Governo: Alfonso Bonafede e le divise di Matteo Salvini
Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede prova a spegnere le polemiche sulle divise indossate da Salvini. E approva il metodo del collega
Divise sì, divise no. La polemica che coinvolge Matteo Salvini diventa sempre più grande, fino a coinvolgere addirittura personalità di alto spicco del Governo, come Alfonso Bonafede. Il ministro della Giustizia ha provato a spegnere le voci sulle divise delle forze dell’ordine.
“Non mi pongo nemmeno il problema di come si veste Salvini: è una cosa che gli piace fare? La facesse, nessun problema. Io spesso metto la spilla della Polizia penitenziaria.” ha dichiarato Bonafede.
Naturalmente, queste dichiarazioni suscitano molto clamore, dal momento che il fatto che il ministro si mostri con queste varie divise è una chiara mossa propagandistica. In arrivo, infatti, ci sono le Elezioni Europee del 2019, e mostrarsi così “vicino” agli organi ufficiali italiani come i corpi di polizia o i Vigili del Fuoco provoca reazioni sentite da parte degli italiani.
Il sindacato dei vigili del fuoco, l’USB, ha già denunciato il ministro leghista per “porto abusivo di divisa“. Il Codice Penale, d’altronde, parla chiaro. Nell’articolo 498, infatti, recita così: “Chiunque, fuori dei casi previsti dall’articolo 497-ter, abusivamente porta in pubblico la divisa o i segni distintivi di un ufficio o impiego pubblico, o di un corpo politico, amministrativo o giudiziario, ovvero di una professione per la quale è richiesta una speciale abilitazione dello Stato, ovvero indossa abusivamente in pubblico l’abito ecclesiastico, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da euro 154 a euro 929.”
Costantino Saporito, il coordinatore nazionale del sindacato, ha chiarito, dunque, i motivi per cui è stato presentato un esposto proprio contro il ministro: “Facciamo ancora più chiarezza: è vietato indossare divise complete di gradi e mostrine che possano generare confusione e far sembrare che ci si trovi davvero davanti a un poliziotto o a un carabiniere o a un finanziere o corpi equiparati.”
Il camaleonte Salvini e il “guardaspalle” Bonafede
Le regole sono chiare, e sono fatte proprio per non essere infrante. Di questo, Bonafede dovrebbe essere bene a conoscenza, data la sua posizione di rilievo nella Magistratura italiana, di cui è il capo. Resta assurdo, però, che a fare chiarezza sulla vicenda non sia stato lo stesso ministro, ma il membro principale del sindacato che, a quanto pare, conosce molto meglio il regolamento giudiziario dello stesso ministro.
Infatti, Saporito ha poi proseguito: “Indossare semplicemente una maglietta senza gradi né stellette non è reato. Il ministro Salvini ha risolto il problema alla sua maniera: lui li ha indossati tutti, i giacconi, i giubbotti e le magliette che fanno tanto ‘sicurezza’ nonché materiale di propaganda social.”
Sulla denuncia, ora, dovrà esprimersi la magistratura. Intanto, però, la cosa ancora più sconcertante e davvero triste è che, oltre alla “piazza” che lo legittima, ora il ministro dell’Interno ha anche un guardaspalle in più. Diventa facile e tranquillo il rovesciamento di ruoli, da Guardasigilli a guardaspalle. Sia chiaro, come ha riferito anche Saporito, non sarebbe assolutamente reato, se solo Salvini indossasse le maglie senza stemmi né stelle.
Il caso vuole, però, che il ministro dell’Interno contravvenga proprio a quest’ultima regola, e che quindi sia passibile di denuncia e perseguibile penalmente. Ma, d’altronde, sicuramente per lui non sarà un problema, dato che stiamo parlando di un soggetto che considera “medaglie” le denunce per odio razziale provenute dal caso Diciotti. Nemmeno fosse un ex militare (e no, non lo è mai stato) pluridecorato.
La magistratura dovrebbe fare il suo corso, ora, per questa denuncia. Nel caso (remoto) in cui vengano intraprese sanzioni, si può già capire che il denunciato applicherà la cosiddetta “tattica Berlusconi“, presa dal suo mentore. Cioè quella che consiste nell’attaccare la magistratura e considerarla corrotta.
L’inadeguatezza di Alfonso Bonafede
E poi passiamo a lui, il fido scudiero, l’uomo che si è gettato nel fuoco pur di difendere il collega. Alfonso Bonafede, oltre a giustificare Matteo Salvini, si è addirittura dimostrato inadeguato nei confronti del suo ruolo istituzionale. Il fatto che, a ricordargli le regole, sia stato il coordinatore nazionale dell’USB è solo motivo di vergogna, per il ministro della Giustizia.
Abituato ad un’Italia ormai in balia del disastro gialloverde, e non più preoccupata di condividere regole e “controllare” l’operato del Governo, lo stesso Alfonso Bonafede crede di nascondere il tutto con un escamotage. Tanto, chi potrebbe andare a controllare? Sono pochi, quelli che lo fanno e, tra l’altro, sono in netta minoranza rispetto alla folla a sostegno di Lega e M5S.
Il ministro della Giustizia sa benissimo di avere il coltello dalla parte del manico, che non c’è bisogno di affondare il colpo. Remando in senso contrario a tutti i principi enunciati dal Movimento, come quello dell’onestà, quello della trasparenza e del buoncostume. A questo punto, come si può reputare credibile un Governo che, in campagna elettorale professa una cosa, salvo poi agire su tutt’altra linea?
“Se tutto va bene, siamo rovinati“, recitava il titolo di una commedia di Sergio Martino nel 1984. Trentacinque anni dopo, il titolo è quantomai attuale.
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