Cenerentola ed Edward, due favole indimenticabili
Cenerentola, 8 dicembre 1950, Edward mani di forbice, 6 dicembre 1990: due favole che ci raccontano l’America a distanza di anni dalla Prima nazionale
[ads1] Cenerentola,Walt Disney. A cura di Maria Grazia Pellegrino
L’8 dicembre 1950 giunge per la prima volta sul grande schermo la romantica, incantata fiaba di Cenerentola raccontata nell’omonimo film d’animazione di Walt Disney. Cenerentola è una fiaba popolare, è stata narrata in centinaia di versioni in gran parte del mondo, ed è parte dell’eredità culturale di numerosi popoli. In occidente le versioni più famose sono quelle di Giambattista Basile (La gatta Cenerentola), di Charles Perrault e dei fratelli Grimm.
La fiaba è stata riproposta recentemente da Kenneth Branagh, con protagonista l’incantevole Lily James. Il personaggio di Cenerentola racchiude in sé un significato profondo, unico e dalle mille sfaccettature. Una donna elegante, delicata che, nonostante tutto, continua a sognare. L’immagine di Cenerentola si evolve, lentamente, sfuggendo pian piano ad una condizione di profondo dolore e disagio. Una rinascita, una svolta, che porterà la protagonista a vivere quel sogno che tanto a lungo ha desiderato.
La storia è quella di una giovane orfana costretta a vivere con una spietata matrigna e due orribili sorellastre, dopo la morte prematura dell’amato padre. Rimasta ormai sola, alla giovane ragazza vengono affidati i compiti di casa che le faranno guadagnare presto il soprannome di Cenerentola. Nonostante le continue umiliazioni, Cenerentola diventerà una donna dolce, umile e gentile. Grande rilievo le figure di Anastasia e Genoveffa che mostrano, durante tutta la pellicola, il lato oscuro e maligno di una società superficiale, fredda ed insensibile.
La magia del cambiamento si manifesta proprio quando al palazzo reale, il Re organizza un ballo dedicato al principe con lo scopo di trovargli moglie. L’invito è rivolto ad ogni fanciulla in età da marito. Malgrado le continue angherie da parte delle due perfidi sorellastre e dalla malefica matrigna, Cenerentola raggiungerà il gran ballo, aiutata da una deliziosa fata madrina.
Il tema centrale, seppur sembrerebbe la ricerca del grande amore, è proprio l’affrancamento, la ricerca della felicità, la voglia di plasmare una realtà grigia e insensibile ma, soprattutto, la ricerca di un posto in una società che, fino a quel momento, sembrava ignorarla. Cenerentola si mostra determinata, appassionata e coraggiosa, la sua figura è avvolta da un alone di magia e di mistero. Una pellicola ricca di colori, musiche ed immagini suggestive. Cenerentola a distanza di 65 anni continua ad incantare grandi e piccini, suggerendoci di essere intrepidi, perché: “Se puoi sognare, puoi farlo, dimentica il presente e il sogno realtà diverrà…”.
Edward mani di Forbici, Tim Burton. A cura di Annarita Cavaliere
Il 6 dicembre 1990 è stata anche la Prima nazionale della favola nera Edward mani di forbice, firmato da un giovane Tim Burton, ancora ai margini rispetto all’industria cinematografica. Non è una sorpresa però, che questo film sia stato un successo di pubblico e abbia segnato il suo passaggio nell’universo dei registi americani con uno stile proprio. Edward mani di forbice riuscì perché è una favola, nella struttura e nel suo contenuto. Comincia con un flashback, un racconto che rievoca una memoria, richiamando personaggi e ambientazioni lontane, al limite tra realtà e finzione.
Ci sono prove di coraggio, come l’atto umano di Peggy Boggs, rappresentate di cosmetici annoiata che cerca un’avventura in cui riscrivere la sua vita. Incontra Edward, un ragazzo istruito con libri e cuori, nato dall’invenzione di uno scienziato, che muore prima di aggiungere le mani a quel corpo così sensibile ed impaurito. La neve e il castello si contrappongono alla cittadina in cui Edward mani di forbice arriva insieme a Peggy, madre di Kim, di cui s’innamora a prima vista. La favola di Tim Burton racconta l’emarginazione sociale, la difficoltà a restare normali, i traumi e le nevrosi della provincia americana, schiacciata dalla routine e dal perbenismo. È una favola che contrappone al colore privo di contenuto delle case e dei quartieri, il nero del castello gotico in cui vive Edward e il bianco della neve che scende quando scolpisce il ghiaccio.
La favola contiene una morale, perché chiede a Edward di superare la paura dell’umanità, ma s’imbatte nell’invidia e nella superstizione, nell’ottusità del provincialismo che vede nella differenza la mostruosità. Privo di mani, riesce ad abbracciare Kim regalandole la neve alla vigilia di Natale, quando come una principessa, raccoglie il suo amore nel palmo della sua mano. Edward mani di forbice è una favola che mette al centro la donna, per la sua indole materna e quella forza comunicativa, quella sensibilità tale da ribellarsi al formalismo con atti dirompenti: Peggy che porta Edward a casa, Kim che lo ama.
La donna, così come in Cenerentola, è il motore della società americana, portatrice sana del Sogno. Il castello dunque, se per la prima rappresenta una meta da raggiungere perché nell’amore ha trovato il suo sviluppo sociale, per Edward il castello rappresenta un cordone ombelicale, a cui rimane racchiuso il suo amore per Kim. Un luogo simbolo, che in Edward mani di forbice è in decadenza, pur continuando a tramandare un’atmosfera magica e surreale (la neve che scende dal castello è la prova tangibile, o quasi, che lui esiste).
Si tratta di una favola che lascia un messaggio morale, che vuole presentare al mondo la grandezza d’animo del diverso, racchiuso in un mondo parallelo, ma ricco d’amore e di affetto. Non solo, perché Tim Burton elogia Kim, la donna che ha saputo guardare oltre quel “mostro”, e amare la sua interiorità silente, capace di esprimersi con sorrisi e docili sguardi. [ads2]
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