23 Gennaio 2017 - 17:25

Ghisberto e il patriottismo non proprio da eroe

Ghisberto

Ghisberto, noto vignettista italiano, è salito agli onori della cronaca per la risposta a Charlie Hebdo. Al di là della notizia, ciò che porta a riflessione è la proclamazione di un nuovo eroe, che eroe non è

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La satira è un tipo di composizione particolare che, mettendo in risalto atteggiamenti comuni, pone in essere una critica, di solito molto tagliente, nei confronti della società.

Durante gli anni, questa, anche a causa della sua conformazione, oltre a non essere compresa dalla maggioranza è divenuta anche nemica pubblica numero uno, tanto da far schierare, ogniqualvolta se ne presentava l’occasione, gli uni e gli altri a favore o contro se stessa.

Ghisberto

Negli ultimi giorni, successivamente alla polemica nata dalla vignetta apparsa sul quotidiano satirico Charlie Hebdo, è balzato, con la nuova qualifica di “protettore della patria”, sugli scudi il vignettista Ghisberto Colombo, più conosciuto con il solo appellativo di Ghisberto.

Al di là dello specifico episodio, da cui si potrebbe trarre una discussione lunga una vita, ciò che maggiormente lascia perplessi è la notorietà attribuita all’autore, come detto nuovo eroe nazionale, senza conoscerne minimamente la storia e i lavori.

E che lavori…

Ghisberto, noto per essere considerato l’erede di Forattini, si è reso celebre negli anni per le sue vignette a dir poco fuori dalle righe che rappresentano in tutto e per tutto l’italietta fatta di luoghi comuni e bassa cultura.

Infatti, attraverso le classiche associazioni immigrati-malattie e immigrati-cittadini italiani, il vignettista è riuscito a imbastire un mix fra becere conversazioni da bar e populismo, quello vero non millantato nei confronti di questo o quel gruppo politico, che non solo non è  mai stato condannato ma, si spera in pochi casi, ha strappato anche una risata ai lettori di turno.

La celebrità del vignettista, osannato dopo la popolare risposta, indigna tanto perché, nonostante i lavori precedenti, la personalità di Ghisberto si è smacchiata magicamente in un sol attimo quanto perché l’Italia da lui “dipinta” (fatta di inni quali Sono tutti uguali, prima gli italiani, i terremotati nelle tende e gli immigrati negli hotel) non solo non rappresenta, fortunatamente, l’intero stivale ma anche perché è tutto ciò che non serve alla nostra nazione in periodo storico avvolto in tensioni spesso create appositamente.

In tutta questa storia, che ha coinvolto il “non eroe” , è possibile trarre due specifici insegnamenti:

  1. L’italia, alla disperata ricerca di un punto di riferimento, commette il solito errore di ergere ad eroe della patria chiunque, in quell’attimo di opportunità, si renda protagonista di atti di difesa della “specie”
  2. La satira è satira e basta e non va commentata più di tanto. Questo in Italia non è stato ancora compreso e, fino a quando non giungerà quella maturità tale da non tenerci sempre sul “chi va là”, non ci sarà mai occasione per riflettere su tutte quelle “espressioni artistiche” che, in maniera ironica, ci bucano più di una lama.

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