9 Aprile 2020 - 10:25

Coronavirus, crisi e opportunità: la storia di Marianna

Coronavirus intervista neo-laureata

Zon.it intervista in esclusiva una dei diecimila nuovi camici bianchi immessi nel sistema sanitario nazionale contro l’emergenza  Coronavirus: “Sicuri che tutto questo ci insegnerà qualcosa?”

Quando la crisi diventa opportunità: facendo appello ai nostri comuni studi classici, ci sembra efficace  riassumere così la storia di Marianna, venticinquenne lucana parte di quegli oltre diecimila medici già abilitati alla professione per far fronte alla carenza di camici bianchi impegnati nella lotta al Coronavirus:

“Ho risposto a due bandi, uno dell’Esercito su scala nazionale e uno della Protezione Civile in cui si fa richiesta per Regione e poi si viene assegnati ad una sede sul territorio”, mi racconta con l’entusiasmo di chi non vede l’ora di passare dalla teoria alla pratica. Nel frattempo, però, Marianna ha già indossato il camice bianco, lo scorso 4 Aprile,con il suo primo turno in guardia medica . Una prassi per chi si avvia alla professione medica ma che con l’emergenza Covid-19 in atto assumono un più preciso valore:

Anche tra le guardie mediche si sta registrando carenza di personale. Si stanno liberando molti posti perché molti di questi medici spesso si ammalano o si dimettono per paura del contagio”.

Innamorata della scienza

Marianna,  quali sensazioni ti accompagnano al debutto “in corsia”?

Sono una persona molto coraggiosa e sicura delle mie possibilità, quindi in me sta prevalendo l’entusiasmo. E sinceramente, dopo sei anni di studio intenso, non vedo l’ora di fare qualcosa di pratico, anche di sbagliare, fare figuracce, ma comunque fare. La paura, che pure c’è, la tradurrò in uno “slancio formativo”:  in questi giorni sto facendo una full immersion tra guida per la guardia medica e corsi sul Coronavirus, perché è giusto che io sia informata: noi medici, in questo periodo, siamo sottoposti ad un rischio enorme.

A chi mi chiede un parere, per quanto il mio non sia scientifico, dico sempre che il Coronavirus ha scoperchiato il vaso di Pandora di un sistema sanitario già malato. Tu, dal di dentro, cosa ti aspetti per quando “la nottata sarà passata”?

L’abolizione del test di abilitazione è già un passo avanti ed io mi aspetto si prosegua in questa direzione: aumentando, per esempio, le borse di specialistica o che addirittura il test di specialistica, quel sistema “ad imbuto” che permette a pochissimi di fare quello che realmente vogliono fare, possa essere abolito.  Oltretutto penso che, dal punto di vista formativo, andremmo addestrati molto di più sulla pratica.

E dal punto di vista sociale, come pensi cambierà la nostra vita dopo il Coronavirus, impareremo davvero qualcosa?

Io penso che dopo questa epidemia non avremo imparato un bel nulla. Nell’immediatezza vivremo una fase in cui le persone saranno ancora terrorizzate, restie al contatto umano e quindi si limiteranno. Penso che poi prevarrà un entusiasmo, una frenesia per cui si andrà incontro ad un eccesso negli stili di vita, per compensare un po’ le “privazioni” di questo periodo buio.

Altra questione è quella economica per cui molte persone dovranno stringere ancora di più la cinghia e le aziende,  che dovranno riaprire, andranno incontro a delle difficoltà di bilancio per far fronte alle quali sarà necessario tagliare delle voci di spesa. E forse si ridimensionerà, fortunatamente, l’importanza di alcune figure come gli influencer.

Ti sei fatta un’idea su quando potremo lasciarci alle spalle questo periodo?

Sarebbe evocativo pensare ad un “nuovo 25 Aprile” ma evidentemente non credo che sarà così. La mia idea, ma è opportuno chiarire che non ho evidenze scientifiche a supportarla, è che la quarantena  da Coronavirus già a Maggio potrebbe concludersi, ma per la riapertura della maggior parte delle attività bisognerà aspettare Giugno.

Prima di guardare al futuro, facciamo un attimo un passo indietro. Perché hai scelto proprio medicina?

La scelta di studiare Medicina l’ho maturata in quarto superiore: quello che più di tutto mi ha spinto è l’amore sviluppato negli anni per la scienza, la ricerca e la scoperta continua: studiare non mi è mai pesato. Non ti nascondo che inizialmente tutti hanno tentato di scoraggiarmi: soprattutto mio padre, che è medico anche lui. Ho visto la vita che ha fatto... Nonostante tutto, io sono rimasta ferma sulle mie idee, sapevo che era un percorso difficile, sapevo che c’era molto da studiare però sapevo anche che ne sarebbe valsa la pena.

A Luglio affronterai il test della specialistica, ammesso che l’emergenza non imponga uno slittamento.  Hai già orientato la tua scelta?

Anche qui si è trattato di una scelta maturata lentamente: ero al quinto anno di Medicina e lì, anche grazie al mio professore che mi ha trasmesso tanto entusiasmo, ho capito che avrei optato per la Chirurgia Plastica. Perché? Perché credo sia un ambito in cui il chirurgo può realmente scegliere cosa vada bene per il paziente che ha di fronte anche seguendo il proprio gusto estetico.

 In questo c’è spazio anche per la chirurgia estetica?

L’estetica non è che una minima parte della chirurgia plastica. In questo senso mi piace l’idea, forse un po’ scontata, di aiutare le persone a riacquistare la stima in se stesse.

Ma sarei falsa se non ti dicessi che in realtà la maggior parte di coloro che ricorrono alla chirurgia estetica non ne hanno realmente bisogno: e ti dirò, oltre alla chirurgia plastica mi piacerebbe anche psichiatria; penso che siano in realtà due branche molto affini. Io dico sempre che chi va dal chirurgo plastico avrebbe bisogno prima di uno psichiatra: chi ricorre al chirurgo plastico lo farà potenzialmente più e più volte, non si accetta, non si riconosce, quindi il chirurgo plastico dovrebbe essere bravo a dire tanti no, a rendersi conto che il problema non è tanto estetico ma interno.

Quindi è un falso adagio che la chirurgia plastica aiuti a riacquisire la stima in se stesse?

Assolutamente no. Pensa ai casi di quelle donne che sono state offese attraverso il proprio corpo come Jessica Notaro o Lucia Annibali: lì davvero la chirurgia plastica aiuta a ritrovarsi, riscoprirsi. Lì davvero il chirurgo plastico restituisce una dignità, una vita a queste persone.

 

Zon.it continuerà a seguire il percorso di Marianna: la neo-dottoressa ci fa sapere di aver accettato di entrare a far parte di un’unità speciale anti-Covid disposta dalla Regione Basilicata (ma in tutta Italia ce ne sono di omologhe ) che la porterà direttamente a contatto con i pazienti positivi per monitorarli; collateralmente, l’Unità speciale (Usco) continuerà ad effettuare tamponi sui casi sospetti.

https://www.facebook.com/zon2015/videos/233385124703733/?v=233385124703733