7 Febbraio 2018 - 13:29

EMA, Milano chiede sospensione del trasferimento alla Corte UE

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Milano ha chiesto alla corte UE che sia sospeso il trasferimento di EMA ad Amsterdam, facendo seguito alle perplessità sorte negli ultimi giorni

La vicenda EMA non si placa. Se già qualche giorno fa il direttore EMA aveva affermato che la sede di Amsterdam, scelta dell’UE, non sarebbe stata pronta in tempo utile, e che la sede provvisoria non era adeguata, ora Milano chiede la sospensione del trasferimento. Tutto ciò, in funzione del ricorso con cui l’Italia chiederà di modificare la scelta di Amsterdam.

Il futuro dell’Agenzia Europea del Farmaco sembra pertanto in bilico. Il Comune di Milano ha presentato alla Corte di giustizia Ue una richiesta di sospensione del trasferimento dell’Ema verso la capitale olandese, motivata dall’urgenza della situazione e per prevenire un danno grave e irreparabile a una delle parti, qualora il trasferimento fosse ultimato. E’ quanto emerge dalla Corte.

Proprio l’esistenza effettiva del carattere d’urgenza e della possiblità di danni irreparabili sono i parametri di cui la Corte dovrà valutare la fondatezza. La questione è problematica: l’iter giuridico potrebbe richiedere numerosi mesi prima di arrivare a una sentenza, e vi è quindi il rischio che il diritto fatto valere dal ricorrente sia frustato. Se la Corte riconoscesse questi argomenti, la sospensione del trasferimento dell’Ema da Londra a Amsterdam resterebbe quindi provvisoria in attesa della sentenza vera e propria del ricorso principale.

Il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha dichiarato: “Sto sollecitando governo e presidente del Consiglio. Questo non è il momento di lamentarci o frignare, ma di combattere. Ci credo ancora molto. Il primo passaggio ora è la visita della Commissione del 12“, non lesinando al contempo critiche agli olandesi: “Su Ema io non voglio mollare. Mi pare che ogni giorno aumentano i dubbi sulla proposta olandese. Certamente, lo dico senza rischio di smentita, non sono stati molto corretti lasciando intendere che una soluzione transitoria sarebbe stata sufficiente“.

 

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