13 Aprile 2015 - 09:35

Civitella, antica Cives nell’orizzonte di un abbraccio

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A ZONZo a Civitella, collina isolata che guarda l’orizzonte del Cilento. Divisa un due parti, esprime un’articolata architettura militare di derivazione ellenica 

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AZONzo è ancora nel Cilento, arriva a Civitella, nel Comune di Moio della Civitella, una collina che sorge ai piedi del Monte Gelbison, che riesce ad abbracciare una larga fascia del territorio cilentano; d’altra parte molti centri importanti del Cilento sono nati da insediamenti antichi, che giocano sullo straordinario effetto che nasce da un luogo nascosto che però riesce a tenere sotto controllo, e quindi davanti agli occhi e al cuore, le tante meraviglie di un territorio sempre occupato e sotto assedio da parte dello straniero. 

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Civitella

Dalla Civitella, ad occidente troviamo il tratto costiero della piana dell’Alento e a est si apre su Cannalonga. Guardando verso nord si delineano la vallata boscata dei fiumi Trenico e Calore, arrivando fino alla barriera dei monti Alburni e dagli altopiani del monte Cervati; il Cilento insomma!

Sopravvivere, all’epoca degli insediamenti, era di notevole importanza, probabilmente l’obiettivo principale delle antiche civiltà; ecco che nasce sempre l’esigenza di occupare spazi auto-protettivi, per la loro morfologia, ma capaci di “spiare” l’ambiente circostante, garantendo così l’evoluzione di piccole e grandi comunità.

La conoscenza della Civitella è stata possibile attraverso tre diversi momenti di ricerca archeologica tra gli anni ’60 e gli anni ’80: la prima, quasi una scoperta, ad opera del prof. M. Napoli, che identificò il sistema di fortificazione nel 1966, collegandolo alla colonia greca di Velia; la seconda tappa della ricerca rintraccia la “porta sud” o dei “castagni” nel 1967 ad opera del prof. E. Greco; infine, a partire dal 1976 passò sotto la direzione del prof. A. Schnapp dell’Università di Parigi, capace di ricostruire il tessuto edilizio in un lungo percorso di studio, terminato nel 1987.

L’area archeologica della Civitella rimane un caso unico nel territorio, in quanto la struttura architettonica ricostruita rimanda all’operato tipicamente militare, alla cui base c’era un’articolata progettazione e direzione; questo dimostra anche, tuttavia, che la Civitella nasce come sistema di difesa.

La grande lavorazione dei blocchi della fortificazione, con scalpello, presentano incisioni e segni; un’attenzione minuziosa, che esprime il potenziale artigianale e artistico della comunità. Un sistema difensivo ben strutturato, formato da cinque porte, ognuna con uno schema planimetrico diverso, perché pensato per adattarsi al suolo e alla funzione che doveva avere nell’insieme della fortificazione; la Civitella, dunque, rappresenta uno degli esempi di architettura militare del Cilento.

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Acropoli Civitella

Un’ulteriore conferma della sua unicità è il terrazzo di acropoli, che ospita una complessa struttura edilizia, caratterizzato da una precisa disposizione, disegna un chiaro impianto storico urbano. I tagli trovati nelle rocce, le dinamiche tra tratti murari e pavimentazione, sono l’esemplificazione di una metodologia applicata per sfruttare nel modo migliore lo spazio a disposizione, ma anche l’esposizione naturale del luogo prescelto.

Legato, nelle sue origini storiche, alla colonia focea di Elea (Velia) e alle sue esigenze di controllo militare, costituisce uno dei luoghi meglio situato e organizzato per il controllo degli arrivi sul territorio circostante.

Il complesso di fortificazione e il terrazzo di acropoli, se analizzati nello specifico, possono rivelare aspetti storico-sociale della Civitella.

civitellaLa fortificazione – Costituito da un recinto esterno chiamato proteichisma, ossia un’ellissoide irregolare, seguendo con cura l’ortografia del luogo, è stato modellato in modo da inserire i due terrazzi acroterali della collina alla Civitella. L’anello murario, che s’interrompeva a nord, riusciva a sfruttare la naturale predisposizione del territorio, dimostrando anche una certa esperienza maturata dagli abili della comunità, evitando lavoro superfluo e dispendioso, poi nel tempo poco produttivo. Questa popolazione, lavorando in tale prospettiva, probabilmente pensava ad una permanenza lunga e stabilizzante sulla collina.

Internamente, poi, vi erano due lunghe mura diateichisma, migliorando ulteriormente il sistema di difesa attraverso l’ampliamento e la stabilizzazione del pianoro sommitale, in modo da accogliere il nucleo abitativo in un ambiente più confortevole e sicuro. Unicum è “la porta sud” o “dei castagni” che presenta uno schema a “tenaglia” con il protyron posto davanti alla porta interna. L’originalità si esprime proprio attraverso la sua rotazione rispetto al piano d’ingresso e lo pseudo arco di cui è costituita, che aveva solo una funzione estetica.

civitellaInfine, il terrazzo di acropoli – Nel III secolo a.C. ospitava un centro abitato realizzato con tecniche diverse, in cui fu impiegato anche materiale recuperato da altri edifici esistenti. Con base a “pettine”, il centro abitato in basolato, era dotato di un sistema per la raccolta e la canalizzazione delle acque piovane. Abbandonato alla fine del III secolo, è stato poi occupato sporadicamente. Di recente, sono stati ritrovati anche alcuni frammenti di maioliche, che componevano il pavimento della Cappella del XVI secolo.

Ogni anno, nel giorno dell’Annunciazione, alla Civitella, si fa rivivere l’antica tradizione della Benedizione delle Croci, di derivazione greca; croci di castagno vengono benedette al Santuario della Madonna dell’Annunziata e poi piantate nei campi per garantire fertilità e prosperità. Una tradizione che ci riporta ai lontani Riti della Primavera, aspetti suggestivi e che stuzzicano la curiosità degli studiosi sulle origini culturali del Cilento, che stanno vedendo un ritorno sul territorio per approfondire aspetti come la lingua, le tradizioni e la storia in senso lato.

Fonti

Parco Archeologico della Civitella, a cura di Luigi Scarpa, Napoli, 2001

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