20 Gennaio 2020 - 14:02

Caso Gregoretti: Salvini e l’ennesima farsa del voto

salvini

La Giunta per le immunità del Senato si riunisce nel pomeriggio per il caso Gregoretti. Ma Salvini passerà inosservato per il forfait del Governo

E allora? Dopo tanto chiacchierare, si rischia un nulla di fatto che sa tanto di farsa, di beffa e di un cambio nella politica italiana che forse non arriverà mai. Il fantomatico processo a Matteo Salvini per il caso della nave Gregoretti, in auge fin da quando era ministro dell’Interno, potrebbe non svolgersi più. Anzi, a questo punto è quasi sicuro che la Giunta per le immunità lascerà perdere ogni tipo di processo nei confronti del leghista.

Il gruppo si riunirà durante il pomeriggio per la richiesta di processo. L’organismo, presieduto da Maurizio Gasparri, appartenente a Forza Italia, si riunirà alle 17 per esprimere il verdetto dopo la discussa votazione di Venerdì. Ricordiamo, infatti, che la stessa presidente del Senato, Elisabetta Casellati, ha già dichiarato il proprio consenso a lasciar perdere, scatenando polemiche incredibili da parte di Movimento 5 Stelle e Partito Democratico. Non è detto che oggi si arrivi ad una conclusione (la decisione definitiva toccherà, comunque, all’Aula il 17 Febbraio). I commissari dei partiti di maggioranza (PD-M5S-IV-LEU) potrebbero non partecipare al voto. E per il gioco dei numeri potrebbe verificarsi un nulla di fatto.

La Giunta per le immunità è composta da 23 membri, così suddivisi: 6 M5S, 5 Lega, 4 Forza Italia, 3 Italia Viva, 1 ciascuno PD, FDI, LEU, Misto e SVP. La maggioranza giallorossa può quindi contare su 10 voti. Il commissario di SVP è ammalato e non parteciperà al voto. A questo punto potrebbe verificarsi una situazione paradossale: 5 voterebbero a favore (Lega), altri 5 voterebbero contro. A questo punto, il presidente potrebbe rinviare al 17 Febbraio per la decisione definitiva.

A colpire, però, del caso Gregoretti, è l’uso politico che lo stesso leghista sta facendo. Ancora una volta, si punta sul pietismo della gente. E non va bene.

La solita tattica

Chiunque ha seguito in maniera assidua le vicende politiche di questi ultimi due anni non può non riconoscere uno schema fisso adottato da Matteo Salvini. Questo “disegno” si affida completamente al pietismo, come se un leader politico che già ha il suo ritorno elettorale abbia bisogno di farsi vedere da tutta Italia come “uno qualunque”. Una tattica che paga dal punto di vista della fama e dell’immagine. Perché, ancora una volta, è tutta lì la questione. Ancora una volta un leader del centrodestra svolge opera di convincimento nei confronti dell’opinione pubblica, tale da convincerla ad identificarlo come un perseguitato politico.

Non è la prima volta che capita una cosa simile. Già Silvio Berlusconi fece della fantomatica “lotta alla magistratura” uno dei suoi principali ritornelli da sfruttare per accaparrarsi il popolino. Ora Matteo Salvini utilizza la sua stessa tecnica per quel che riguarda il caso Gregoretti. Una vicenda che, ancora una volta, ha del grottesco. Chi credeva che si potesse davvero processare un politico che ha infranto la legge durante il suo mandato è rimasto ancora una volta scottato. Questa volta, è anche colpa del Governo/opposizione, inadeguato fino al midollo.

Fin dall’inizio, infatti, i presagi per avere un giusto (ed equo) processo erano andati a farsi benedire. Sotto i colpi dei media, come al solito, si tende a rivalutare completamente una qualsiasi situazione processuale, pur di non contravvenire alle leggi dei social. Lo mostra benissimo Clint Eastwood nel suo ultimo film, Richard Jewell: potere e media vanno quasi sempre a braccetto, il più delle volte in maniera sbagliata e inopportuna. Solo che, questa volta, dall’altro lato della barricata non c’è un eroe processato ingiustamente. No.

C’è solamente un furbo che conosce bene le logiche del potere e come funziona l’Italia. E il caso Gregoretti ne è la palese dimostrazione.