21 Aprile 2016 - 08:50

Asì se hace en Cuba

Amo Cuba perché è un frutto proibito. Negli ultimi due anni sono stato a Cuba ben quattro volte. Forse, in un’altra vita, ero cubano o, forse, ho la “cubanite“, come dicono i miei amici

[ads1]Cuba – Il viaggio di Vincenzo Celentano

Quando penso a Cuba, ricordo sempre la prima notte che tornai all’Avana dopo una pausa; l’atmosfera delle strade indaffarate, gli scampoli di vita vissuta fuori casa e gli odori inconfondibili: frutti tropicali mescolati a foglie di tabacco, benzina e tappeti ammuffiti.

196761_4457108228420_829520229_n (1)Amo Cuba perché è un frutto proibito, un paese complesso fatto di contraddizioni incomprensibili che, non importa quante volte lo visitate, non risponderà mai in modo soddisfacente alle vostre domande. E più di tutto amo il modo di concepire la vita, la musicalità, la cultura resistente, la storia meravigliosamente preservata; amo il fatto che mentre in un minuto vi esaspera e vorreste essere tanto nei panni del presidente Obama, premere il pulsante della sua valigetta, azionare il detonatore e così sterminare l’isola e i suoi abitanti una volta per sempre, l’attimo immediatamente successivo vi entusiasma e ringraziate il vostro santo preferito per avervi fatto scoprire questo posto.

Cuba es la tierra mas hermosa que ojos humanos hayan visto” così scrisse Cristoforo Colombo nel suo diario di bordo quando nell’ottobre 1492 approdò a Bariay, circa quaranta km da Holguin. Non posso che confermare.

Non c’è una ricetta per visitare Cuba. Bisogna inciampare, perdersi, fare molte deviazioni, decidere la destinazione strada facendo, oppure cambiarla del tutto. Non si può fare esperienza di troppe cose viaggiando: meglio concentrarsi su poco, o anche nulla, fare sì attenzione a monumenti e musei, ma soprattutto tenere gli occhi aperti e ascoltare. E, credetemi, a Cuba non è così facile. Lì, infatti, la vita è nella calle, nella strada.

Cuba

Plaza de la Revolution

Negli ultimi due anni sono stato a Cuba ben quattro volte. Forse in un’altra vita ero cubano o forse ho la cubanite, come dicono i miei amici. Non lo so. Fatto sta che, pur viaggiando spesso e visitando posti nuovi, devo tornare sistematicamente per un mio benessere mentale alla Isla Grande, dove c’è ancora un modo di vivere caldo, c’è un vero e proprio abbraccio.

E ogni volta che ritorno, per prima cosa parto dall’abitazione di Nancy e Alfredo, la casa particular dove alloggio (paseo y 5a, zona Vedado) a circa un km dalla suggestiva Plaza de la Revolucion che di notte diventa quasi mitologica e percorro a piedi tutto il Malecon, uno dei lungomari più lunghi del mondo,circa 5 km, da dove si può ammirare la fortezza El Morro, che per oltre 150 anni ha protetto l’Avana (mozzafiato la vista della capitale) da numerosi attacchi da parte di pirati francesi, olandesi e inglesi prima e poi da quelli americani, fino ad arrivare in Plaza de la Catedral situata nel cuore del centro storico della città.

havana

foto n 7Qui perdersi (in tutti i sensi) è davvero uno spettacolo. Musica, canti, balli, casa del tabacco, rhum, scugnizzi,  donne e uomini mozzafiato, sorrisi. Non si è mai soli… bellissimo.

L’ultima volta che sono stato all’Avana vecchia, nel gennaio scorso, insieme a mio fratello Marcello, Carmine Ricciardi, Carmine Abate e all’inseparabile e intramontabile Pasquale Maria, dopo aver trascorso non so quante ore tra la Bodeguita del Medio e La Floridita a bere mojto e daiquiri ci siamo ritrovati, non so per quale ragione, in un campetto sgangherato a giocare a calcio contro ragazzi del posto. Ovviamente abbiamo perso… non certo per la differenza di età ma solo per l’elevato tasso alcolico presente nei nostri organismi e per un errore grossolano del nostro portiere Carmine Ricciardi dovuto ai sandali che indossava.

Muoversi a Cuba non è poi così complicato.

