26 Febbraio 2017 - 11:00

Democratici e progressisti, il nuovo soggetto immerso nell’incertezza politica

Democratici e progressisti

Democratici e progressisti nasce dalla fusione fra ex PD ed ex SeL. Ancora prima di vedere la luce, però, il nuovo organismo mostra tutte le contraddizioni di un progetto senza precise fondamenta

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E alla fine fu scissione.

Si potrebbe riassumere in questo modo la complicata settimana del Partito Democratico che, fra date e nuove correnti, è riuscita, finalmente, a produrre qualcosa concreto: la nascita di Democratici e progressisti.

Il nuovo soggetto partitico, però, è qualcosa di più di quanto ci si aspettasse dai bersaniani, perchè, attraverso un percorso che ha coinvolto altre aree, risulta un vero e proprio laboratorio politico.

La domanda che sorge spontanea in questo caso è: cosa si intende per laboratorio politico?

Molto semplice.

Democratici e progressisti

Dopo i tumulti interni al PD e le minacce giornaliere di scissione, i bersaniani, uniti ai delusi dal processo costitutivo di Sinistra Italiana (Scotto fra tutti), hanno deciso di creare insieme questa nuova organizzazione per spostare maggiormente l’asse “democratico” a sinistra.

Democratici e progressisti, quindi, è molto più della decantata Lista D’Alema e, allo stesso tempo, qualcosa di così complicato da non essere definibile in chiave politologica.

Nato dall’ennesima fusione a freddo tra gruppi agli antipodi, così come è stato per il PD nel 2007, Democratici e progressisti si presenta alla nazione con delle serie problematiche sulle politiche, presenti e future, da portare a termine.

Per quanto riguarda l’attualità del soggetto, l’elemento che si pone al centro della riflessione è la condivisione di intenti fra gruppi, fino a questo momento, in continua lotta sulle politiche attuate.

Jobs Act, Buona Scuola, Sblocca Italia (e ce ne sarebbero tante altre), sono solamente alcuni dei provvedimenti approvati dagli ex democrats e da sempre contestati dall’ala sinistra.

Nella situazione attuale, pur condividendo paradossalmente l’avversione verso i provvedimenti citati, non si capisce il reale punto di incontro fra le parti, che nasce da una divisione effettiva su quanto fatto nell’ultima Legislatura.

A questo punto, si collega anche la questione sulle mosse future.

Il pomo della discordia è rappresentato dalla fiducia al Governo Gentiloni, dove Speranza&co paventano un appoggio all’ex Ministro degli Esteri, a differenza degli ex SeL che considerano la base dell’intero progetto l’esatto contrario.

Democratici e progressisti, quindi, nasce “monco” ancor prima di presentarsi ufficialmente alla popolazione italiana e le incertezze sul da farsi rischiamo seriamente di porre fine alla vita, politica, di due dei gruppi maggiormente protagonisti negli ultimi dieci anni.

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