I tormentoni musicali nascono e rinascono su TikTok
Dalle serie tv a TikTok: il nuovo ciclo vitale dei tormentoni musicali: alcuni (leggi alla voce Kate Bush) a prova di tempo
Non estratto come singolo all’epoca di Born This Way, “Bloody Mary” sta vivendo in queste settimane una ritrovata, e per certi versi inaspettata, floridezza artistica. Merito di Mercoledì, la serie Netflix dedicata alla più giovane discendente della famiglia Addams e già rinnovata per una seconda stagione, e del balletto in cui la protagonista si profonde nel corso del quarto episodio, diventato virale su TikTok grazie ad una serie di clip con in sottofondo proprio la hit di Lady Gaga in una versione remixata e velocizzata.
Il 2022 appena passato aveva già incoronato Kate Bush a regina dell’algoritmo su TikTok rendendo la sua Running Up That Hill (lirica dalle tinte “tempestose” del 1985) il secondo pezzo più ascoltato al mondo su Spotify, dietro solo ad As It Was dell’ex One Direction e icona queer Harry Styles.
Le radici di questo fenomeno di riscoperta di pietre miliari del nostro comune passato musicale da parte e per mezzo della Generazione Z, è tuttavia da far risalire a La Casa di Carta, serie bandiera del catalogo iberico Netflix, che ha avuto il merito di rendere Bella Ciao un inno squisitamente pop sdoganandolo, senza tuttavia mai dimenticarlo, dal contesto storico in cui è nato: la Resistenza partigiana.
Ma la musica è anche resistenza, ce lo suggerisce il ritorno in classifica (a dieci anni dalla pubblicazione) di Another Love di Tom Odell.
Nata come una ballad d’amore, oggi la canzone ha assunto tutt’altro significato, legando a doppio filo i destini dei profughi ucraini (per i quali Odell si è esibito lo scorso marzo dal vivo presso la stazione di Bucarest) e la lotta per la libertà portata avanti da ormai diversi mesi dai giovani iraniani. Sempre su TikTok, infatti, moltissime ragazze hanno registrato e pubblicato delle clip in cui fanno il gesto di tagliarsi una ciocca di capelli (per protesta a seguito della morte di Mahsa Amini, la 22enne torturata e uccisa dalla polizia morale per non aver indossato correttamente l’hijab) accompagnando le immagini con le note evocative e graffianti di Another Love.
I fenomeni virali che abbiamo fin qui enumerato, tutti limpidi esempi di quanto oggi sia florido e osmotico il rapporto tra musica e contenuti audiovisivi in streaming, sono nati su TikTok. E se un giorno la piattaforma dovesse chiudere, quale altra sua sorella maggiore potrebbe assumersi l’onere di dettare tendenza?
TikTok chiude? La decisione in USA
E’ un tema da non poter più eludere, oggi che i venti di un possibile spegnimento totale del fu Musically non hanno mai soffiato così forte.
In diversi stati Usa, nel frattempo, dallo scorso 29 dicembre, è vietato scaricare TikTok sui dispositivi governativi, ed anche in Italia (dove TikTok conta 14,4 milioni di utenti attivi che trascorrono almeno 11 minuti al giorno online) il Copasir ha aperto un’indagine conoscitiva sulla piattaforma.
Obiettivo è riuscire a capire che uso faccia TikTok dei nostri dati e scongiurare il rischio, più che latente secondo fonti di intelligence, che il governo cinese possa utilizzarli per influenzare i risultati elettorali di un Paese o addirittura per organizzare, tracciando tramite l’app i comportamenti e gli spostamenti di un utente, attacchi ai danni di un singolo privato cittadino. E anche evitare il deflagrare di un nuovo scandalo Cambridge Analytica, dal nome della società di consulenza britannica accusata nel 2018 di essersi appropriata indebitamente dei dati di milioni di utenti su Facebook per influenzare le presidenziali americane a favore di Trump e il referendum sulla Brexit a favore del Leave.
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