Elisabetta Gardini lascia Forza Italia: “Non mi ci riconosco più”
La celebre eurodeputata di Forza Italia Elisabetta Gardini ha annunciato la sua uscita dal partito di Berlusconi
“Lascio Forza Italia. E’ naturalmente una decisione dolorosa, che ho preso dopo una lunga riflessione e dopo aver constatato che le scelte politiche del partito non sono più quelle che mi avevano spinto ad aderire“. Con queste parola Elisabetta Gardini, eurodeputata e capo delegazione al Parlamento Europeo di Forza Italia, ha annunciato la sua uscita dal partito di Berlusconi (che ne è leader fin dal ’94).
Un addio sofferto, secondo la deputata, ma motivato dalla necessità di non confondere la stima e la riconoscenza verso Berlusconi con la sua azione politica: “Ringrazio il Presidente Berlusconi per l’affetto e la stima che mi ha sempre dimostrato e che sinceramente ricambio. Ma l’azione politica non poggia sulla mozione degli affetti“.
Anzi, l’uscita della Gardini sarebbe motivata proprio dal fatto che il partito, a suo dire, si è allontano dalla piattaforma originaria pensata da Silvio Berlusconi, divenendo ormai incapace di innovarsi e agire in maniera efficace sulla scena politica italiana. Continua infatti la capodelegazione: “A lui [a Berlusconi] continuano a raccontare un partito che non c’è e questo impedisce a Forza Italia di correggere quegli errori che l’hanno portata distante dalla sua base e dai suoi elettori. Chi oggi decide le sorti del partito semplicemente vuole che le cose continuino così. E la volontà di pochi impone questa agonia senza fine ai più. Un’agonia che il presidente Berlusconi non merita davvero per quello che rappresenta per la storia politica di questo Paese”.
Forza Italia, dunque, avrebbe perso il suo rapporto con gli elettori di riferimento, arrivando a subire l’agenda politica decisa da altre forza politiche, senza nessuna capacità di incidere e determinare una propria: “Nel mio lavoro di capo gruppo al Parlamento Europeo ho cercato di tenere la barra dritta, battendomi per una partecipazione convinta e leale, ma cercando sempre una adesione critica e lucida, mai connivente con persone e forze che all’interno dell’Unione tentassero di subornare e mortificare la forza e il ruolo del nostro Paese, che dell’Unione è un fondatore. Quella linea di azione non c’è più, sostituita da una accettazione acritica e supina di decisioni prese da altri, in altre capitali europee, spesso senza consultare, e addirittura contro, l’Italia. Non ci sto, e con dispiacere ma con altrettanta convinzione vado via.”
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