11 Ottobre 2016 - 13:40

Direzione Pd: il day after fra confusione e probabili scissioni

renziani

La Direzione Pd di ieri ha ufficializzato la spaccatura fra maggioranza e minoranza dem. Fra le questioni poste, però, emergono tutte le contraddizioni di un partito nato sulla “confusione”

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La partitocrazia della cosiddetta “Prima Repubblica” si fondava su una specifica conformazione che contemplava “fazioni” differenti, caratterizzata da visioni diverse sulle policy, ma compatte nell’applicazione dell’azione comune.

Il meccanismo, che ha caratterizzato soprattutto la Dc ma è riuscito negli anni ad entrare anche nel modus operandi dei partiti di sinistra, distingueva la gestione politica interna di ciascuna formazione attraverso l’alternanza delle “correnti” e il dibattito, che si tramutava spesso e volentieri in una vera e propria lotta fratricida, tra i diversi componenti dei gruppi.

Direzione Pd

Direzione Pd

A livello organizzativo, seppur con i distinguo della situazione, la divisione per “aree di interesse” si è trasferita anche negli attuali contenitori partitici ma, osservando l’azione di governo e di opposizione, non si può di certo dire che è stata fatta propria l’azione comune al di là dei distinguo interni.

Questa nuova, e alquanto particolare, strutturazione si è resa ancor più visibile dopo la Direzione Pd di ieri, in cui sono emerse tutte le contraddizioni di un partito ormai prossimo ad un evento catastrofico.

Infatti, a seguito degli interventi dei vari “capi area”, si è esplicitata la realtà in cui il partito di maggioranza relativa gravita in questa fase pre referendaria con la maggioranza intenta a ricompattare (e “raccattare” qualche consenso) il partito sulle sue posizioni, cedendo anche su punti in cui aveva “creduto fermamente”, e la minoranza a sconvolgere il quadro della propria azione politica.

Le strategie delle due “correnti” democratiche mettono in evidenza delle specifiche problematiche che rendono a dir poco surreale la situazione nel partito a seguito della Direzione nazionale.

La prima e maggiormente visibile problematica è quella riscontrabile in una nulla programmazione politica affiancata da una “mediazione continua” per raggiungere un minimo, anche se scarso e spesso deleterio, risultato.

Ciò è visibile nelle questioni principali discusse nella Direzione Pd quali la riforma costituzionale e la legge elettorale.

In primo luogo, i passi indietro sulle due questioni mostrano un’incoerenza totale tanto nella maggioranza quanto nella minoranza Pd dato che non solo le due “riforme” sono state votate compatte in Parlamento ma hanno anche avuto la “copertura” (per non dire altro) della questione di fiducia posta dal Governo.

La resa sull’uno o sull’altro provvedimento, in base alla posizione in cui si trova attualmente, mostra come vengano portate avanti azioni non del tutto condivise, anche se votate a “larga maggioranza”, e non del tutto gradite, con tanto di richiesta di modifica di ciò che era stato approvato in precedenza.

In base alle “convenienze del momento”, quindi, la domande che sorgono, ancora una volta spontanee, sono: ma non si poteva discutere tutto, meglio e con più “giudizio”, prima? Se non si era d’accordo in precedenza, perché non si è votato contro la fiducia, con la conseguente “caduta” di esecutivo e legislativo, tornando alle urne, magari con un “progetto” più chiaro?

Il secondo elemento è quello che riguarda l’ “insostenibilità” di un’organizzazione, come quella democratica, nata sulla “supremazia” delle correnti e sulla “mediazione”, continua e che conduce ad una vera e propria paralisi, delle parti.

Nato su “fazioni” distinte fra loro, il Pd è divenuto negli anni una vera e propria “arena” dedita allo scontro tra componenti che, inevitabilmente, si è riproposto nelle aule parlamentari.

La Direzione Pd di ieri ha mostrato come da un lato non ci sia alcuna convergenza, che coinvolge sia singolarmente che nel collettivo le parti in causa, di pensiero e azione nel partito e dall’altro sia totalmente assente la “necessità di coesistere” nello stesso contenitore.

Lo “scontro fratricida” fra i democrats è arrivato solamente al primo round ma fino al 4 dicembre, e anche oltre, ci potrebbero essere nuovi scenari che portano a realtà diametralmente opposte a quella presente.

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