17 Ottobre 2016 - 13:53

Il Rapporto annuale della Caritas su povertà ed esclusione sociale

caritas

Il Rapporto annuale della Caritas su povertà ed esclusione sociale si concentra sull’immigrazione e sulle conseguenze degli inarrestabili flussi che dallo scorso anno sono aumentati di quattro volte. Politiche frammentate e mancanza di intenti comuni alla base del fallimento dell’Europa

[ads1]

Il Rapporto annuale della Caritas su povertà ed esclusione sociale si concentra, quest’anno, sull’emergenza umanitaria dei migranti e sulle politiche messe in atto dai vari Paesi per la risoluzione del problema, giudicate, secondo il Rapporto 2016, deboli ed egoistiche. Con un aumento di ben quattro volte rispetto allo scorso anno, il numero di persone costrette a lasciare il proprio Paese a causa di guerre e persecuzioni ha superato i 65 milioni.

Difronte a questa emergenza epocale, secondo il Rapporto Caritas, la politica europea non ha saputo reagire compatta e ha lasciato che gli interessi dei singoli stati prevalessero; i muri e i fili spinati dispiegati lungo i confini dei paesi cosiddetti “ospitanti” ne sono la prova.

Insomma, secondo il Rapporto Caritas 2016 la questione migranti ha purtroppo sconfessato gli ideali che erano alla base dei quel progetto che voleva un continente aperto, senza confini e che aveva fatto della libera circolazione uno dei suoi dettami fondamentali. L’attenzione quindi si è spostata oltre i confini nazionali, descrivendo la situazione italiana in rapporto a quel che accade alle sue porte: numerose sono infatti le analisi relative alle situazioni internazionali in relazione alla situazione delle altre Caritas europee.

Ma il Rapporto Caritas 2016 fa il punto anche sulla situazione interna al nostro Paese. Un elemento importante che emerge è relativo alla povertà, in senso assoluto, che risulta diminuire, paradossalmente in base all’età. E questo inedito quadro sociale è cagionato dalla cronica crisi occupazionale che attanaglia le giovani generazioni in cerca di un impiego e coloro che invece si sono ritrovati senza lavoro.

Il Rapporto dedica ampio spazio ai dati raccolti presso i Centri di Ascolto promossi dalle Caritas diocesane o collegati con esse (1.649 CdA, dislocati su 173 diocesi). L’età media delle persone che si sono rivolte ai CdA è 44 anni. Tra i beneficiari dell’ascolto e dell’accompagnamento prevalgono le persone coniugate (47,8%), seguite dai celibi o nubili (26,9%).

Il titolo di studio più diffuso è la licenza media inferiore (41,4%), seguito dalla licenza elementare (16,8%) e quella media superiore (16,5%). I bisogni più frequenti riguardano per lo più la mancanza di beni materiali, tra i quali spiccano casi di povertà economica (76,9%) e disagio occupazionale (57,2%); da non trascurare, però, anche i problemi abitativi (25,0%) e familiari (13,0%).

Un dato per tutti: su 100 persone (per le quali è stato registrato almeno un bisogno) solo il 38,6% ha manifestato difficoltà relative ad una sola dimensione. Per i restanti casi risultano esserci situazioni in cui si sommano almeno due (29,9%) o più ambiti problematici (31,5%).

Secondo il Rapporto la soluzione al problema sarebbe da ricercare in un Piano Pluriennale di contrasto alla povertà che contempli un progressivo incremento degli stanziamenti atti a raggiungere tutte le fasce sociali bisognose. Una sfida da vincere non solo per la Caritas ma per tutte le istituzioni che intendono preservare e difendere la dignità umana. 

[ads2]