Cyberbullismo: un fenomeno che coinvolge sempre di più le ragazze
Da una ricerca del Fatebenefratelli di Milano, il cyberbullismo sta diventando un fenomeno che coinvolge sempre di più le ragazze
Cyberbullismo al femminile. Via la classica immagine del bullo, generalmente di sesso maschile: si diffondono sempre più le bulle e soprattutto le cyberbulle. Secondo uno studio dell’ospedale Fatebenefratelli Sacco di Milano, sono aumentano i fenomeni di violenza online attuati da ragazze nei confronti delle loro compagne.
Come riporta il quotidiano IlGiorno, un episodio di bullismo su sei è al femminile. Vita Cupertino, pediatra, segretaria nazionale del Gruppo di Studio Adolescenza della Società italiana di pediatria (Sip) e responsabile dell’Unità Operativa di Pediatria di Comunità dell’Asp di Cosenza, commenta gli episodi di cyberbullismo al femminile.
Racconta all’Agenzia Dire: “E’ un fenomeno più subdolo di quello maschile, è meno visibile, agito con molta sottigliezza e per questo la problematica spesso viene sottovalutata o non rilevata. In realtà il bullismo al femminile è molto pervasivo e provoca nelle vittime reazioni importanti, sia psicologiche che fisiche”.
“Sia la vittima che la bulla – continua Cupertino – sono di solito persone con un vissuto fragile che, per questo, vanno aiutate, soprattutto nelle prime fasi dell’adolescenza”.
Il più delle volte, le cyberbulle individuano le loro vittime sulla base dell’aspetto fisico. In un sondaggio del 2013, promosso da Save the Children e Ipsos, il 67% degli studenti intervistati dichiarava che il motivo per cui un ragazzo/una ragazza viene preso/a di mira è legato alle sue caratteristiche fisiche. Tra le motivazioni principali c’è, ovviamente, la bellezza o il peso.
“L’aspetto fisico in adolescenza è, infatti, molto importante e questo è uno dei motivi per cui in pandemia, con l’aumento del cyberbullismo, si è avuto anche un aumento dei disturbi del comportamento alimentare come anoressia e bulimia. Sono forme di reazione”, spiega la pediatra Cupertino.
In generale, durante il lockdown – e soprattutto con la DAD – l’affettività è stata sperimentata poco dai giovani adolescenti. Un aspetto, questo, che favorisce molto il bullo (o la bulla). Conclude Cupertino: “Lo schermo, infatti, riduce ancora di più l’empatia, il bullo non vede chi c’è dall’altra parte, gli sembra quasi di agire in modo ‘protetto’”.
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