17 Dicembre 2015 - 18:38

Colpisci, fino a che non ci sarà più vita dentro le vene

colpisci

Tratto dall’album Resistenza, Colpisci è la melodica marcia funebre di un amore arrivato alla fine, sangue vitale di un cuore che si arrende al gioco

[ads1]Colpisci è il secondo brano tratto da Resistenza, pubblicato il 4 settembre 2015 dalla Sony Music. Canzone che rientra nel genere pop – soul, dimostra il passaggio graduale ed evolutivo, legato spesso anche ai sentimenti e ai temi insiti nell’album, di Neffa, storico batterista del gruppo hardcore Negazione

Colpisci spicca rispetto agli altri brani, per il giusto equilibrio tra significato nascosto del testo e andamento musicale. Cantata con “la voce dell’anima”, come viene definito il soul, Neffa recita la fine di un amore, lacerato dal silenzio, momento di un rapporto che implica il declino del confronto e della comunicazione, ma anche l’anteprima di una morte interiore preannunciata.

Ancora non capisco cosa vuoi di più
dietro i tuoi silenzi cosa c’è
scegli l’arma all’alba di un mattino, con la nebbia
conta dieci passi via da me
voltati e poi colpisci, colpisci dritto al cuore
uccidi il nostro grande amore
e meglio se tu finisci il tuo lavoro bene
fino a che non ci sarà più vita dentro le vene

Il silenzio, nel suo significato etimologico è anche tacere, che nella sua estensione allude ad una persona che si astiene dal parlare. Nel brano si contrappone fortemente a “colpisci”, più volte invocato da Neffa, che invece rimanda ad un’azione concreta e che ricade sul corpo, che deve essere centrato per il compiersi dell’azione.

Colpisci, dunque, evoca due situazioni dell’amore contrapposte, che conducono entrambe alla fine: il silenzio, come attività di sospensione del giudizio, come assenza, perdita di contatto e incomunicabilità; diversamente invece colpire, che richiede il legame con un oggetto fisico, materiale, per acquistare un significato reale.

Neffa manifesta la difficoltà di continuare ad amare di fronte ai silenzi, che uccidono l’espressività del rapporto. L’amore, interpretando le parole del brano, è fondato sulla presenza e sul dialogo. Scomparendo tutto questo, l’amore si traduce in un dolore fortissimo, che spaventa più della morte.

colpisci Il videoclip, inoltre, immerge nel significato profondo di questo brano, Colpisci, presentando due livelli di lettura: la realtà e la finzione. La contrapposizione dei linguaggi è scelta anche per la trasposizione visiva della canzone, dove Neffa racconta la fine attraverso un flashback che lo riconduce all’interno di un mondo nobile, stereotipo che codifica i rapporti d’amore come un patto tra le parti e privo di conoscenza reciproca. Tra i due amanti avviene un duello cavalleresco unilaterale, che segna il collasso della relazione.

La donna, l’unica vestita di un rosso porpora, ha in mano il destino della vita dell’uomo, che puro (così come si può “leggere” nel colore della sua camicia bianca), è rimasto vittima di un gioco d’amore, che ha sconfitto man mano la sua autostima.

Le stelle sono sogni che svaniscono
fra un minuto il sole sorgerà
e chissà se in fondo a quella luce, nel tuo sguardo
l’ombra di un rimpianto passerà
nell’attimo in cui colpisci, colpisci dritto al cuore
uccidi il nostro grande amore
e meglio se tu finisci il tuo lavoro bene
fino a che non ci sarà più vita dentro le vene

Il sogno, dimensione che si collega al sonno, all’immaginazione, ma anche contenitore di allucinazioni e incubi, svanirà nel momento in cui ci sarà il colpo. Ritorna il dualismo, esistenziale e linguistico, che porta alla luce il vero sentire, sofferente, della vittima del gioco d’amore. Tanto l’attività intellettiva ed emotiva tende a svanire nel rapporto, tanto rimane centrale l’esigenza di avere un contatto reale venendo colpito diritto al cuore, “fino a che non ci sarà più vita dentro le vene”: in questa strofa, Neffa evidenza quanto quell’amore, solo evocato ma mai enunciato, sia il sangue che dal cuore pulsa nelle vene. Ecco perché, colpire al cuore, rimane l’ultima azione da compiere per “avvertire” una presenza svanita nei silenzi e nei sogni passeggeri.

Il primo colpo e ancora un altro e cade giù
in fondo è stato un bene che fossi proprio tu
le foglie secche e il fango e il freddo che si sente
continua a dirmi che non potrai perdonarmi mentre
colpisci, colpisci dritto al cuore
uccidi il nostro grande amore
e meglio se tu finisci il tuo lavoro bene
fino a che non ci sarà più vita dentro le vene
allora tu, colpisci, colpiscimi!

Precarietà, come quella delle foglie, ma anche rinnovamento. La vita delle foglie è una metafora ricorrente, nella poesia e nel melodramma, come simbolo di una vita che è debole, perché legata alle “stagioni”, ma è anche divenire da una forma all’altra attraverso un’evoluzione circolare.

Colpire dunque, non è più sinonimo di “morte” interiore, perché può essere l’incipit di un nuovo stadio emotivo, di un nuovo legame, di una fine che è anteprima di cambiamento. Neffa, così, c’insegna che l’amore vive nel dialogo, linfa vitale di un cuore che palpita ascoltando l’altro nella sua libera espressione.

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