10 Dicembre 2015 - 15:53

Human Rights Day ha senso festeggiarla?

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Ha senso oggi festeggiare la Human Rights Day? La dichiarazione universale dei diritti dell’uomo quando il diritto alla vita è negato a mezzo mondo?

[ads1] Sapete che oggi si festeggia la Human Rights Day? Che sono passati 67 anni da quando, il 10 dicembre 1948, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottò ufficialmente la Dichiarazione Universale dei diritti umani.

Questa non è solo una ricorrenza, è un momento importante per fare il punto della situazione, vedere i passi compiuti e soprattutto quelli ancora da compiere, con il bisogno di non perdere mai di vista la propria meta, da umano. Perché di passi bisogna ancora farne molti, come dichiarano Human Rights Watch e Amnesty International, le due organizzazioni globali che fanno campagna per i diritti umani.

Ma la giornata dei diritti umani, oggi, è un silenzio assordante. Il 10 Dicembre del 2013 l’Europa ricevette il premio Nobel per la pace, a distanza di soli due anni, l’Europa dovrebbe riceve il premio Nobel per l’indifferenza. In questo fine 2015 c’è poco da festeggiare per chi ha a cuore i diritti umani.

Human Rights DayDopo uomini annegati nelle acque del Mediterraneo, pianti per pochi giorni e poi dimenticati per gli attacchi di Parigi, riemerge più prepotente che mai il tema dell’asilo e dei rifugiati ma soprattutto il problema di una politica Europea seria, unita e univoca. I numeri d’altro canto parlano chiaro: secondo l’Unhcr, nei primi 10 mesi e mezzo del 2015 gli arrivi via mare sono stati 792.883, quelli persi per strada o mare non si contano.

La Human Rights Day nacque dopo l’onda dell’indignazione per i crimini commessi durante la Seconda guerra mondiale, è composta da 30 articoli che sanciscono i diritti individuali, politici, civili, economici, sociali e culturali di ogni singolo individuo, che ha diritto a goderne per il “solo” fatto di essere al mondo.

Ma quale significato ha la Human Rights Day, oggi? Perché è importante rileggerla? Purtroppo sono ancora troppi i principi disattesi e oltraggiati, anche perché non conosciuti, possiamo citarne uno.

L’articolo 14. L’asilo politico:

1. Ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni.
2. Questo diritto non potrà essere invocato qualora l’individuo sia realmente ricercato per reati non politici o per azioni contrarie ai fini e ai principi delle Nazioni Unite

L’articolo 10 della Costituzione italiana stabilisce a sua volta che “lo straniero al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge. Non è ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici”.

Human Rights Day lawL’asilo politico è uno dei più antichi, e sacri, istituti di diritto consuetudinario. Nel medioevo Chiese e Conventi erano luoghi deputati ad accogliere e proteggere i perseguitati a causa della giustizia, beneficiando del privilegio di una sorta di extra-territorialità. Sono innumerevoli i casi di personaggi illustri che, nel corso dei secoli, sono andati in esilio e hanno fruito del diritto di asilo. Uno per tutti: Dante Alighieri.

Oggi molti non conosco la differenza tra rifugiato politico e profugo. Il ‘rifugiato’ politico è una persona che a causa del fondato timore di essere perseguitata per ragioni di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un particolare gruppo sociale, o opinione politica, si trova fuori del paese di sua nazionalità; o anche chi, non avendo una nazionalità ed essendo fuori, per i motivi sopra indicati, del paese in cui aveva abituale residenza, è incapace a causa del timore e non vuole farvi ritorno.

La giornata mondiale dei diritti umani sancisce il diritto alla pace: interna ed internazionale, la pace nella giustizia. Seguendo il pensiero di Norberto Bobbio, la pace vera è quella positiva, intesa come la costruzione di un sistema di istituzioni, di relazioni e di politiche di cooperazione all’insegna di: “se vuoi la pace, prepara la pace”. Il contrario della pace negativa, cioè quella che si nasconde tra le guerre guerreggiate, come parentesi tra un conflitto e l’altro, quella che si vive preparandosi alla prossima guerra potenziando gli arsenali militari e coltivando sentimenti nazionalistici a difesa dell’interesse nazionale ed economico, una pace da perseguire ad ogni e con ogni strumento, comprendendo appunto la guerra stessa.

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