20 Settembre 2016 - 11:34

La Farnesina conferma il sequestro dei due italiani in Libia

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La Farnesina conferma il sequestro dei due italiani in Libia. Dopo le prime notizie diffuse nella serata di ieri da fonti libiche emergono i dettagli del sequestro e adesso il caso passa alla Procura di Roma che ha aperto un fascicolo

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Le prime notizie sono state date durante le edizioni serali dei tg, e questa mattina la Farnesina ha confermato e diffuso i dettagli del sequestro. I due concittadini rapiti in Libia sono Bruno Cacace, 56enne residente a Borgo San Dalmazzo (Cuneo), e Danilo Calonego, 66enne della provincia di Belluno di Sedico (Belluno), che lavorava in Libia sub dal 1979. La notizia è stata data inizialmente dal sindaco della città di Ghat, Qawmani Mohammed Saleh, a cui fa eco l’agenzia turca Anatolia, che diffonde i primi dettagli riguardo la dinamica dell’accaduto “Tre lavoratori, due italiani e un canadese, che lavorano per conto di una società italiana di manutenzione dell’aeroporto di Ghat, la Con.I.Cos, sono stati rapiti questa mattina”. Altre fonti parlano di “uomini mascherati che si trovavano a bordo di una vettura 4×4, hanno fermato vicino alla cava di El-Gnoun, un’auto dove si trovavano a bordo alcun

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La Farnesina conferma il rapimento dei due italiani. Si tratta di Bruno Cacace e Danilo Calonego

i stranieri diretti verso il loro posto di lavoro vicino all’aeroporto di Ghat”

Immediata la mobilitazione della Farnesina, che riferisce come “si sta lavorando con il massimo riserbo tenuto conto della delicatezza della situazione”, ma da un primo esame sembra che comunque non si tratti di un’azione specificamente rivolta agli italiani che operano in Libia. I due cittadini italiani sequestrati lavorano per un’azienda di Mondovì, la Con.I.Cos, che già operava da diversi anni in Libia, con ben tre sedi operative: Bengasi, Tripoli e Ghat. La regione del Fezzan, in cui opera l’azienda, è amministrata dal governo di accordo nazionale di Tripoli riconosciuto dalla comunità internazionale, ma la zona non sarebbe considerata ad alto rischio. Dopo il tragico epilogo del sequestro dei quattro lavoratori della Bonatti, due dei quali rimasero uccisi in circostanze ancora non chiarite a Sabratha, la Farnesina ha preso ulteriori precauzioni per evitare che altri civili italiani si trovino in un Paese dove regna ancora il caos, con i conflitti tra le milizie locali e la minaccia dell’Isis. Il Ministero ha dunque consigliato le aziende che operano in Libia a servirsi di personale locale per evitare ulteriori rischi. Intanto nel nostro Paese la Procura di Roma ha aperto un’inchiesta per sequestro di persona con finalità di terrorismo.

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