta consentiranno di chiedere il rinvio a giudizio per 474 mafiosi indagati.

A tutti viene contestato il reato associazione di tipo mafioso, introdotto dalla legge Rognoni – La Torre e presente all’articolo 416 bis codice penale che disciplina come: “L’associazione è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri, ovvero al fine di impedire od ostacolare il libero esercizio del voto o di procurare voti a sé o ad altri in occasione di consultazioni elettorali”. 

Un primo e grande traguardo legale e morale che mieterà, tuttavia, numerose vittime. Cosa Nostra deciderà di uccidere ad uno ad uno i membri della Procura. Nel pomeriggio del 19 luglio 1992 Borsellino verrà assassinato.  Una Fiat 126 parcheggiata in via D’Amelio, nei pressi dell’abitazione della madre, con circa 100 kg di tritolo a bordo, esploderà al passaggio del giudice, uccidendo anche i cinque agenti della scorta.

Rumore, esplosione, poi il silenzio e la speranza che il sacrificio di uomo che ha vissuto per lo Stato e dalla parte dello Stato non sia stato vano. [ads2]