Chiamami col tuo nome: l’accettazione dell’amore e del dolore
La consapevolezza, il coraggio e l’amore nel monologo finale del film “Chiamami col tuo nome” serviranno a spronare Elio a non reprimere ciò che sta provando
Oggi analizziamo nei dettagli il monologo finale del film capolavoro di Luca Guadagnino “Chiamami col tuo nome“. Il padre di Elio si ritrova infelice della vita che ha vissuto poiché è fuggito da se stesso, ma come vedremo, la consapevolezza, il coraggio e l’amore serviranno a spronare il figlio a non reprimere ciò che sta provando.
“Quando meno te lo aspetti, la natura ha astuti metodi per trovare il tuo punto più debole”
È inevitabile. Succede a tutti prima o poi. Possiamo fuggire da tutto e tutti, tranne che da noi stessi, perchè, per quanto possiamo scappare da una situazione che definiamo dolorosa, essa troverà sempre il modo per venirne fuori. Con questa frase ha inizio il monologo del professor Perman, il padre di Elio.
“Adesso magari non vuoi provare niente, magari non vorrai mai provare niente e, sai, magari non è con me che vorrai parlare di queste cose. Però prova qualcosa, perché l’hai già provata”
Non esiste un amore sprecato. Non esiste emozione più grande di sentire che una persona ci appartiene al punto di arrivare a fondere due corpi in uno soltanto. Ecco cosa riflette il titolo del film “Chiamami col tuo nome”. La storia di Elio e Oliver mette in evidenza che si può arrivare ad essere non solo travolti da una passione quasi incontrollabile, ma c’è spesso altro. Quel “di più” è l’amore.
Se abbiamo provato questa sensazione almeno una volta nella nostra vita dobbiamo inseguirla. Sbagliamo se pensiamo che quell’emozione passata non possa più ritornare, ma per far sì che ciò possa accadere, abbiamo bisogno di coraggio, forza e consapevolezza.
Consapevolezza e rammarico per ciò che non ha vissuto
“Senti, avete avuto una splendida amicizia, forse più di un’amicizia, e io ti invidio […] Forse ci sono andato vicino, ma non ho mai avuto una cosa così. Qualcosa mi ha sempre frenato prima, si è messa di mezzo.”
“Io ti invidio“. Nel film “Chiamami col tuo nome” il padre di Elio sta per svelare una parte di sé che ha sempre represso ma, come abbiamo detto in precedenza, “la natura ha astuti metodi per trovare il tuo punto più debole“, e prima o poi viene a galla. Il signor Perman cerca di spronare Elio a “vivere” e a “provare” quelle emozioni che, forse per mancanza di coraggio, si è negato anche se, come lui stesso racconta, “è andato vicino“.
Con la frase “qualcosa mi ha sempre frenato” il signor Perman ci fa capire che accettarsi ed essere se stessi era difficile se prendiamo in considerazione gli anni in cui è ambientata la storia. Infatti, se consideriamo che la storia è ambientata negli anni ’80, precisamente 1983 il romanzo e 1987 il film, possiamo intuire che il padre di Elio circa venti anni prima abbia avuto una storia d’amore che si avvicina a quella tra Elio e Oliver, ma con grandi differenze.
Se tornassimo indietro di venti anni arriveremmo alla fine degli anni sessanta e inizio anni settanta. In quegli anni si sono mossi i primi passi della comunità LGBT stanca delle continue perquisizioni e arresti da parte della polizia. Infatti, il 27 giugno 1969 avvenne una rivolta nota con il nome “I moti di Stonewall“. La ribellione di quella notte ha segnato la storia del mondo LGBT e, per questo i principali gay pride vengono organizzati nel mese di giugno.
Tornando al film “Chiamami col tuo nome”, il padre di Elio non ha avuto il coraggio di abbattere i muri del pregiudizio e per questo, invoglia il figlio a vivere e provare quelle emozioni invece di reprimerle come lui ha fatto in gioventù. Nel monologo finale del film, spesso accade che, il signor Perman volge lo sguardo verso il basso come a riflettere sul suo passato mentre Elio, ammutolito, cerca di metabolizzare il suo dolore.
Conclusione monologo
“Come vivrai saranno affari tuoi, però ricordati: il cuore e il corpo ci vengono dati soltanto una volta e, in men che non si dica, il tuo cuore è consumato e, quanto al tuo corpo, a un certo punto nessuno più lo guarda e ancor meno ci si avvicina.”
Ecco la parte finale del monologo del padre di Elio in cui ci invita a non farci condizionare dalle altre persone perché la vita è una sola e non dobbiamo compiacere gli altri ma dobbiamo dar conto solo ed esclusivamente a noi stessi. Ci vuole tanto coraggio ad accettarsi ma, se non lo si fa, ci si potrebbe ritrovare infelici di una vita che non è quella che vorremmo.
Ecco l’esempio del padre di Elio che si è ritrovato a fare un sottile “coming out” mentre cerca di far metabolizzare al figlio il suo dolore e qui, con lo sguardo basso, capisce che è infelice perchè non è stato capace di viaggiare dentro il proprio essere.
“Tu adesso senti tristezza, dolore. Non ucciderli, al pari della gioia che hai provato.”
Vorrei concludere questa profonda analisi del monologo del padre di Elio nel film “Chiamami col tuo nome” con alcuni versi di Brunori Sas che si trovano nel brano “La verità“.
“Ma l’hai capito che non serve a niente, mostrarti sorridente agli occhi della gente e che il dolore serve proprio come serve la felicità“.
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