Cani in condominio: se fastidosi, cosa rischiano i padroni?
I cani sono da sempre considerati i migliori amici dell’uomo. Ma attenzione, perché quando i nostri quattro zampe si rivelano essere troppo fastidiosi per la quiete del vicinato, scattano per i padroni alcuni provvedimenti
I cani fanno parte anch’essi della vita di condominio. I nostri pelosetti si ritrovano ad essere inconsapevolmente inquilini facenti parte di un vicinato e come tali anche a loro tocca rispettare delle regole. Nonostante la cassazione, a questo proposito, abbia riconosciuto ai cani un vero e proprio diritto di abbaiare (Cass. 7856/2008) è bene fare attenzione per evitare di incorrere in provvedimenti anche seri per i padroni.
Studio Cataldi, ha stilato una serie di casistiche che possono verificarsi nel momento in cui si ha a che fare con i cani da condominio. Vediamo insieme quali.
Se l’animale domestico dovesse rivelarsi eccessivamente rumoroso e di conseguenza non bene educato dal proprio padrone, entra in gioco l’art. 659 c.p. che disciplina fattispecie di questo tipo. La regolamentazione redarguisce il padrone, facendo appello al “disturbo delle occupazioni e del riposo delle persone” e in alcuni casi gravi può portare alla sanzione di 309 euro e fino a tre mesi di carcere.
Se l’entità di fastidio apportata dal comportamento dei cani che vivono in condominio dovesse risultare insostenibile, il vicinato può allertare le Forze dell’Ordine. Nei casi in cui si riscontrasse uno stato di abbandono ai danni dell’animale, è consigliabile rivolgersi alle autorità giudiziarie.
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