Cannes 2021, Palma d’onore per il documentario di Marco Bellocchio
Festival di Cannes 2021, Marco Bellocchio si aggiudica la Palma d’onore per il suo documentario “Marx può aspettare”
Un premio raro nella carriera di un cineasta quello della Palma d’onore del Festival di Cannes. Eppure il regista italiano è riuscito a conquistarlo, facendo semplicemente “il massimo nei propri limiti, l’unica cosa che conta nell’arte come nella vita“, a sua detta. Oltre al ritiro del premio, Marco Bellocchio sarà in prima linea per la presentazione al pubblico mondiale del suo nuovo lavoro, il documentario Marx può aspettare, da oggi nelle sale italiane.
“Sono due cose unite dalla generosità di Frémaux ad accoglierle qui insieme, ma anche molto distinte per me, per il tipo di sentimenti che mi genera”, dichiara il regista. “La premiazione sarà una fatica perché non è nelle mie corde mostrarmi alle platee. Certo sono contento, ma non lo considero un premio che mi ripaga. Qui a Cannes ho già avuto grandi soddisfazioni. Nel breve discorso che farò ricorderò il grande Michel Piccoli che con Anouk Aimée ottenne nel 1980 doppia palma per l’interpretazione con Il salto nel vuoto. Rispetto al film, invece, sono in ansia perché incuriosito dal come la platea internazionale lo recepirà: è del tutto inimmaginabile portare a Cannes un film così piccolo e personale”.
Un film personale quello di Bellocchio, da lui definito “famiglia-biografico“. Si tratta di un documentario stratificato: da un lato la tragica vicenda del suicidio di suo fratello Camillo, morto a soli 29 anni. Dall’altro una riflessione sul senso del fare cinema, sulla Storia italiana, sull’incedere del Tempo e sui suoi effetti sulla memoria.
“Questo è un film che sentivo molto profondamente dentro di me, era l’ultima occasione per fare i conti con qualcosa che era stato nascosto e censurato” continua Bellocchio. “Non volevo fare qualcosa di nostalgico su ciò che restava della famiglia, per questo abbiamo individuato subito il suo protagonista, che era in absentia, il mio gemello Camillo. Nel corso della carriera ci sono sempre stati riferimenti a lui, in particolare con Gli occhi, la bocca, ma di quel film non sono mai stato soddisfatto. Oggi invece mi sento finalmente libero, alleggerito, anche capace di fare dello spirito. Sono emerse cose meravigliose e inedite, tipo mia sorella Letizia sordomuta che non aveva mai parlato: ha dimostrato uno spirito tipicamente bellocchiano pure mantenendo salda la propria fede in Dio”.
Marx può aspettare è la storia di un uomo dedito alla militanza politica per risolvere i suoi tormenti interiori. “Non l’avevo capito– dice Bellocchio– come neppure gli altri miei fratelli, il resto della famiglia. Ma io, che ne sono il gemello, sento ancor più grave questa responsabilità di distrazione, anzi, di vera e propria assenza. Ecco perché Marx deve aspettare è il mio film più privato nel quale però mi sono sentito molto libero, benché non assolto. Non avevano intuito la tragedia che sottostava la vita normale di mio fratello Camillo”.
Il titolo originale doveva essere L’urlo, ma poi è mutato nel più soft reso noto al pubblico. Il lungometraggio è anche il riemergere della lettera che Camillo aveva scritto a Marco implorandolo di farlo entrare nell’industria cinematografica, a lavorare con lui. “ Thierry Frémaux nella sua lettera d’invito mi ha scritto – ‘Raccontando la storia di tuo fratello che voleva fare il cinema, con questo film l’hai consacrato nella Storia del cinema’ conclude Bellocchio.
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