Cesare Zavattini, 26° anniversario della scomparsa del più grande esponente del Neorealismo italiano
Cesare Zavattini, un intellettuale tra i più eleganti ed eclettici del novecento italiano. Fu critico, giornalista, pittore, poeta, fumettista, grande comunicatore, commediografo e maestro di sceneggiatura e di cinema italiano
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Sono trascorsi 26 anni da quando il cinema italiano ha perso uno dei suoi più grandi artisti, Cesare Zavattini. Il Maestro Zavattini è ricordato come il padre del Neorealismo in Italia.
Un artista a 360 gradi, Zavattini non ha solo stravolto e rivoluzionato la visione del “fare” cinema in Italia, ma fu anche un grande comunicatore, un appassionato di musica leggera e di pittura. Cesare Zavattini, soprannominato anche “Za” per gli amici, nasce a Luzzara (Reggio Emilia) il 20 settembre 1902.
Dimostra fin da subito la sua grande predisposizione allo studio e un sconfinata curiosità verso il mondo del cinema e del teatro. Nel 1921 consegue la licenza liceale e, proprio in questi anni, che incomincia ad avvicinarsi al teatro, al cinema e alla letteratura: Viviani, Petrolini, il Variété 17, gli spettacoli del trasformista Fregoli, le riviste di cinematografia, e Dostoievskij. Dopo essersi diplomato, si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza a Parma, un percorso che non riesce a concludere, e nel 1922 entra come istitutore nel collegio Maria Luigia, dove ben presto si distinse per il suo carattere estroso e intraprendente conquistando gli studenti con giochi e aneddoti divertenti.
Zavattini fu travolto dall’arte, amò profondamente la scrittura infatti fu una delle sue più immense passioni.
Nel 1928 intraprese a Parma la carriera giornalistica. Successivamente si trasferì a Milano, collaborando a vari giornali.
Nel 1937 fondò a Milano il Bertoldo, fortunata rivista satirica edita da Rizzoli Editore, che però non ebbe mai l’onore di dirigere per contrasti con Rizzoli. Passò poi alla concorrente Arnoldo Mondadori Editore, dove assunse l’incarico di direttore editoriale fino al 1939. Diresse il giornale umoristico Settebello, quando nel 1939 passò sotto la direzione collegiale Zavattini-Achille Campanile.
La sua attività di narratore, per lo più umoristico, satirico, ironico, aveva preso l’avvio nel 1931 con l’opera “Parliamo tanto di me“, che riscosse uno successo sensazionale. Zavattini fu uno scrittore dotato di un talento eccezionale, enigmatico e spesso controcorrente, autore fortemente critico verso la società, osservata tanto nei suoi aspetti dolorosi quanto in quelli umoristici, uno sguardo attento, distaccato e il più delle volte pungente rendeva le sue opere delle vere e proprie perle nella letteratura del Novecento.
Nelle sue prime opere, dal 1931 al 1943, si percepisce l’influenza di un’epoca condizionata dal regime fascista, in forme e contenuti inconsueti, comparando realtà e fantasia, cercando di privilegiare la prima attraverso originali riflessioni con la seconda. Oltre al libro d’esordio “Parliamo tanto di me”, i suoi primi e più noti lavori letterari sono stati “I poveri sono matti“, “Io sono il diavolo”, “Totò il buono” e “Straparole” nel 1967.
Zavattini non rimase lontano dal cinema a lungo, infatti, nel 1934 avviò la sua carriera cinematografica. Da quell’anno, oltre alla produzione letteraria e a quella pubblicistica, cominciò a dedicarsi con assiduità alla settima arte come soggettista e sceneggiatore. Nel 1939 incontrò Vittorio De Sica, con cui realizzò numerosi film, tra i quali capolavori del neorealismo come Sciuscià, Ladri di biciclette, Miracolo a Milano.
Zavattini collaborò con grandi artisti nei suoi oltre 80 film: Michelangelo Antonioni, Hall Bartlett, Alessandro Blasetti, Mauro Bolognini, Mario Camerini, René Clément, Giuseppe De Santis, Federico Fellini, Pietro Germi, Alberto Lattuada, Mario Monicelli, Elio Petri, Dino Risi, Roberto Rossellini, Mario Soldati, Luchino Visconti o Damiano Damiani in L’isola di Arturo 1962.
Cercare di catalogare Cesare Zavattini sarebbe estremamente limitante, in quanto il grande artista ha esteso il suo sapere, le sue capacità e competenze in ogni ramo dell’arte, dimostrandosi, e riconfermandosi a distanza di ben 26 anni uno dei più grandi artisti italiani. Il suo talento e le sue illustri opere letterarie e cinematografiche sono parte della storia italiana, una storia costellata dalle belle arti, dalla cultura e dalla fame di conoscenza. Zavattini rappresenta la bell’Italia, è la figura cardine che attraverso il suo linguaggio ha scardinato migliaia di pregiudizi e stereotipi sulla società del tempo, con un’eleganza e una maestria senza eguali e senza tempo.
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