Non credo che esista turista o viaggiatore al mondo che sia passato per Cuba senza restare affascinato dalle old cars pre embargo che fanno la gioia dei fotografi e la disperazione dei meccanici, veri e propri geni costretti ormai da decenni ad ogni genere di invenzione per ovviare alla cronica carenza di ricambi e alle tremende condizioni delle strade cubane. Chevrolet ma anche Cadillac, Ford, Chrysler e Dodge lustrate di continuo, corteggiate, riparate, coccolate.

Usate come taxi collettivi “ufficiali”: comode, spaziose, a volte capaci di sorprendere per il livello delle sospensioni, messo a durissima prova dalle strade tutte buche di gran parte dell’isola.

Ma anche come taxi particulares che sono il mezzo di trasporto più utilizzato dai cubani per spostarsi, a prezzi irrisori, in città. In pratica ci si ferma lungo la strada e si mima il gesto dell’autostop. Ad ogni gesto con le mani corrisponde una destinazione: la Rampa, la Linea, Habana vieja ecc… “Asì se hace en Cuba”.

Se siete veloci e poco “vistosi”, i conducenti di queste auto vi caricano a bordo sui loro “carrozzoni” d’altri tempi, anche se rischiano multe salate dato che i turisti possono viaggiare solo su quelli ufficiali e vi fanno scendere in vie defilate nei pressi di piazze o zone centrali.

Mi manca la parte meridionale dell’isola: le zone di Holguin e Santiago per intenderci.

vinales

Dall’Havana, infatti, mi sono spostato in pullman (efficiente il sistema di trasporti Viazul che permette di raggiungere tutte le principali città e località balneari a prezzi vantaggiosissimi rispetto alle seppur buone escursioni organizzate dai grandi alberghi) a ovest, verso Vinales, la valle delle coltivazioni intensive di tabacco e Pinar del Rio, posto ideale per tutti gli amanti della natura incontaminata la cui principale attrazione è rappresentata dal Murales della Preistoria che si trova sulle pendici del monte Mogoto e che ritrae figure umane, disonauri e altri animali che abitavano questo territorio durante la preistoria.

PINAR-DEL-RIO

Poi giù verso il centro dell’isola, a Cinfuegos dove ho visto uno dei posti più incredibili mai visitati prima: le cascate del parco naturale El Nicho.

CINFUEGOS

Trinidad, soprannominata la “città museo di Cuba” e dichiarata Patrimonio dell’umanità dell’Unesco, apre una finestra sul passato con i suoi palazzi coloniali, le strade di pietra e le piazze che si estendono in modo irregolare, i resti di antichi zuccherifici e le capanne degli schiavi, appartenenti ad un’altra era.

Obbligatoria qui una giornata al mare sull’incantevole playa Ancon con tanto di degustazione di langostas freschissime appena pescate e una serata alla Casa della Musica.TRINIDAD

Ovviamente a Cuba è un delitto non andare a mare. Playa del Este, Varadero, Cayo Santa Maria, Cayo Largo o Cayo Coco… ovunque arena bianca e finissima, acqua cristallina, mojtos e cocco a palla, anche lì musica… sempre e solo musica e sorrisi… la pura vida insomma!

mare-cuba

Se mai un giorno vi capiterà di andare a Cuba cercate di vivere quanto più possibile come e con i cubani. Mami, papi, mi hermano, mi hermana, te quiero, fiesta, vamos a gozar, cerveza. Perdete la cognizione del tempo, spogliatevi di tutto e lasciatevi trasportare dall’isola perchè “Asì se hace en Cuba” ed è straordinariamente bello!

Ci tengo a sottolineare questa parte perché è davvero la più importante. Portate amore e rispetto nel mondo. Spogliatevi dei pregiudizi o rigidi schemi mentali che forse anche a casa nostra complicano le relazioni con il prossimo. Provate una nuova apertura e vi renderete conto dello straordinario potere della mente.

Noi abbiamo un grande potere di influenza sulle altre persone e su quello che ci accade attorno: portiamo un’energia con noi, così che dobbiamo fare il possibile per renderla più positiva. Se utilizziamo un buon approccio in tutte le situazioni aumentiamo le percentuali che tutto vada bene. Impostate subito sulla vostra faccia un bel sorriso e mantenetelo più a lungo possibile. Sognate, pensate sempre positivo anche quando tutto sembra andare storto.

Il sorriso è l’arma più potente al mondo: Asì se hace en Cuba.

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