24 Luglio 2018 - 14:09

Governo: l’Italia si è già stancata di Lega e M5S?

Governo Province

Stando ai sondaggi politici redatti da Ixè, le proposte elettorali del Governo stanno perdendo appeal. L’Italia è già stanca?

Italia in fiamme. Pian piano, ai piani alti, stanno cominciando a tremare. Il Governo perde colpi, Movimento 5 Stelle e Lega tremano. L’insoddisfazione tra gli elettori, quelli del 4 Marzo, si incomincia a sentire, e i risultati evidenziano proprio questa inversione di tendenza.

Stando ai sondaggi politici redatti da Ixè, due quarti degli italiani sono insoddisfatti del rendimento alquanto insignificante di questo Governo. Addirittura, c’è chi pensa che lo Stato non abbia risorse sufficienti per realizzare tutte le proposte sbandierate in campagna elettorale. Questo pessimismo totale è una conseguenza diretta dell’evoluzione del pensiero italiano.

In quattro mesi, i favorevoli all’uscita dall’Eurozona sono passati dal 30 al 17%, con un aumento considerevole di chi vuole restare nella moneta unica (68%, ovvero un clamoroso +16 rispetto allo scorso Febbraio).

Anche la flat tax, finita per i più nel dimenticatoio, promossa e sbandierata a destra e a sinistra dalla Lega durante la campagna elettorale, piace di meno oggi. Infatti, rispetto a due mesi fa, il suo indice di gradimento è sceso di un punto percentuale, passando al 38%.

Addirittura, c’è chi rinnega la volontà di cancellazione della legge Fornero, che ad oggi ha più possibilità di sopravvivenza tra gli intervistati. Da un 41% favorevole all’abolizione, si è passati ad un 34%. La percentuale di chi vuole semplicemente un “rinnovo”, una sorta di revisione della legge, è invece aumentata dal 41% al 47%. A vista d’occhio, a quanto pare. Notizia che per Salvini suona come un vero e proprio colpo al cuore.

Dulcis in fundo, anche il blasonato e più volte chiamato in causa reddito di cittadinanza perde mordente tra i cittadini. Ad aprile, i favorevoli erano il 55%. Ora sono solamente il 50%. Numeri che sicuramente non fanno piacere né a Di Maio, né a Salvini.

Le cause

Dunque, i sentori non sono solamente “casuali”. Anche i numeri danno il Governo giallo-verde in clamorosa recessione, su tutti i fronti. Italia ed italiani che cominciano ad essere sfiduciati nei confronti di chi aveva promesso la Luna dal principio, e poi si è ritrovato a competere con un elemento dominante: la realtà.

Ci vuol poco a comprendere che Movimento 5 Stelle e Lega hanno fatto esattamente ciò che dovevano. Ovvero: hanno continuato la loro propaganda politica oltre il 4 Marzo, oltre le elezioni. Fino ad arrivare a tutt’oggi. Hanno seminato i frutti della loro incredibile dialettica, li hanno raccolti (pensate a quanto successo e quanto continua a succedere per quel che riguarda la vicenda dei migranti).

Sicuramente una strategia molto appariscente. Ma ora? Luigi Di Maio da una parte e Matteo Salvini dall’altra rischiano di ritrovarsi letteralmente “con il cerino in mano”, completamente bruciato. La strategia del “parlare tanto, fare poco” rischia di essere controproducente, oltre che esporre lo stesso Governo agli attacchi dell’opposizione (non tanto quella di Forza Italia, ormai scadente e in recessione, quanto quella del “nuovo” PD).

Promesse, promesse, solo promesse

Sembra di essere tornati ai tempi berlusconiani (che, probabilmente, non sono mai passati di moda). I tempi in cui lo stesso Cavaliere, in campagna elettorale, prometteva l’abolizione dell’ICI per sgravare il compito fiscale dei beneamati italiani. Salvo poi colpirli con una pugnalata alle spalle, con l’aumento dell’IRPEF a tassi vertiginosi, il quoziente familiare svanito in un nulla di fatto e via dicendo.

Per ora, in effetti, la vera e propria “guerra” del Governo si è scatenata a causa dei flussi migratori eccessivi. E ha coinvolto tutti, dall’Europa agli stessi immigrati africani che, effettivamente, non hanno colpe se non quelle di provare a costruire un futuro migliore da qualche altra parte.

Detto delle improvvise dimenticanze del ministro dell’Interno Salvini sul decreto Bossi-Fini (vero colpevole di questo flusso migratorio incredibile), e della direttiva firmata dallo stesso ministro sulla revisione del modello d’accoglienza, restano ancora dei punti “oscuri”.

E dunque, che si fa?

La flat tax (presa in prestito sempre dal mai dimenticato Cavaliere) è stata già osteggiata dal ministro dell’Economia, Giovanni Tria, vero e proprio ago della bilancia. Il ministro, almeno per ora, non vuole affrontare la manovra in quanto la definisce una vera e propria “mazzata” nei confronti dei conti dello Stato.

La pace fiscale non sarà effettivamente introducibile prima dell’autunno. Il reddito di cittadinanza, almeno per ora, non è ancora entrato in vigore. L’uscita dall’euro, più volte paventata nel corso della campagna elettorale, si è chiusa con un nulla di fatto.

L’abolizione della Fornero sulle pensioni è caduta clamorosamente nel dimenticatoio, e della famosa “quota 100” non se ne sente più parlare. Addirittura, nel decreto dignità (unica proposta messa per ora al vaglio delle Camere), circa 180 emendamenti non hanno passato il vaglio dell’ammissibilità. I restanti verranno votati solo martedì.

Insomma, per Di Maio e Salvini conviene correre ai ripari e sbrigarsi. L’Italia si è già stancata della perdita di tempo. Negligenza che potrebbe costare molto caro sia ai “grillini” che agli ex “padani”.

 

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