City of God, un film da recuperare
A quasi quindici anni dall’uscita di un film che ha avuto altissime valutazioni su Imdb (ben 8,7 punti su 10, lo stesso di “Quei bravi ragazzi”), vi diciamo perché City of God, film brasiliano, merita una serata in TV
[ads1] La top 250 di Internet Movie Database è sicuramente uno dei migliori punti di riferimento per gli appassionati di cinema, soprattutto quando si ha la voglia di spendere un paio d’ore davanti alla TV per gustarsi un buon prodotto.
In mezzo a capolavori immortali della cinematografia, da Le Ali della Libertà fino al Padrino, passando per i western di Sergio Leone, la saga di Guerre Stellari e i capolavori sci-fi come Interstellar o Inception, mi è capitato di recente di trovare un titolo che vantava le stesse valutazioni di uno dei miei film preferiti, lo scorsesiano Goodfellas (in Italia “Quei Bravi Ragazzi“).
Si tratta di City of God (Cidade De Deus in portoghese), film brasiliano del 2002 che racconta la storia vera della favela di Rio de Janeiro che porta il nome di “Città di Dio“.
Il film, di Fernando Meirelles, ottenne nel 2004 ben 4 nomination agli Academy Awards, ma non vinse, superato da quell’altrettanto capolavoro di Peter Jackson che era “Il signore degli anelli: il ritorno del re“.
Ma City of God è un prodotto di pregevole fattura, che regge al confronto con i massimi esempi di gangster movie statunitensi, e soprattutto provvisto di una fotografia importante, che quasi mai mostra di essere di un paese dove l’industria cinematografica è secondaria e può contare su fondi decisamente superiori come può accadere nella Hollywood americana.
In due ore, ci viene raccontata la storia di Buscapè e Dadinho e dello sviluppo della favela di Rio entro un periodo di vent’anni, precisamente dal 1960 al 1980: amici sin da piccoli, seguono due strade parallele che alla fine li porterà ad incontrarsi in mezzo al sangue che scorre a fiumi tutti i giorni in un luogo difficile come può esserlo una bidonville di una grande città sudamericana.
Il primo, Buscapè, sogna di essere un fotografo; il secondo, invece, sogna disperatamente di fare la scalata criminale per controllare l’intera favela e diventarne il signore incontrastato.
Alla fine riusciranno entrambi a raggiungere il loro obiettivo, Dadinho con il soprannome di Ze Pequeno e Buscapè con un nome che verrà rivelato solo nell’ultima frase del film, ma ad un prezzo molto elevato.
Girato con sapienza, e servendosi della collaborazione di membri reali delle band che imperversano nelle bidonvilles brasiliane, City of God è un documento importante che racconta valori importanti come l’amicizia, l’affetto e la collaborazione, nonostante un sostrato nel quale non esiste nessun rispetto della vita, la polizia è corrotta e pronta a vendersi per pochi reais (la valuta ufficiale del Brasile)
Forse il film paga giusto un po’ di rozzezza nell’esposizione degli eventi, cosa che ha indotto qualche critico di a condannarlo per essere eccessivamente qualunquista.
Tuttavia, anche se nel film c’è poco spazio per la redenzione, nonostante il nome stesso della favela, che vuole la bidonville di proprietà del Signore, City of God resta un ottimo gangster movie, che merita pienamente due ore del nostro tempo. Da vedere. [ads2]
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