Coronavirus: zona arancione, rossa e gialla. Ecco i cambi. Indice Rt nazionale a 0.95
L’ISS comunica che la variante inglese rappresenta il 18% dei contagi da coronavirus in Italia. Sale a 0,95 l’indice Rt nazionale. Alcune Regioni passeranno in zona arancio e viene prorogato il divieto di spostamento fra Regioni.
L’incidenza della “variante inglese” del coronavirus in Italia è pari al 17,8% dei casi. È questo il risultato preliminare di una flash survey condotta condotta dall’ISS e dal Ministero della Salute in collaborazione con i laboratori regionali. In Francia la prevalenza è del 20-25%, in Germania sopra il 20%. Pertanto, ci si attende che la variante inglese del Coronavirus diventi presto la variante dominante nel continente. A renderlo noto è lo stesso ISS, nella sua conferenza stampa del 12 Febbraio sull’analisi dei dati del Monitoraggio Regionale Covid-19.
I dati forniti dall’ISS non sono molto confortanti: l’indice Rt nazionale sale a 0.95. Sono sette tra Regioni e Provincie Autonome ad avere un indice superiore ad uno, con Umbria e Bolzano che hanno un livello di rischio alto. Pertanto, Abruzzo, Toscana, Liguria e la Provincia di Trento passano in zona arancione. L’Umbria resta arancione per il momento. Il Ministro Speranza dovrebbe firmare a momenti l’ordinanza, che andrà in vigore da Domenica.
Il diffondersi della variante inglese
“La necessità di monitorarne attentamente la prevalenza deriva dalla sua maggiore trasmissibilità rispetto al virus originale“, comunica l’ISS. “Nei prossimi giorni l’indagine sarà ripetuta, per verificare la velocità di diffusione della nuova variante. Il virus muta continuamente e sono già state isolate centinaia di varianti, anche se la maggior parte di queste non cambia le caratteristiche del virus“.
A preoccupare gli esperti è la maggiore contagiosità delle cosiddette varianti, più che la loro effettiva pericolosità. Più il virus muta e più potrebbe diventare resistente ai vaccini e agli anticorpi: uno scenario agghiacciante, che rischia di vanificare il lavoro fatto finora. Per il momento, comunque, i vaccini disponibili sembrano offrire protezione anche verso la variante inglese.
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