Gli Aristogatti: non c’è trippa senza Walt Disney
Ventesimo lungometraggio d’animazione Disney, Gli Aristogatti (The Aristocats) è un film del 1970. A quanto pare è l’ultimo soggetto approvato da Walt Disney, che non ha potuto però supervisionarlo come gli altri classici. La sua assenza si sente e lo studio Disney inizia a tumultuare
Walt Disney morì sul finire dell’anno 1966, non dopo aver approvato la realizzazione de Gli Aristogatti, tratto dal romanzo di McGowan e Rowe. Insieme a Le avventure di Bianca e Bernie, sembra essere l’unico film voluto dal genio dei cartoni prima della sua dipartita.
Eppure la sua assenza si fa sentire e non poco nel ventesimo lungometraggio targato Disney, e nel 1970 lo studio d’animazione più famoso al mondo entra di nuovo in crisi.
Una storia che già sa di Deja vu?
Gli Aristogatti è la storia di Duchessa e dei suoi 3 cuccioli (Minou, Matisse e Bizet), nella Parigi del 1910, e del loro ritorno a casa. Quando il maggiordomo Edgar scopre che i felini sono al di sopra nelle gerarchie del testamento della madame di casa, organizza la loro rapina.
Lontano dalla loro vita aristocratica, la famiglia farà la conoscenza di Romeo (nella versione italiana). Un gatto randagio con l’accento romano, l’esatto opposto nelle movenze e nei modi rispetto alla Duchessa e ai suoi figli.
Mescolando musica classica e il jazz di strada, la famiglia farà il suo ritorno a casa al completo, ma con una mancanza di atmosfera e di spunti che lungometraggi simili in passato avevano da vendere.
Non c’è trippa senza Walt
L’incipit de Gli Aristogatti richiama molto quello di Lilli e il vagabondo ma soprattutto La Carica dei cento e uno. La vita aristocratica e casalinga che si “scontra” con quella randagia della strada era già stata presente quando Lilli incontra il vagabondo, quest’ultimo meritevole di aver aperto gli occhi alla cucciola su come funziona il mondo al di là della propria cuccia.
La fuga e il ritorno a casa, invece, richiamano molto La Carica dei cento e uno, uscito solo pochi anni prima, ma a differenza del capolavoro dei dalmata, Gli Aristogatti non sembrano trovare alcuno spessore morale o significativo.
La storia di Lilli era caratterizzata da un mondo che si riversa a coloro che lo vedono in egual modo per tutta la vita. Pongo e Peggy invece compiono un viaggio ricco di suspence che coinvolge ed empatizza lo spettatore. Gli Aristogatti sembrano riprendere tutti questi concetti già visti e assorbiti dal pubblico senza riuscire ad aggiungere alcun tocco d’originalità.
Gli auspici ci sono, eccome. Perché i nomi dei tre cuccioli non sono affatto casuali: Minou come Minou Duret (nota poetessa, musicista e attrice), Bizet come Geroges Bizet (musicista per la Carmen) e infine Matisse come il famoso pittore. L’arte nella sua aristocrazia, in una Parigi però poco stimolante e suggestiva.
E se il personaggio di Romeo, con la sua burbera simpatia, seppur rustica, riesce a rendersi simpatico in italiano, lo stesso non si può dire per la versione originale, in cui il felino rappresenta un gatto irlandese. Poveri loro che non possono capire appieno quel celebre cult italiano: “Io so’ Romeo, er meglio d’er Colosseo!”.
Disney inizia una nuova crisi
La Disney subisce un ulteriore scivolone, ma il problema più grande è il non riconoscerlo. Parlare de Gli Aristogatti quest’oggi, avendo ben presente l’apice di altri Classici Disney, risulta molto più facile rispetto al 1970.
Ma l’assenza di Disney è tangibile già in un lungometraggio con protagonisti gli animali che più lui disprezzava: i gatti infatti erano sempre state figure nemiche. Basti ricordare i siamesi in Lilli e il vagabondo o il celebre Lucifero in Cenerentola. D’altronde il simbolo di Disney era sempre stato Topolino, ma il mondo andava avanti anche senza il suo genio dei cartoni.
La qualità tecnica resta sempre umile e limitata visti i pochi fondi a disposizione, nonostante i successi – quasi insperati – de La Carica dei Cento e uno, La Spada nella Roccia e il precedente Il Libro della Giungla. Molte scene e molti movimenti saranno nuovamente riciclati in altri Classici. Molti balletti presenti ne Gli Aristogatti saranno ripresi pari-passo in Robin Hood. Compresa la scena in cui Edgar ruba il cappello a Napoleone nel sonno, scena quasi identica a quella che verrà prodotta anni più tardi in Robin Hood.
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Gli Aristogatti resta dunque un Classico Disney comunque apprezzato e amato. Il peccato è che non aggiunga nulla di nuovo rispetto agli altri originali Disney a cui il pubblico è stato abituato prima della morte di Walt. Per farsi stupire dalla Walt Disney Productions senza il suo fondatore bisognerà aspettare ancora un po’.
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